I TRE VOLTI DEL PASSATO

RAFFAELE FAMELI

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(XXXIII) – L’INCONTRO CON LO ZIO CAVALLO – L’OROLOGIO RITROVATO – IL RITORNO A CASA ED IL LUME ED I SUOI RICORDI

 

         Tutto bagnato di pioggia, ero arrivato allo sportello di quel fuoristrada! Lo aprii e mi infilai dentro! Era da parecchio che non vedevo mio zio! Mi abbracciò subito come faceva quando ero ancora un bambino! Quell’abbraccio durò poco, ma a me sembrò un’eternità! Sentivo cadere sul parabrezza la pioggia torrenziale… sembrava un fiume in piena! Sentivo il tergicristallo grattare su quel vetro! Non so descrivere quella sensazione così protettiva… Sensazione di famiglia! Lasciandomi andare da quel tenero abbraccio disse: “… Oh Riccardo! Tesoro mio! Da quanto tempo non ci vediamo! Ah! Vedo che sei cresciuto! Vedo che quello che ti è successo t’ha reso forte! Lo sai, zio ha saputo tutto! Sono stati mamma e papà a telefonarmi! Ho deciso di venire perché sono sicuro della tua vittoria! Ho lasciato il mio lavoro e… ed eccomi qui!” Disse. Lo guardai negli occhi, e con un sorriso gli dissi: “… Ti ringrazio… Ti ringrazio zio! Ah! Quante cose mi sono accadute! Nemmeno te lo puoi immaginare! Però, ora, siamo all’epilogo di questa faccenda… sai? E’ quasi tutto compiuto zio! Partiamo… partiamo… ti prego! Portami a casa! Poi… con calma ti spiegherò tutto!” Quello, sorridendomi, mise in moto l’auto. Quella macchina sapeva di gioia e di tranquillità! LORO non c’erano… non erano lì! Quell’auto così grande, mi ricordava l’infanzia… la mia! “… Sai Ric… sono stato dalla signora Mary! E’ arrivata anche zia! Ci siamo messi a parlare! Mi dispiace di non essere venuto prima… ma forse… è meglio così! Però, una cosa non ho capito! Come hai fatto a ricordare tutto quanto? Perché sei tornato?” Disse, ed io, guardando la pioggia che scendeva violentemente, gli risposi: “… Non so perché! E’ stato come un richiamo! Non ti so spiegare il motivo! Forse… forse è stata la voglia di riscoprirmi, oppure il destino! Effettivamente, nel guardare dentro di me, scoprendo finalmente il mio stato, inevitabilmente LI ho risvegliati! Sai… ho capito tutto! Conosco la verità! Anche la tua… quella della zia e dei miei genitori, ma non solo… anche quella di Mario! Il prezzo da pagare, comunque, è stato alto! Non solo per me…” Vidi mio zio con le lacrime agli occhi! Non l’avevo mai visto piangere prima, e questo mi fece star male! Volli, perciò, cambiare discorso: “… Sai… Ho conosciuto anche Daniele! E’ stata per me una grande sorpresa… una di quelle che non ti lasciano fiato! Ahahaha! Non m’aspettavo d’avere un fratello… anche se, a dire la verità, lo speravo… e forse lo sapevo… Ma domani… domani tutto cambierà! Lo vedrò!” Mio zio, girando il volante, mi disse: “… Questo è sicuro, tesoro mio! Tutto questo accadrà grazie a te ed al tuo immenso coraggio! Si… però, il mio rammarico più grande, è quello che, nonostante noi siamo la tua famiglia… purtroppo, non ti abbiamo mai detto niente! Non t’abbiamo mai detto la verità! Forse… forse è stato un male! Cercavamo solo di difenderti da LORO! Ti abbiamo sempre detto bugie, Ric! Però, qualche volta, ci siamo mostrati come siamo davvero! Sempre di nascosto! A te è sembrato solo un sogno… invece… A noi è rimasto solo il rimpianto di non aver fatto di più! Ti abbiamo lasciato solo! Ti abbiamo condannato a non essere quello che sei…” Io, nel sentire queste parole, rimasi male! Sgranando gli occhi verso di lui, dissi: “… No zio! Ti sbagli! Non m’avete mai lasciato da solo! Io ho capito anche il perché di quelle menzogne! Questo, ti ripeto, era ed è il mio destino! Non sono mai stato da solo! Neppure per un istante! La colpa di tutto è la LORO! Sono mostri… però… ora cambierà tutto! L’ho giurato! L’ho giurato non solo a me stesso, ma anche ad altri… Ora… ora sto TRASMETTENDO zio! E’ arrivato il tempo di combatterLi… I TRE VOLTI DEL PASSATO! Ora possiedo la Kalimba Lunare! Sarò io a difendervi ed a proteggervi, come voi avete fatto con me! Questa notte, LORO, saranno CANCELLATI… ANNIENTATI… DIMENTICATI… e domani… ci sarà di nuovo il sole!” Queste parole, le dissi piangendo, ma senza paura e con una grande determinazione, tanto che mio zio mi guardò con orgoglio sorridendo… ma piangeva… piangeva ancora!

         Riconobbi la strada di casa mia! Ero arrivato! Mio zio, fermandosi proprio davanti al cancello, aprii il cassetto del cruscotto, e si mise a cercare qualcosa, mentre lo guardavo incuriosito! Alla fine, sorridendo, mi disse: “… Ecco qui! Apri la mano… Questo è tuo Ric!” Mi prese la mano, e mi diede qualcosa… Guardai cos’era… Con mia grande sorpresa, riconobbi l’orologio digitale che m’aveva regalato molti anni prima! “… Ma zio! Perché? Pensavo d’averlo perso…” Quello, baciandomi sulla guancia, con molta tenerezza, mi disse: “… Perché con questo, porterai anche me durante l’incontro con LORO! Oh Ric! I regali non si possono riprendere… ma, il tuo zio cavallo lo ha fatto! Fa conto che non sia mai successo! Bene… ora si è fatto tardi! Andrò dalla signora Mary! Tanto… tanto domani ci rincontreremo! Stai attento! Ti voglio bene!” L’abbracciai di nuovo, e gli dissi: “… Porterò tutti gli oggetti che ho recuperato con me! Ti voglio bene anch’io! Zio!” Quello, aprendo il mio sportello, con voce rotta dal pianto, mi disse: “… Io te ne voglio di più! Ric! Lo zio cavallo starà sempre vicino a suo nipote volpacchiotto! Ora và… Non t’arrendere! Che il TEMPO ti sia amico! Ecco… ecco cosa rappresenta questo piccolo orologio… IL TUO TEMPO! Il tempo che ti hanno rubato! Ti faccio un altro piccolo regalo Ric…” Detto questo, con un sorriso, mi fece scendere dalla Jeep, e poi chiuse lo sportello! Mi sembrò che il suo viso fosse cambiato… stava succedendo qualcosa! Lo vidi allontanarsi e dallo specchietto, vidi un muso lungo di cavallo! Sentii pure, in lontananza un nitrito! Mio zio, m’aveva fatto anche quel regalo! Non solo, era venuto da così tanto lontano, solo per me, ma, m’aveva fatto vedere la sua parte più intima… il suo segreto!

         Rimasi, a guardare l’auto andarsene sotto la pioggia battente! Mi ritornò quella sensazione di festa che avevo provato davanti alla casa della signora Mary! Era bello! Molto bello… ma… in cielo, i tuoni, mi fecero rientrare in me! Aprii il cancello… e poi la porta di casa! Entrai! Ero impantanato! Non avevo neppure aperto l’ombrello! M’accolse il buio dell’entrata! Solo silenzio… un silenzio innaturale! Avevo bisogno della luce, e così le accesi in tutta furia! Tremai… ora, ero solo con LORO! Salii al secondo piano, e mi recai in bagno per asciugarmi! Aprendo lo sportellino per prendere il phon, mi ripiombò la realtà dei fatti in mente! Avevo, ora, solo voglia di mettermi il pigiama e scrivere tutto quello che avevo vissuto! Così, dopo essermi asciugato, andai di corsa verso la stanza di cristallo e mi spogliai nudo! Osservai bene tutto il mio corpo… Ora capivo… comprendevo e provavo per quello che ero, molta tenerezza! Quel corpo… LORO… avevano tentato di distruggerlo! Non lo potevo più permettere! Era mio! Dopo un po’, mi misi di fretta il pigiama! Presi dall’armadio a crocine crocine, una piccola valigia, e misi dentro tutto quello che c’era nel mobiletto a triangolo, lasciando solo fuori la piramide ed i fogli manoscritti! Misi anche la radio ricetrasmittente ed il pezzo di specchio, trovato in casa di Telma! Dopo averlo fatto, spensi tutte le luci, anche quelle del corridoio! Accesi l’abatjour della stanza di cristallo, e mi sedetti sul letto con la piramide in mano, e quella valigia vicino! Un tonfo in soffitta! Erano LORO che volevano terrorizzarmi! Lo capii… Comunque, ritrovando il coraggio, m’alzai dal letto, ed andai verso la stanza dove troneggiava la scala a chiocciola… Gridai verso quell’oscurità: “… ECCOMI! Sono pronto! Vigliacchi ed assassini del tempo e dell’innocenza! Bastardi! Non ho più paura di VOI! Ci vedremo alle tre di notte! Per VOI… sarà la fine!” Un altro tonfo più forte del primo! Dalla ricetrasmittente chiusa in valigia il suono delle siglette! Si sparse ovunque  odor di braciere! Mi parve, guardando in su, di vedere appoggiati al ferro della scala, dei capelli neri ed uno strano chiarore grigio! Tremai, ma non me ne andai! Gridai di nuovo: “… BASTARDI! VIGLIACCHI!” E quelli scomparvero! Ritornai nella stanza di cristallo! Sapevo che Daniele era con me… ma si trovava nello scantinato protetto dai miei alleati!

         Chiusi la porta… la tenue luce dell’abatjour illuminava tutto… la luce sembrava tremolare! Fuori, ancora, pioggia e tuoni… ed il rumore del vento! Un vento molto forte! Mi sedetti sul letto, e presi quei fogli cominciando a scrivere! Nel farlo… nel ricordare, stetti male! Dovetti trattenere il vomito! Sentivo ancora l’odore terribile di quella “gomma” che avevo trovato in casa di Telma, e di quell’Arlecchino snodabile! Erano carne ed ossa! Adesso lo capivo! Quando, piangendo, finii di scrivere, mi ricordai d’impostare l’orologio a piramide per le tre! Dovevo svegliarmi a quell’ora, ammesso che sarei riuscito a chiudere occhio! Ancora erano le dieci! M’alzai dal letto, ma, con mia grande sorpresa, la sveglia era già stata impostata! Qualcuno, l’aveva fatto per me! Sorrisi! M’avvicinai di nuovo al letto, presi i fogli e la penna, e li misi dentro la valigia in compagnia di tutto il resto! Sembrava che Pazzo Mondo, all’interno di quella valigia sbattesse a destra ed a sinistra… Avevo anche come l’impressione che la “T” si fosse illuminata di una luce innaturale. Chiusi la valigia, e mi coricai sul letto! Guardando il soffitto, ed udendo la pioggia sulle tegole, mi venne voglia di rivedere il numero “14” scritto da Mario sul legno del comodino… Così, tolsi tutti i cassetti, adagiandoli sul pavimento. Osservai a lungo quel numero… volli anche accarezzarlo, posando le mie dita su di esso per sentirne lo spessore! Piansi… piansi su quel numero puro! Piansi per tutte quelle creature che avevano perso la vita… Un altro tonfo! Sembrava voler venir giù tutta la casa! Non volevano che io piangessi e che ricordassi quei bimbi! Ma io… volevo ricordare e TRASMETTERE! Urlai a squarciagola: “… Ancora? Ma non si può nemmeno piangere per quei poveri innocenti? Vi da tanto fastidio che io abbia visto tutto ciò che AVETE fatto? Andate al diavolo! Ora basta! Li vendicherò… mi costasse anche la vita…” Da dietro la porta della stanza di cristallo, udii come cigolare delle ruote d’una sedia a rotelle! Mi venne da piangere ancora, ma non lo feci, anzi… sorrisi! Adesso, dovevo compiere il mio dovere… Spensi l’abatjour.

         Nella stanza di cristallo, ora, regnava solo il buio… Potevo udire solo i suoni naturali della pioggia e del vento… Ecco… avevo appena chiuso gli occhi, quando scattai a sedere sul letto… Avevo come l’impressione d’aver dimenticato qualcosa… un qualcosa di molto importante! Mario… Mario il mio cugino gatto, m’aveva detto di trovare qualcosa… già… il LUME! Strinsi la piramide nella mano… fino a pungermi con le punte! Adesso dovevo ricordare… dovevo ricordare il LUME! Mi coricai di nuovo e chiusi gli occhi…

         Cominciai a ricordare… Da piccolo, nella mia vecchia casa, a causa d’un forte temporale, andò via la luce! Sembrava non voler più tornare! Mia madre e mio padre, furono presi dall’agitazione… Forse, non si trattava d’un normale blackout! Infatti, avevo come l’impressione che nelle stanze buie ci fosse qualcuno… Avevo molta paura… Mio padre, ricordo, che disse a mia madre: “… Eh… No! Così non va affatto bene! Vado a cercare… vado a cercare il LUME… Solo quello può portare la luce e scacciarLI… anche se per poco tempo… Io… vado…” Così, mio padre, scomparendo in qualche buia stanza, lasciò sia me che mia madre nella più totale oscurità, rischiarata solo da una flebile luce di candela… La vedevo guardarsi intorno come impaurita… però, m’accarezzava dicendomi: “… Non ti preoccupare Riccardo… papà è andato a prendere il LUME!” Quella parola m’aveva fatto una strana impressione… Cos’era il LUME? La mia curiosità venne ripagata quasi subito! Mio padre, arrivò con in mano uno strano oggetto! Era il LUME! Era di forma allungata… Era un LUME a gas! Avrei voluto toccarlo… avevo già allungato la mano, quando mio padre, lo allontanò subito da me, dicendo: “… Non lo toccare Riccardo! E’ pericoloso il LUME! Può scoppiare! Lo devo accendere io… Se ti cade a terra…” Lo guardai armeggiare quella strana cosa, e subito dopo, udii un suono molto strano che mi fece molta paura! Prima un CLIC e poi un “Pchhhhhh”! Era il gas che usciva e bruciava… Infatti, dopo nemmeno un secondo, una luce bianca, proveniente da un cilindro di vetro bianco opaco, illuminò la cucina! Era una luce tetra e strana che mi fece tremare! Però in quel modo, avevo la visione completa del LUME… Il cilindro di vetro, con al di sopra un coperchio di metallo grigio, che dava quella luce con quello strano suono in sottofondo, era messo sopra ad una struttura nera, e notai quella specie d’interruttore bianco che serviva per accenderlo, girandolo! Al di sotto di quella struttura, un altro cilindro, che conteneva la bombola del gas, di colore arancione… Facendo due calcoli, quel LUME, aveva i colori delle volpi! Una volta… mio padre mi diede il permesso d’accenderlo, ma io non ci riuscii… a me, quel LUME aveva sempre fatto molta paura! Avevo paura che scoppiasse, e poi… quel rumore… e quella luce…

         Riaprii gli occhi nella stanza di cristallo! Adesso, adesso sapevo cosa cercare, ed anche dove! Mi ricordai dove i miei l’avevano messo dopo del nostro trasloco… Lo sapevo benissimo! Era stato sempre lì… ma mi venne il dubbio di non trovarlo più, proprio come tutte le cose scomparse della mia vita… Però, dovevo andarlo a prendere… Così, m’alzai, accesi la luce del corridoio, e poi giù… al primo piano… nel bagno dove troneggiava il muro di concentrazione! Sapevo che il LUME era posto in un vano molto alto, proprio al di sopra di quel muro, così, corsi in cucina, presi una sedia e la misi sotto il mobiletto! Aprii lo sportello di legno ed osservai il tutto! Quel vano ricavato dentro al muro, era davvero molto alto! Con la sola sedia, potevo al massimo arrivare al primo scaffale, dove c’erano i detersivi… Lui, il LUME, era messo sicuramente nell’ultimo… quello più alto! Potevo intravedere la sua lunga scatola bianca… Ma… come fare? Corsi nel seminterrato, e mi recai a prendere una lunga scala di ferro… Nemmeno accesi la luce! Intravidi… tra gli scatoloni, qualcosa muoversi! Capii e sorrisi! Ma non avevo tempo da perdere… così, prendendo la scala con due mani, salii le scale, e mi ritrovai in un lampo nel bagno! Tolsi la sedia e la riportai in cucina… poi, ritornato in bagno, aprii la scala proprio sotto il mobiletto. Adesso dovevo salire fino in cima! Io, ho sempre sofferto di vertigini… ma, la voglia di ritrovare quel LUME era molta… Salii quei gradini di metallo molto lentamente… gustavo ogni passo… poi… l’ultimo! Ero in cima! Non guardai giù… Allungai una mano su quel polveroso scaffale, tenendomi con l’altra alla scala… Presi quella scatola, e piano piano la portai giù stringendola al mio petto. Nemmeno tolsi la scala… Spensi la luce… e via, nella stanza di cristallo! Arrivai, spensi tutte le luci del corridoio, ed accesi l’abatjour e chiusi la porta. Ora, dovevo vederlo il LUME… dovevo ricordarlo! Lo tolsi dalla scatola, e mi misi ad osservarlo! Era esattamente come lo ricordavo! Mi chiesi se c’era ancora del gas nella bombola… Era da parecchi anni che era lì… fermo, però, mettendo il dito su quella specie d’interruttore, facendo il gesto di farlo girare, non lo accesi! Ancora mi faceva timore quell’oggetto! Avevo paura del rumore e di quella strana luce, ma sapevo, che comunque, avrei dovuto accenderlo in seguito… Così, misi il LUME accanto alla valigia! Ora ero davvero pronto per affrontarLi… Ancora un tonfo su in soffitta! Non ci badai e spensi l’abatjour. Mi coricai sul letto, come al solito, guardando il soffitto ed il lampadario…

         M’addormentai come un sasso quasi subito, stringendo la piramide in mano… Ero cullato dal rumore incessante della pioggia! Ora… ora vedevo… Tra la nebbiolina del ricordo, udivo quel rumore… quel “Pchhhhhh” del LUME, ma ancora non vedevo altro che grigio e nero… Capivo che si trattava d’un ricordo molto lontano… Sentivo il mio corpo percorso da una strana sensazione di quiete… mi sentivo delicatamente spingere e poi… la luce… la luce del LUME! Era la mia nascita!  Sentivo qualcosa d’umido leccarmi! Mi commossi parecchio! Udii solo un guaito… il guaito della vita! Quel LUME mi aveva davvero visto nascere! Sentivo delicatezza e pace! Tuttavia, poi, mi tornò alla mente un altro episodio… episodio sempre legato a quel LUME!

         Era notte… Io, dormivo nella culla dentro la stanza dei miei genitori! Quella notte faceva molto freddo! Alzando gli occhi verso l’alto, mi resi subito conto di non essere da solo… Una figura era ritta di fronte a me! Una figura scura e nera… Riuscivo a vedere solo parte del suo bruttissimo volto… solo denti scheggiati! Piansi… mi dimenai, e quella… la Strega, mi prese sotto le ascelle facendomi urlare dal dolore… I miei non c’erano! Non capivo… avevo paura e terrore! Anche se poco più d’un neonato, riuscivo a percepire la paura della morte! Senza alcuna delicatezza, quella, mi portò fino ad una presa di corrente elettrica che si trovava vicino al comodino sinistro… proprio vicino alla porta! Vedevo la luce provenire dalla cucina, e capii istintivamente che i miei genitori si trovavano lì! Piansi… ma le mie urla non furono udite… nessuno intervenne… nessuno fece nulla! La Strega, mi prese con le sue braccia legnose, e mi mise la sua lurida mano sulla bocca per non farmi urlare! Puzzava… mi venne anche da rimettere! Puzzava di carne marcia! Poi, senza curarsi del mio stato, mi prese un braccino ed allungò un mio ditino fino alla presa di corrente! Fu terribile! Una scarica elettrica colpì il mio povero corpicino in modo violento… Non riuscivo neppure a piangere! Ero paralizzato! Stavo per morire folgorato! Chiusi gli occhi! Pensai, anche se bimbo, d’essere morto! Era una cosa straziante… ma… non so quanto tempo ci volle, i miei genitori accorsero! Probabilmente, il cortocircuito provocato da me, aveva fatto saltare un fusibile! La corrente non c’era più… proprio come la Strega! Vidi solo la luce del LUME e mio padre sopra di me, che ero steso in terra, nell’atto di rianimarmi! Udivo il pianto disperato di mia madre che diceva: “… Perché? Perché tutto questo a mio figlio? Ah! Che male abbiamo fatto? Perché SONO venuTi da noi? Noi… non ci meritavamo tutto questo dolore! Forse perché… l’abbiamo concepito in modo puro… da volpe! Ah! Che disgrazia…” Naturalmente, io non capivo… volevo solo piangere! Avevo rischiato di morire… avevo rischiato di morire ancora a causa LORO!

         Mi svegliai che era ancora mezzanotte inoltrata… Fuori… la burrasca! Quei ricordi che avevo avuto mi fecero di nuovo pensare alla mia vita con paura e terrore! Ormai avevo capito che era tutto vero! Avevo anche capito che se non LI avrei affrontati quella notte, LORO avrebbero ancora tentato di farmi del male… e non solo a me…  Richiusi di nuovo gli occhi! Forse… dovevo recuperare ancora!

         Questa volta, il sonno mi portò a ricordare una cosa che avevo dimenticato da parecchio tempo… Una cosa che di certo mi doveva servire per l’incontro che dovevo avere da lì a poco… Mi trovavo, ancora, nella mia vecchia casa… Era una di quelle serate d’estate, rischiarata solo dai lampioni esterni della strada, e dai lampadari! Faceva caldo… Avevo addosso solo una magliettina leggera e le mutandine! Mi trovavo in cucina con i miei genitori! Dal balcone aperto, potevo sentire quel suono di canzoni… quel suono dolce… Tutto pareva perfetto e tranquillo! In TV, un programma con una mongolfiera e tanti, tanti giochi… Mia madre era intenta a cucinare, come al solito le patatine fritte! Per me, era quella la festa! Avevo circa quattro o cinque anni… Mio padre, fumava una sigaretta, proprio appoggiato a quella ringhiera nera fuori dal balcone! Avevo come l’impressione che sarebbe venuto qualcuno a mangiar da noi… Le ombre degli alberi del giardino incolto, fuori da quel balcone, tinteggiavano i muri, formando mille forme strane! Quando, mio padre finì di fumare, disse a mia madre che sarebbe uscito per un po’… Quella, sorridendo lo baciò sulla guancia! Mio padre uscì, lasciandoci da soli… Dopo, nemmeno un minuto, arrivò a casa nostra, come al solito, Mirmo! Mia madre andò ad aprire, e quello, entrò in casa facendomi ridere… Aveva l’abitudine di fare delle smorfie molto buffe! Si sedette al tavolo, proprio di fianco a me… Ricordo, che mia madre gli offrì del vino, e subito dopo cominciarono a parlare! Parlavano del futuro matrimonio tra lui ed Annetta! “… Eh! E’ arrivato quasi il momento di fare il grande passo! Ormai è da tanto che siamo fidanzati… Non ce la faccio più ad aspettare!” Disse Mirmo a mia madre, succhiando le labbra come per apprezzare il vino appena bevuto… Quella, gli dava consigli ridendo! Anch’io ridevo… Anche non capendo bene il tutto, sentivo ancora aria di festa! “… Si… però… come faccio a lasciare questa casa? Tu lo sai… Ancora, Riccardo è piccolo… e solo io possiedo la Kalimba Lunare… Se verranno ancora, mentre io non ci sono, come farete?” Disse Mirmo, diventando serio, e mia madre gli rispose preoccupata: “… Già! Questo è un problema! Non abbiamo ancora parlato con mio marito di questo! Comunque… è inutile che continui a preoccuparti per noi! Tu hai la tua vita… Mirmo! Devi pensare a te stesso e ad Annetta! Anche voi siete in pericolo! Quei dannati… LI avete visti anche voi! Tutto… perché siete nostri vicini di casa…” Mirmo, tracannò tutto il vino dal bicchiere e poi ne volle ancora! Mia madre, gliene versò un altro, e quello, riprendendo a farmi smorfie, sorridendo disse: “… Era destino che io conoscessi Annetta e voi! Non ti devi preoccupare! Riccardo merita tutta la nostra protezione! Tu sai… sai, che quando diventerà grande, dovrà, forse, sapere tutta la verità! La LORO apparizione è legata al vostro amore! Il vostro amore è concretizzato ora in Riccardo! Anche voi… avete avuto il suo stesso destino quando eravate piccoli! Lo so… Anch’io ho subito… Ah! Non mi potrò mai dimenticare della mia prima volta… Per fortuna… non siamo mai stati da soli! La signora Mary è stata sempre vicina a noi! Riccardo… il piccolo Riccardo, è il solo a poterLi affrontare… Ma speriamo che questo non accada mai! E’ così tenero e puro… Non sopporterei di vederlo ancora in pericolo di vita… Ha già rischiato d’essere ucc… Ma va bene! Troveremo una soluzione!” Mia madre, si sedette vicino a noi, ed asciugandosi una lacrima, strinse le mani del nostro ospite, dicendo: “… Grazie Mirmo! Grazie per tutto quanto! Ma… a cosa serve tutta la nostra protezione quando sappiamo benissimo che Riccardo è ancora un cucciolo? Troppe disgrazie… troppe uccisioni HANNO compiuto! Abbiamo dovuto nasconderlo come Daniele… L’amore puro nel nostro accoppiamento… mio e di mio marito… ha portato a risvegliare la LORO rabbia!” Mirmo, a quel punto, alzandosi dalla sedia, disse: “… Almeno avete il LUME! Quello che ha visto nascere Riccardo! LORO hanno paura della sua luce! Conservatelo sempre… Conservatelo perché sarà lui ad illuminare il cammino di vostro figlio… fino alla verità!” Mi voltai, e vidi Mirmo andare verso la porta di casa… notai… notai che aveva una coda di volpe che gli usciva dalla tuta! “… Tu… piccolo Riccardo… sei come me! Una volpe…” E se ne andò! Non ripensai mai più a quello strano episodio della mia vita… L’avevo rimosso!

         Mi risvegliai di nuovo… La stanza di cristallo m’aveva fatto ricordare molte cose… Guardai l’orologio… erano già le due di notte… Mancava solo un’ora… mancava solo un’ora al LORO incontro! Avevo paura… ma, dovevo reagire! Strinsi la piramide e mi feci forza! Non sapevo ancora cosa aspettarmi dal mio futuro… Un altro tonfo da quella soffitta! Chiusi di nuovo gli occhi, aspettando lo scoccare delle ore tre…

 

         

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