LA RADIO DEL MISTERO

RAFFAELE FAMELI

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Capitolo 10

 

(=LA CASA DELL’AMORE PURO, LA PROVA DI CORAGGIO, LA RICEZIONE DI UN NUOVO MESSAGGIO DI TERRORE, L’INCONTRO CON SAMANTHA=)

 

Quando l’incontrai, facevo ancora la scuola media! Non so bene come e né perché, ma ci siamo piaciuti subito! Lei, abitava in una casa proprio vicino alla mia! Si doveva percorrere un po’ di strada, ed alla fine di un piccolo cortiletto, s’accedeva alla sua abitazione! Bisognava attraversare un cancello verde. Sulla destra, la finestra della sua camera… subito dopo, la porta principale. Di fronte al cancello, una specie di garage che si apriva tirando su una maniglia! La porta che dava l’accesso al garage, era di metallo a righine e bisognava sollevarla. Dentro quel posto… solo disordine, roba vecchia e molte, molte ragnatele.

 

Ricordo che lei m’aspettava sempre con ansia crescente. Abitava con i suoi genitori e, credo sua sorella… solo che quella non l’ho mai vista. Suo padre faceva di mestiere la guardia giurata, mentre sua madre, una signora occhialuta, non so bene cosa facesse. So, che ci osservava sempre con sospetto, nonostante fossimo pressappoco ancora dei bambini.

 

Tutta la nostra storia, si svolse in quella casa, e, solo una volta, a casa mia! Samantha, era una ragazza molto bella e molto dolce, anche se a dir la verità, certe volte, assumeva l’atteggiamento d’una maestra! Bisognava far tutto quello che voleva lei, oppure… guai!

Io, insieme ad un mio inseparabile amico, giocavamo spesso nel cortile antistante la sua casa. Il mio amico si chiamava Giovanni e suo padre era proprietario d’un bar molto famoso in città. Forse è un caso, ma proprio a casa di questo mio amico, vidi per la prima volta, sia LEI che Cip & Ciop… in videocassetta… ma questo è un altro ricordo.

Comunque, come ho già detto, io e Samantha, passavamo giornate intere insieme a giocare a qualunque cosa! Facevamo, addirittura, finta d’esser marito e moglie. Sua madre, era evidente, non si fidava affatto di noi… Probabilmente s’aspettava da me e da lei qualche effusione di tipo sessuale, ma non c’è mai stato! Eravamo troppo piccoli… troppo PURI. Le nostre giornate si svolgevano nella sua stanza dove, di tanto in tanto, suo padre, con indosso gli occhiali, armeggiava su un vecchio televisore di color arancione in bianco e nero smontato. Forse, gli piacevano le apparecchiature elettroniche, o forse, con quella, cercava di sintonizzarsi con una stazione di mia conoscenza… Infatti, non ho mai visto immagini su quella TV ma solo trasmissioni radio… cosa che a ripensarla ora mi sembra molto strana. Comunque, in quella piccola stanza, tra bambole e giochi per bambina ci divertivamo da morire. A volte, mi costringeva a giocare con le bambole ed a tener un bambolotto come se fosse stato un bambino. Però, facevamo anche altro… Infatti, la sua casa era molto particolare! Ricordo che quando s’entrava, sul lato sinistro c’era appunto quella cameretta, ma, andando avanti c’era un piccolo corridoio che portava alla cucina, al bagno ed alla camera da letto dei suoi! Non ricordo d’aver visto la camera di sua sorella… o forse si! Dalla camera di Samantha, si poteva accedere, sempre dal corridoio, proprio davanti alla sua porta, ad un’altra stanza sempre al buio. Lì ci era proibito entrare! Dal balcone della cucina, molto grande, si poteva guardare il mare e s’accedeva ad un piccolo giardino che comunicava con il retro dell’abitazione. Da quello, si poteva accedere tramite una porta al garage. Insomma una casa molto bella e piacevole… Si sentiva odore, come aveva provato Ric nella sua casa a mare, di creme abbronzanti. Un odore che non potrò mai più scordare! Nel giardino, quante scoperte! Già… Osservavamo sempre piccoli animali come ricci ed uccellini, ed anche talpe. Ci divertivamo molto a vedere il loro comportamento e lo commentavamo con risate e barzellette… Le barzellette che raccontava Samantha erano innocue… Non c’era malizia. “… Un muto dice ad un sordo… un cieco ci guarda…” oppure “… Indovina indovinello… chi fa l’uovo nel cestello?” Insomma, giochi innocenti da bambini… Tuttavia, non era affatto innocente qualcosa tra di noi… Spesso, mi raccontava di sua sorella Sara. Diceva che non era in casa, ma sembrava nascondermi qualcosa! Infatti, evitava d’entrar in argomento, cambiando discorso. Avrei voluto tanto conoscerla Sara… ma, non l’ho mai vista e conosciuta, ma per Samantha ed i suoi, era come sempre presente.

Solo una volta, io e la mia amica ci avventurammo in quella stanza buia… Fu allora che ci sorprese sua mamma e ci cacciò via in malo modo dicendo parole senza senso: “… No! Non dovete entrare in questa stanza! Cosa volete fare? C’è BUIO! Non si vede niente! Potreste farvi male ed incontrare… Cosa facevate? Siete ancora troppo piccoli per certe cose…” A queste parole, s’aggiungevano le parole del padre: “… Alberto! Se ti vedo con Samantha entrare in quella stanza e giocare con le pistole finte… lo sai che non mi piacciono le armi… In questa casa non devi più portarle! Non è bastato lo spavento e la perdita? Non ne voglio ancora! Samantha è troppo… troppo piccola ed è nostra!”. E’ vero! Ero solito voler giocare con lei con la mia pistola finta… Mi piaceva far finta d’esser un poliziotto… Lei rideva! Mi vedeva far irruzione con la pistola in mano nelle varie stanze, fino a quando è successo quell’episodio della stanza buia. Da allora, non ho mai più portato da lei nessuna delle mie pistole giocattolo. Ma… cosa potevano significare le parole di suo padre e di sua madre? Non me lo chiesi, e né chiesi spiegazioni a Samantha.

Tutto sommato, in quella casa mi sono trovato molto bene… Non m’hanno mai voluto invitare né a pranzo e né a cena… ma non mi sono mai chiesto il perché…

Un giorno, però, prima che lei partisse per sempre, mi portò nel garage. Mi disse che se le volevo davvero bene come fidanzatino, dovevo affrontare una PROVA DI CORAGGIO. Una volta, si era accorta della mia avversione per gli insetti… specialmente per i ragni. Così, quel giorno, mi portò in quel luogo, dicendomi: “Se mi ami, devi PROTEGGERMI! Me lo devi dimostrare! Sai, sono successe cose assai brutte, e non voglio che MI PRENDA… CHE LUI PRENDA ANCHE ME! Seguimi, amore mio… Ecco! Siamo arrivati… Devi toccare quello che ti fa più paura! Solo così saprò che mi vuoi bene davvero, Alberto! Dai… toccalo! Tocca il ragno… Non ti farà nulla!” Mi condusse vicino ad una ragnatela, dove c’era appeso un ragno ballerino… Io non volevo toccarlo… mi faceva schifo e ribrezzo, ed ancora quei ragni mi fanno quell’effetto. Lei insisteva… Vedevo nel suo volto la convinzione per quella prova che avrei dovuto affrontare come se si trattasse d’una cosa di vita o di morte! Potevo leggere nel suo sguardo il terrore… il terrore vero per qualcosa, di certo non per il ragno… ma, non me ne sono reso conto. “… Dai Alberto!! Fallo per me!! Chiudi gli occhi e toccalo!” Chiusi gli occhi, e per lei toccai il ragno! Fu una delle cose più difficili della mia vita… ma lo feci sol per lei! Non ne capivo il motivo! Perché, per lei, era tanto importante che sfidassi quella mia paura?

 

Ancora in camera mia, immerso in quei ricordi, guardai l’orologio! Ancora era presto, ma decisi d’andare nella camera degli ospiti e RICEVERE. In fondo, giù c’erano i miei. Li chiamai, e quelli mi dissero che avrebbero dovuto assentarsi. Sarebbero rientrati tra qualche ora, e se volevo uscire, sarei stato libero di farlo.

Perché i miei, quando decidevo d’accendere la radio ad onde corte sparivano? Sicuramente SAPEVANO… Avevano intuito tutto! Quella era una cosa che dovevo far da solo…

 

Aspettai fino a che non chiudessero la porta. Tirai un forte sospiro e tremai! Per un attimo ricordai l’inizio degli EXPERIMENTES e Ric trasformato! Ebbi paura… paura non solo mentale ma anche fisica! Ricordai tutto quello che aveva dovuto passare il mio amico Riccardo… e compresi d’esser in pericolo anche nel corpo.

Comunque, dopo che l’eco del rumore del portone cessò del tutto, andai nella camera che da allora avrei chiamato LA STANZA DELLA RADIO.

 

Mi sistemai come meglio potevo, accesi sia la TV che la radio ed attesi dei segnali! Ormai conoscevo a memoria quella maledetta frequenza ed anche il canale televisivo.

Siccome ancora giorno, non accesi la luce. Il sole penetrava dalle serrande semi abbassate, ma dei puntini neanche l’ombra… Solo, ora, odor di braciere.

Ad un tratto tutto cominciò come al solito. Segnali tipo Morse, e poi un suono metallico di sintetizzatore che suonava una strana musichetta a ciclo continuo. Faceva davvero paura! Quella melodia di poche note si ripeteva fin all’inverosimile, facendomi impazzire e morir di paura. Dopo qualche flash, anche la TV cominciò a trasmettere il solito segnale… LA SCACCHIERA, ma, questa volta oltre a quella anche un cerchio messo al centro… un cerchio bianco che toccava tutti i bordi dello schermo, come a volerlo centrare. Era un test, questo lo capivo bene, però era strano… tanto strano. Dalla radio, il suono smise lasciando il posto ad un debole fruscio. Una voce sussurrante, ancora, dava i numeri che avevo già scritto, e così anche un rullo sopra la scacchiera. Dopo un po’, anche il test s’oscurò… ora solo BUIO! Mi sentii mancare il respiro! Cosa avrei visto ora? D’un tratto, sullo schermo, come un cursore di computer. Apparvero le lettere S A R A! Non capivo! Poi scomparvero e ritornò la scacchiera senza cerchio. Dalla radio, intanto la solita musichetta, ma ora distorta, ed una voce distorta anch’essa che respirava affannosamente dicendo: “HE IS ALIVE! HE IS ALIVE!” E poi, di nuovo quei numeri, anche con il solito rullo sulla TV, solo che ora andava su e giù. Dopo di questo un gong, e sul televisore mi parve di vedere l’immagine del GUFO che s’avvicinava come uno zoom, fino ad avvicinarsi tanto da entrare nel becco semi aperto, oscurando tutto lo schermo. Mi sentii strizzare i testicoli! Urlai! Il dolore e la paura erano insopportabili. M’alzai di scatto, e vidi sul letto i tre manichini seduti che poi, non so come, cominciarono a salire sul soffitto. Intanto, mi sentii di nuovo stringere i testicoli, ma questa volta, i pantaloni erano abbassati! Caddi in terra! Cercai d’aggrapparmi al tappeto, ma, una mano mi teneva per il piede, mentre un’altra mi tirava il pene quasi a volerlo staccare… Urlai!

 

Con un sobbalzo, mi ritrovai sulla sedia, proprio come se non fosse accaduto nulla! Ero sudato! Sullo schermo NULLA solo il formicolio… Dalla radio, nessun segnale. Volli staccare le spine, ma dopo che lo feci, stetti  di nuovo male di stomaco ed andai di nuovo a vomitare! Quelle esperienze per me erano troppo! Mi stavano portando alla disperazione ed alla malattia fisica.

Ancora curvo sul water, vomitai sangue misto a bile! Respirando forte, ripensai a quello che avevo visto! Mi vennero in mente il CERCHIO, le parole HE IS ALIVE e poi S A R A. Tremai! Quella trasmissione mi stava dicendo che il GUFO… NESSUNO era ancora VIVO! Questo l’avevo già intuito… Il cerchio, probabilmente rappresentava come una specie di trappola, ma S A R A? Chi era? Ad un tratto ricordai e mi parve di comprendere, anche se non a pieno, le parole del padre di Samantha! Sara era la sorella di Samantha! Ma, cosa centrava con me? Cosa centrava con la mia storia? Ancora non lo sapevo.

 

Mi guardai le parti intime! Erano davvero arrossate! Quella esperienza di dolore era stata, dunque, vera? Si! Mi lavai il viso, ed uscii dal bagno. Guardai l’orologio ed erano le sei meno un quarto. Era quasi l’ora d’andare! Ah! Il tempo… Il tempo nella STANZA DELLA RADIO, sembrava VOLARE!

 

M’apprestai a scendere al piano inferiore, presi le chiavi di casa e le sigarette, ed uscii.

Mi guardai in giro spaesato, come se fosse stata la prima volta a trovarmi lì. Respirai a fondo, cercando di ricompormi. Non mi potevo far vedere così da Lei. M’accesi una sigaretta e mi grattai a lungo il capo. L’inguine mi faceva male da morire, così come anche lo stomaco era sottosopra. Ma perché mi perseguitavano proprio nelle parti intime? Ad un tratto capii ed una lacrima corse veloce per il mio viso. LUI non voleva che avessi figli! Ecco! Era successo anche a Ric. Sospettai che anche a Samantha era capitato qualcosa, e provai rabbia. Avrei voluto DIFENDERLA, ma, come potevo farlo se avrei voluto esser difeso anch’io? Questo mi tormentava. M’asciugai la lacrima, ed aspettai che arrivasse il mio bene… Quella che avrebbe dovuto aiutarmi, od avremmo dovuto aiutarci a vicenda…

 

Intanto, s’erano fatte già le sei. Il sole era quasi al tramonto. Un tramonto sereno, nonostante tutto.

 

 

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