LA RADIO DEL MISTERO

RAFFAELE FAMELI

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Capitolo 1

(=IL VIAGGIO, IL DESIDERIO, E L'ACQUISTO=)

 

Mi ero appena messo in viaggio. Per me, su quel treno era la prima volta. La città dove dovevo andare era molto distante, ma ciò non mi preoccupava. Mi preoccupava solo il non trovare quello che avevo, ormai da tempo, in mente d’acquistare.

 

Non ero un radioamatore, ma certamente ero un appassionato di apparecchi radio. A casa ne avevo moltissimi, ma quello che dovevo assolutamente avere, m’aveva spinto ad affrontare, sia economicamente che in termini di spostamento, quello che sarebbe stato un viaggio… un viaggio che non avrei mai più dimenticato.

 

Mi serviva una radio ad onde corte! Ne avevo sentito parlare ed ora m’accingevo ad esaudire il mio sogno.

Tutto cominciò nella mia casa… la casa dei miei genitori… quell’estate di tanto tempo prima… un’estate ricca d’odori e d’ombre, ma anche fatto di luci! Però, se devo parlare di questo, devo cominciare dall’inizio… dall’inizio di quel viaggio che doveva condurmi anche a ricordare…

 

Il treno che doveva portarmi in quel fantomatico negozio, viaggiava in modo sostenuto su quelle rotaie, che, ad ogni sobbalzo, faceva in modo che pensassi che i vagoni, da un momento all’altro avrebbero potuto deragliare… mie fantasie, che però non mi facevano stare fermo un attimo seduto su quel sedile rosso. Pensai d’alzarmi per diminuire l’agitazione. Infatti, ormai, viaggiavo da quasi due ore. L’odore dei vagoni, pieni di polvere, era quasi nauseabondo, però, infondo mi piaceva. Il sole al tramonto, illuminava il mio viso in modo che anche chiudendo gli occhi potevo vedere, la luce rossastra intervallata d’ombre dovute agli alberi che coprivano l’astro. Faceva anche caldo! Avevo il viso infuocato! Non resistetti più… m’alzai di scatto, aprì la porta scorrevole dello scompartimento, ed eccomi in corridoio.

 

Com’era strano traballare! Dovevo reggermi per non rischiare di cadere, così, m’aggrappai alla lunga maniglia posta sotto il finestrino, il quale, per via dell’aria condizionata, era bloccata, impedendomi d’aprire. Di sicuro era stato il controllore con la sua strana e magica chiave a forma di “T” che poteva fare tutto sul quel treno… sia, serrare i finestrini, ma anche aprire o chiudere qualsiasi congegno o porta … anche quella dei puzzolenti servizi.

 

Vedevo passare dal vetro paesi e città. Le campagne, ormai nel vivo della primavera, mi scorrevano davanti come impazzite, ed io faticavo a tener lo sguardo fisso, tanto che ero costretto a muovere gli occhi in continuazione.

Ecco un sedile… lo abbassai e mi ci sedetti sopra. Dal giaccone tolsi il portafoglio e contai i soldi che avevo risparmiato per poter comprare l’oggetto dei miei sogni. La gente mi passava accanto, ed io lo stingevo al petto per paura che qualche malintenzionato potesse rubarmelo. Quanta gente strana! Tra le persone “normali”, ne vidi qualcuna che aveva un nonsocchè di inquietante! Sembravano quasi avere facce allungate e deformate! Non era la prima volta che mi capitava! Anche quando ero piccolo avevo avuto quella sensazione! Già ero agitato, e quei VOLTI, di certo, non potevano aiutarmi a rilassarmi… così, decisi di rientrare nello scompartimento, non prima d’essermi stiracchiato e d’aver posato il portafoglio nella giacca.

 

Così, m’alzai e ritornai al mio posto! Lo scompartimento era vuoto! Tra meno d’un ora sarei arrivato a destinazione… Dopo l’acquisto avrei dovuto prendere di nuovo il treno per rientrare a casa.

 

Così, m’accucciai sul mio sedile, misi i piedi davanti a me, dove c’era un altro posto e cercai di tranquillizzarmi tenendo sempre lo sguardo al corridoio per paura che arrivasse il controllore e così levar via i piedi dal sedile davanti a me.

Con le cuffiette nelle orecchie, il tempo volò via, tra fermate e scossoni. Dal finestrino vidi il nome della mia fermata e mi preparai ad uscire.

Avevo fretta… Nello scendere dal vagone, stavo quasi per mettere un piede in fallo rischiando di cadere dai freddi gradini di metallo arrugginito della carrozza, ma, per fortuna mi tenni dalla maniglia. Il negozio mi stava aspettando!

Nel percorrere la strada, pensai a quello che avrei dovuto ascoltare da quella misteriosa radio… Volevo ascoltare le famosissime “Number Station” di cui avevo sentito tanto parlare.

 

Arrivato proprio nella strada del negozio, vidi sopra un cartellone pubblicitario una cosa che sin da piccolo m’aveva inquietato. Il logo di una nota marca, non so se di liquore oppure d’un aperitivo… un PUNTO ed al di sotto una mezza luna orizzontale! Tremai… mi ricordai del mio passato… mi ricordai di quando ero piccolo! Quell’immagine era stata sempre per me una cosa che mi faceva senso… una strana sensazione tra il mistero e la paura… e fu lì che mi ricordai anche d’un fatto che mi successe qualche anno prima… un ricordo che mi fece bloccare di colpo.

 

Lavoravo come insegnante fuori sede… Una mattina piovosa, mi trovavo nel mio appartamento preso in affitto. Mi venne voglia di fumare una sigaretta, e così uscii fuori dal pianerottolo per accendermene una, visto che dentro, i proprietari non volevano che si fumasse. Mi misi il giubotto e cominciai a fumare, andando avanti ed indietro per lo spiazzo che fungeva anche d’entrata per altri appartamenti, quando, all’improvviso udii come un messaggio in Codice Morse provenire da una casa posta al di sotto della mia abitazione. Anche lì provai un senso di smarrimento… Forse, nella casa di fronte alla mia abitava qualche radioamatore? Oppure… come avrei scoperto in seguito, quello non era nient’altro che un messaggio per me?

 

Comunque, preso dalla foga, mi sbloccai ed entrai in quel negozio… negozio tanto agognato e sognato per così lungo tempo.

Sarà stata l’ora tarda, oppure chissacchè, comunque, l’atmosfera di quel locale mi fece venire i brividi! Non era come m’aspettavo, cioè un negozio pieno di luce, ma alquanto spoglio e quasi privo di illuminazione. Con cautela, m’avviai verso il bancone mentre osservavo delle vetrine sporche a destra ed a sinistra! Sopra di me tanti lampadari… lampadari a boccia, tipici degli anni ’80. Erano molti… mi girava la testa nel guardarli! Mi facevano quasi paura! Decisi di distogliere lo guardo, e m’accorsi, con mio enorme stupore che tutte le cianfusaglie che erano esposte nelle vetrine erano interamente coperte di polvere… tanta… troppa polvere! Sembrava che nessuno fosse entrato da tempo in quell’esercizio commerciale! Di radio nemmeno l’ombra! Forse avevo sbagliato indirizzo? Ma no! Era giusto! Avevo imparato a memoria il nome della via ed il numero civico… ed allora? Come mai quel negozio che immaginavo essere il paradiso delle radio, invece sembrava tutto tranne quella cosa lì? Tra pentole e pentolini, quadri strani e strane sculture d’ogni genere e tipo, m’avvicinavo al bancone in penombra, illuminato solo da una lampada da tavolo sporco, che dava, dalla sua lampadina vecchio tipo, una luce giallastra.

 

“Signor Alberto! Salve! La stavamo aspettando…”. Era la voce del negoziante. Lì per lì non ci feci caso e risposi: “Buona sera! Sono venuto… ho chiamato ieri per quella radio… si ricorda?” Non feci caso d’esser chiamato per nome… Forse, durante la telefonata, lo avevo riferito io al venditore… “Ah si! Certo che mi ricordo! Ah! La stavo giusto aspettando… Sa, tra un po’ devo chiudere… ho altre cose da fare di notte… Ma la prego… mi segua! Da questa parte, signor Alberto! Non abbiamo tempo da perdere! Il TEMPO è denaro… E poi… devo spiegarle alcune cose!” Nemmeno a quell’invito così strano feci molto caso… Col senno di poi, capisco… già… capisco molte cose…

 

 

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