CANCELLARE IL DOLORE PER UNA CAREZZA

RAFFAELE FAMELI

Attenzione !! Le storie sono protette da copyright  dell'autore SIAE (C)

 

Era una nottataccia di vento, tuoni e fulmini. Tutti erano in cerca, quella notte, di una tranquillità che sembrava non tornare mai. C’era chi era rannicchiato sotto le coperte in cerca di calore, il calore che il Generale Inverno, aveva ormai rubato.

In quella tormentosa notte, c’era pure chi si leccava le ferite e che piangeva disperatamente per aver, da tanto tempo,  perduto la libertà.

 

In uno scantinato, chiuso a chiave, buio e senza né acqua e né cibo, se ne stava Owen, un cane da combattimento, costretto dal suo padrone alcolizzato a combattere per divertimento e soldi. Era così, che Jeremy si guadagnava da bere! Per lui, non esisteva altro che quello.

Owen, aveva tutte le ossa lesionate! Era ancora un cucciolo quando quel tiranno, senza nessuna pietà, lo costrinse a fare quella vita! Dopo i combattimenti, non poteva neppure guaire, perché se lo avesse fatto, Jeremy lo avrebbe sicuramente frustato come era solito fare… ma quella sera no! Quella sera era stata troppo crudele per il poveretto! Tutto il corpo gli faceva male… aveva addirittura creduto di morire, quando, l’uomo crudele, senza curarsi della sua anca rotta, lo aveva trascinato in quel tugurio! Ora doveva piangere! Ora, doveva urlare tutta la sua disperazione! Owen era forte! Però quel dolore di quella notte gli mozzava il respiro! Neppure da cucciolo aveva pianto così tanto… nemmeno quando dovette dire addio a sua madre! Ora, desiderava solo una cosa… una cosa innaturale, che per molti aspetti poteva portargli solo sollievo. A lui, non interessava più se Jeremy lo avrebbe ucciso… no! La morte era l’unica liberazione da quel tormento! Così… prese a piangere più forte! Ma, stranamente, nessuno arrivò. Pensò che i tuoni coprissero i suoi lamenti, e così pianse, anzi ululò a lungo, ma l’unica cosa che ottenne era solo altro dolore, cagionato dalla grossa ferita che aveva sul collo. Owen non poteva saperlo, ma quella notte, per Jeremy era stata diversa da tutte le altre! Infatti, dopo averlo condotto nella sua prigione, l’uomo era stato malmenato da altri uomini  poiché non aveva pagato un debito fatto facendo scommettere gli altri nella lotta. Ora si trovava in fin di vita in ospedale! E pensare che lo avevano avvertito… Se il suo cane non avrebbe vinto contro un rottweiler di nome King, lui avrebbe fatto una brutta fine se non pagava, ed infatti era successo. Owen non aveva vinto, e lui, senza un quattrino in tasca, era fuggito via! Per la prima volta in vita sua Owen era stato battuto! Egli era un pastore tedesco bianco! Di fronte a quel mostro, non aveva potuto che arrendersi! Gli uomini furono, in quel caso, molto più crudeli del rottweiler, che sicuramente era anche lui una vittima innocente della stupidità umana.

 

Il poveretto, si disperò oltre ogni limite… ma non riuscì minimamente a far nulla! Avrebbe voluto combattere di nuovo contro il terribile King, ma questa volta per farsi uccidere! Così, preso dallo sconforto innaturale, si girò verso una finestrella che illuminava a malapena quella cantina abbandonata da Dio, e siccome la pioggia era ormai passata, si rivolse disperatamente alla luna che era apparsa da dietro ad una nuvola: “Oh! Povero me… Io… io non voglio più soffrire! Perché? Perché tutto questo male a me? Che cosa ho fatto per meritarmi tutto questo! Ah! Se potessi uscire da qui… se potessi, solo per una notte, essere libero… Solo per un pochino… Ma cosa dico! Io non lo sarò mai! Il mio padrone crudele, non me lo acconsentirà! Sono condannato a morire, luna!! Sono condannato a non vivere!! Voglio sapere solo perché!” Il poveretto, di certo, non s’aspettava una risposta… e quindi, s’accovacciò. Provò a chiudere gli occhi per dormire, quando uno squittio lo fece sobbalzare. “Chi è? Chi c’è lì?” Disse il povero Owen, sforzandosi a vedere nella penombra. Da sotto una cassa vuota di mele, un topolino uscì timidamente, e schiarendosi la voce disse: “… Cane… scusami… non ho potuto fare a meno di ascoltare tutto quello che hai detto… Ti porto una gran bella notizia! Prima, sono uscito ed ho visto che Jeremy, il tuo disgraziato padrone, non è in casa, e penso proprio che non ritornerà mai più! Altri uomini gli hanno dato il ben servito!! Sai… era conciato così male che l’hanno dovuto portare via di peso!! Sei libero!! Sei libero come hai desiderato poco fa… Ah! Non mi sono presentato… Mi chiamo Kim!! Abito in questo scantinato da molto tempo…” Owen drizzò le orecchie e disse: “Come? Davvero topo? Davvero mi dici questo?” Il topo si avvicinò a lui e gli disse: “Sicuro!! L’ho visto con i miei occhi! Sei libero d’andare! Libero di non tornare mai più ad essere picchiato ed a soffrire per i combattimenti crudeli!! Puoi scappare!! Se fossi in te non aspetterei nemmeno un secondo di più!!” Il cane guaì disperatamente, e guardando il topo in modo triste disse: “Eh topo… Magari per te è facile uscire… Ma io… io sono più grosso di te… Come potrei passare da un buchino? Purtroppo… credo che io sia condannato a restare qui ed a morire di fame e di dolori!! Forse… Jeremy…” “Jeremy?? Jeremy?? Ma… cane… hai visto cosa ti ha fatto sempre soffrire? Come fai a dire Jeremy? Secondo me, dovrebbe patire, se non di più, tutto il male che tu hai sofferto!! Come fai a giustificarlo?” Owen, si convinse ma non del tutto alle sensate parole del roditore, e disse: “Comunque, amico topo, come farò ad uscire da qui?” Quello, con estrema facilità disse: “Beh… Non hai la catena al collo!! Ragiona cane!! Vedi… il tuo padrone, siccome ubriaco, ha dimenticato di chiudere la porta!! Molto semplice… Spingi ed apri… Per te sarà un giochetto da nulla uscire da qui!!” Owen, si guardò il collo. Non era abituato ad non essere legato, ma per tutto il dolore che aveva provato prima e dopo il combattimento, non aveva fatto caso d’essere libero, e così, accorgendosi di avere una libertà insperata disse: “Oh!! Ma guarda!! Come ho fatto a non accorgermi!! Grazie topo!! Si… però… come farò a trovare il cibo per nutrirmi? Sai… non sono abituato a cavarmela da solo…” Kim, che non capiva disse: “Oh… Per te sarà uno scherzo procurartelo!! Senti a me, cane!! La libertà vale più d’un boccone!! Adesso va!!” Owen, nel sentire questo, ringraziò Kim, e dopo aver grattato la porta più volte, riuscì ad aprire e si ritrovò fuori dallo scantinato. Kim, solo dopo un po’ di tempo si rese conto di quello che aveva fatto, e guardando dalla porta aperta disse malinconicamente: “… Magari, non gli avrò fatto un grande servizio facendolo uscire da qui… Secondo me, non avrà vita facile! Non sa nutrirsi da solo!! Ha bisogno degli uomini… povero cane… Ma ormai è tardi… bisognava pensarci prima…”

 

Per sua fortuna, il posto dove era rinchiuso era all’esterno della casa! Quando uscì, si ritrovò per strada. Sentì sotto le zampe il terreno bagnato dalla pioggia che era appena caduta. Questa, era una sensazione che non aveva mai provato senza aver accanto Jeremy! Anche il fatto d’essere senza collare gli provocava un gran turbamento, ma allo stesso tempo, una gioia incontenibile! Provò a spostarsi di qualche passo ed andò verso un’auto parcheggiata. Per istinto, alzò una zampa e fece pipì su una ruota! Era una cosa che non aveva mai provato! Era la prima volta, infatti, che marchiava un territorio. Si sentì libero, ma la gioia si tramutò in tristezza, quando si rese conto d’esser solo! Infatti, guardando verso la porta aperta dello scantinato e, soprattutto sentendo sul pelo l’umidità di quella notte, capì, che forse non avrebbe mai più potuto  rivedere quell’uomo, che per lui era stato fonte di dolore, ma anche di protezione e nutrimento. Lui, anche se malconcio da tutte le malefatte di Jeremy, amava profondamente quell’essere umano. Ebbe l’istinto di ritornare sui suoi passi, e così fece! Ritornò indietro, ma quando fu per mettere la testa dentro quell’uscio, un odore inebriante lo sviò. Era una cagnetta che lo osservava da un cancello vicino, e così s’avvicinò. “Perché mi osservavi?” Chiese Owen, e quella, molto timidamente gli rispose: “E’ da tanto che ti vedo… ma non ho avuto mai l’occasione di poterti parlare!!” Lui, nel vedere l’interessamento della cagnolina, le si mostrò gentile e disse: “E’ vero… Purtroppo il mio padrone non voleva che uscissi da solo! Mi chiamo Owen! E tu?” Quella, con molta finta timidezza rispose: “Io mi chiamo Stella!! Sai… prima t’ho sentito piangere… Cosa ti è successo?” Owen, all’osservazione di Stella disse, come ricordandosi ad un tratto di Jeremy: “Stella!! Io non sono un cane come gli altri!! Il mio padrone mi costringeva a combattere!! Mi ha fatto molto male…” “Mi dispiace… chissà quanto avrai sofferto… Ma per quale motivo ti faceva combattere?” Disse la cagnetta, e lui rispose: “Questo proprio non lo so… Oh Stella!! Non puoi nemmeno immaginare quello che ho dovuto sopportare in tutta la mia vita… Il mio padrone è stato molto cattivo!!” Stella, stava quasi per dire ad Owen d’entrare da lei, ma ad un tratto, il suo padrone, pensando che Owen avesse altre intenzioni, gridando lo fece scappare via!

Il poveretto, ora si trovava a non poter più tornare indietro! Cosa avrebbe fatto? Era solo, libero, ma con un macigno sul cuore! Per quanto egli avesse desiderato la libertà, ora si trovava a far i conti con la fame e la sete!

Camminò parecchio. Era già spuntato il sole da un bel pezzo! Non sapendo cosa fare e dove recarsi, decise di fermarsi vicino ad un prato verde, dove s’appisolò e s’addormentò.

 

Fu svegliato da un rumore di zoccoli sul terreno. Lentamente aprì gli occhi, e vide, chinato su di lui un cavallo. “Buongiorno cane! Cosa ci fai qui nel mio recinto? Sai t’ho visto dormire così beatamente che non ho voluto disturbarti!” Owen, nel vedere quella creatura, stiracchiandosi, ma anche guaendo per il dolore disse: “… Mi dispiace… Questo è forse il tuo territorio cavallo? Sai… ho fatto tanta strada! Sono malconcio!! Ho tanto combattuto con gli altri cani, ma solo, perché il mio padrone mi costringeva a farlo!! Scusami se ti ho disturbato!!” Il cavallo rispose: “Ah! Ma tu non mi hai dato nessun fastidio!! Anzi… mi ci voleva proprio un po’ di compagnia… Sai… sono sempre da solo!! Il mio nome è Saetta!! Mi hanno chiamato così poiché sono molto veloce… e tu? Come ti chiami?” “Owen!! Mi chiamo Owen… Senti… lo so che sono un po’ scortese, ma vedi… ho fame!! E’ da ieri che non ho mangiato nulla… E poi… il mio padrone… il mio padrone, forse non lo rivedrò mai più… C’è qualcosa da mangiare da queste parti?” Saetta spiacente disse: “… Io sono un cavallo… mangio paglia, fieno ed erba… suppongo che tu abbia bisogno di mangiare carne… Purtroppo, io non ne ho… mi dispiace Owen!!” Il cane abbassò le orecchie e disse: “Non ti preoccupare Saetta!! Tanto lo sapevo… sapevo che senza Jeremy, il mio padrone, di sicuro sarei morto di fame!!” Saetta, nel sentirlo parlare così disse: “Tu mi hai raccontato che il tuo padrone ti faceva combattere con altri cani, beh… come mai allora vorresti tornare da lui? Anche se ti dava il cibo, questo non toglie che ti abbia fatto stare male e soffrire…” Owen stava per mettersi a guaire, quando, in lontananza vide qualcosa avvicinarsi correndo. Era Stella! Era riuscita a scappare, ed ora in bocca aveva quattro belle salsicce! Di sicuro, le aveva rubate per portarle a lui! Il cavallo, nel vedere Stella, si rivolse ad Owen dicendo: “A quanto pare non sei solo… Hai una compagna!! Beato te… Vedi… tutte le cavalline che ho conosciuto ed amato, poi non le ho più incontrate!!” Owen non stava nemmeno a sentire Saetta, e corse verso Stella abbaiando con gioia. “Stella!! Cosa ci fai qui? Mi sei venuta a cercare?” Quella rispose, posando le salsicce: “Sapevo che non avresti potuto andar molto lontano, e così ho voluto prendere per te qualcosa da mangiare!! Sai… ti chiedo scusa per il mio padrone… ma lui non vuole che altri cani mi incontrino… e così sono scappata!! Sono scappata per venire da te!!”

 

Owen e Stella, come se si  fossero sempre conosciuti, cominciarono a mangiare sotto lo sguardo di Saetta. “Eri davvero affamato!! Ma dimmi Owen, il tuo padrone ti nutriva?” Disse Stella guardando l’amico mangiare, e quello con lo sguardo triste le disse: “Lo faceva solo perché riuscissi a vincere tutti gli incontri!! Oh Stella… nella mia vita ho conosciuto solo dolore e pianto!! Tu… tu sei la cosa più bella che mi è successa fino ad ora!!” La cagnetta guardava il poveretto con molta tenerezza e gli disse: “Anche per me è uguale!! Appena ti ho visto… Sai… sei molto gentile, non sembri affatto un cane da combattimento… e poi… sei anche bello!!” Owen, nel sentire questo, preso dalla tenerezza, cosa che non aveva mai provato, fece una cosa che in tutta la sua vita non aveva mai fatto… volle leccare Stella! In tutti quei lunghi anni, aveva sempre considerato la bocca solo come un’arma… ma ora era diverso… aveva capito che non serviva solo per mordere. Provò ad avvicinarsi a quella tenera e fragile creatura, ma non riuscì ad arrivare a lei, perché l’osso spezzato della zampa lo fece guaire e piangere. La cagnolina, allora, gli andò vicino e prese lei a leccargli la zampa. “Oh… Stai molto male? Stenditi… Vuoi che vada a chiamare aiuto?” Il cane guardò Stella, e con orgoglio le disse: “No! Non voglio esseri umani… Sono tutti cattivi!! Sai Stella… Forse per me è davvero giunta la fine…” Saetta, nel vedere questa scena disse: “No cane!! Tu hai bisogno d’un veterinario!! Non tutti i due zampe sono malvagi!! Fallo per la tua amica e per te stesso… Fatti curare!!” Owen, nel udire le giuste parole del cavallo, riuscì a mettersi in piedi, e disse guaendo: “Sono solo al mondo!! Non ho più nessuno!! Vorrei… vorrei prima di morire, rivedere solo per un attimo Jeremy… il mio padrone… Volevo andare via ieri… ma… quando il topo m’ha detto che lui, forse non tornerà più… non lo so… non so cosa mi è successo!!” Stella, lo leccò di più dicendo: “Dimentica Owen!! Dimentica il tuo padrone!! Quell’uomo ti ha fatto soffrire troppo!! Forse il cavallo ha ragione… Dovresti farti controllare da un dottore!! Il tuo padrone fa parte del passato!! Ora… ora devi pensare a te stesso!! Sai… io fra un po’ dovrò rientrare a casa!! Il mio padrone mi starà cercando… comunque, ritornerò!!” Owen cominciò a gridare: “No Stella!! Non mi lasciare pure tu!! Morirò su questo prato se mi lasci…” La cagnolina, avrebbe voluto dire qualcosa, ma un ultrasuono d’un fischietto la fece sobbalzare. “E’ il mio padrone che mi chiama!! Devo andare… Ma ti giuro Owen… Tornerò!!” Quello, piangendo cercò di fermarla, ma fu tutto inutile… Stella scomparve dietro ad una siepe!

Che dolore provò Owen. Si sentì morire per la seconda volta. Saetta gli trottò vicino e disse: “Amico cane… Questo è quello che succede sempre nella vita… Se ne vanno tutti… ma noi restiamo…” Owen, girandosi verso il cavallo, disse: “Non posso stare più qui!! Devo raggiungerla… Grazie Saetta… Forse un giorno ci rincontreremo!! Grazie per tutto!!” E con molto dolore corse via, mentre il cavallo gli gridò: “Fermati amico!! Non ti reggi in piedi!! Non ti illudere… Non ti faranno nemmeno avvicinare a lei…” Ma Owen aveva preso la sua decisione!! Avrebbe cercato Stella, anche al costo della sua stessa vita.

 

Owen correva verso la sua vecchia casa, dove sapeva di ritrovare, dietro quel cancello la dolce Stella. Egli, ancor sanguinante e provato da mille dolori, tuttavia correva verso quella che credeva essere, la sua unica amica. Non pensava di certo a nulla di più… Pensava solo che il suo cuore triste, aveva, per la prima volta, provato una sensazione sconosciuta. Rivedeva col pensiero il tenero gesto d’amore della cagnetta, che leccandogli la ferita aveva aperto in lui un abisso d’emozioni. Gli altri cani lo avevano sempre morso… Qualcuno di quelli erano pure delle femmine… Egli, non avrebbe mai voluto affondare le zanne sul corpo di chi, dopo atti d’amore e di tenerezza, avrebbe portato dentro di sé altre piccole vite che dovevano veder la luce… Questo era per lui solo istinto… Ma la legge dei combattimenti era dura… O loro o lui! Aveva anche ucciso… ma, solo per salvarsi la vita! Stella, la sua amica,  non era come quei cani… Stella era diversa! Owen non aveva mai conosciuto l’amore… ma ora lo stava provando! Era proprio quello, che, nonostante i dolori lancinanti del corpo lo stava facendo correre. Era davvero una cosa portentosa!

 

Stella, che non sapeva dell’arrivo di Owen, era appena arrivata a casa. Il padrone, arrabbiato per la sua fuga, volle punirla, e quindi, con un frustino, le diede molti colpi tanto forti da farla piangere! La cagnolina, sapeva che l’uomo era arrabbiato, ma lo stesso provava rispetto e perciò, con amore, sopportava.

A distanza Owen udì il pianto di Stella. Cominciò a ringhiare e diventò una furia! Qualcuno stava facendo del male al suo bene! Corse a più non posso per quella strada, e quando arrivò vide la scena. L’uomo aveva ancora il frustino per aria nell’atto di colpire la cagnetta, gridando con rabbia! Quel suono, alle orecchie di Owen suonavano come una minaccia di morte! Non capiva quel linguaggio, ma ricordava d’averle sentite spesso, accompagnate dalle risate, durante i suoi combattimenti! Non ce la fece più! Anche se il suo corpo era dolorante, saltò da quel cancello chiuso, ed arrivò proprio davanti all’uomo mostrando i denti e ringhiando. Il padrone di Stella, con molta sorpresa e paura, rimase pietrificato dal terrore, ma Owen si lanciò verso di lui, mordendogli una gamba. Stella, vedendo ciò, si mise a ringhiare all’indirizzo di Owen in modo aggressivo, tanto che il poveretto si staccò dall’uomo per guardarla in modo interrogativo. “Perché mi ringhi Stella?” Le disse, e quella gli si avvicinò e gli morse un orecchio a sangue dicendo con rabbia: “Perché hai morso il mio padrone!! Io… io gli voglio bene!!” Owen, nel sentire ciò rimase turbato e staccandosi dall’attacco di Stella disse: “… Ma ti ha fatto piangere!! Ti ha picchiato!! Come puoi difenderlo?” Ma quella, rispose, mettendosi davanti al suo padrone come per difenderlo: “Mi ha picchiato perché ho disubbidito!! Owen… io non ti lascerò mai più fargli del male!! Dimmi… tu non avresti fatto lo stesso per il tuo padrone anche se ti ha trattato male?” Il pastore tedesco bianco, rimase immobile senza dire nulla! Era vero! Ripensò a Jeremy e si mise a guaire dicendo: “Oh si!! L’avrei fatto!!” Stella, allora, prese a leccare il suo padrone dicendo: “E’ amore incondizionato!! Solo… solo questo!! Siamo cani… Owen!! Io ti amo, però amo anche lui… C’è un patto tra noi e gli esseri umani…”

 

Owen aveva capito! Si avvicinò all’uomo, e proprio come Stella, prese a leccarlo. Quello, nel vedere ciò rimase stupito e sconvolto. Alzò le mani verso i due cani e si mise ad accarezzarli. “Ah! Stella!! Così hai trovato un compagno? Ecco perché sei scappata… Ma… ma questo cane è ferito…” Disse l’uomo accorgendosi dello stato di Owen. Il cane, preso dalla tenerezza, in quanto da Jeremy non aveva mai ricevuto nulla del genere, si mise a leccargli le mani, e Stella lo guardava contenta. “Hai una medaglietta al collo… Dunque ti chiami Owen… Vieni dentro… che ti porto subito dal dottore!! Ora… ora ricordo… Sei il cane di quell’ubbriacone di Jeremy!! Chissà dove sarà ora… Vieni… non ti maltratterà mai più…”

 

Owen fu condotto dentro la casa di quell’uomo che per la prima volta gli aveva dato una carezza! Bob, era questo il nome del padrone di Stella, aveva risvegliato in lui sentimenti che non aveva mai provato prima, però, a pensarci bene, per Jeremy, egli avrebbe anche dato la vita, nonostante tutto.

Stella entrò anche lei dentro casa e cominciò a scodinzolare felice. “Vedi Owen… Il mio padrone è molto buono! Adesso ti farà sicuramente curare come ha detto Saetta! Resterai con noi per sempre! Non avrai mai più dolori e paura!” Il poveretto, anche essendo contento, cominciò a guaire! Pensava al suo padrone! Bob se ne accorse e prese ancora ad accarezzarlo, e mentre lo faceva disse: “Con noi, starai bene! E se quel Jeremy s’azzardasse a venire… lo manderò via!! Certe persone non dovrebbero avere cani… Anch’io ho sbagliato a picchiare la mia Stella! Ora ho capito perché mi hai attaccato…” Owen non capì però iniziò a scodinzolare.

 

L’uomo diede da mangiare e bere ai due cani, e poi si preparò ad uscire per portare Owen dal veterinario.

Per strada, i due cani presero a leccarsi teneramente, mentre Bob li guardava intenerito. “Sai Owen… Non sembri proprio quel cane che ho visto combattere tanto tempo fa!! Sei buono!! Ricordo quando quei cani ti mordevano… Sembravi un demonio!! E’ proprio vero… Voi animali siete tutte anime che vogliono solo il bene… non avete nessuna malizia e né malvagità!! La colpa è solo nostra… di noi umani!!” Disse l’uomo come se Owen potesse capirlo.

Arrivarono dal veterinario che era quasi sera. Owen, aveva passato con Bob e Stella il primo giorno di libertà… quella vera! Ora non gli restava che incontrare un altro uomo che avrebbe dovuto curarlo, ma, nessuno poteva guarire il suo cuore… il cuore che ancora cercava Jeremy.

 

Dentro lo studio del veterinario, un’aria ricca d’odore di medicinali accolse tutti. La povera Stella, appena intravide la porta, fu colta dalla paura… Era evidente che la cagnetta aveva terrore di quel luogo. Bob la prese in braccio per calmarla. Il dottore uscì dalla stanza dove si effettuavano le visite, e vedendo l’uomo disse: “Signor Bob! Siete venuto per il richiamo del vaccino di Stella? V’avevo detto di venire tra una settimana…” Bob, scuotendo il capo disse: “No dottore! Non sono venuto per lei… ma… per questo povero pastore tedesco! Ha subìto molte cose brutte… Il suo padrone, senza cuore, lo costringeva ad avere combattimenti mortali con altri cani!! Credo che abbia una zampa fratturata…” Lo specialista, s’abbassò verso Owen, ed accarezzandolo gli tastò la zampa dolorante e poi tutto il resto del corpo. “Assassino!! Delinquente!! Stava per uccidere questa povera creatura!! Sa Bob… Non solo la zampa è fratturata… ma ha anche parecchie costole rotte!! Speriamo che non ci siano danni agli organi interni!!” Disse indignato il veterinario, mentre Owen guaiva da spezzare il cuore… “Fate qualcosa!! Non vorrete lasciarlo soffrire così?” Disse Bob, ed il veterinario, che si chiamava Ted, disse con serietà: “Dovrò fargli controlli più approfonditi… radiografie e tutto il resto… Magari… Signor Bob, per questa notte sarà necessario lasciarlo qui da me…” Bob si convinse della sensatezza delle parole del dottore e disse: “Certo!! Lo credo anch’io!!  Se è per salvargli la vita sarà meglio far così!! Però… mi raccomando… Tengo molto a questo cane!! Ah… Se dovesse venire Jeremy, il suo padrone… chiami subito le autorità!! Owen non deve mai più rivedere quel mostro!!” Ted annuì. Owen con Stella, non capirono cosa stava per accadere, e si guardavano con molta tenerezza.

 

Bob ed il veterinario, si strinsero la mano mentre i due cani guardavano incuriositi la scena. “Beh… Dottore… adesso devo proprio andare!! Ci rivedremo domani mattina… Si prenda cura di Owen!!” Disse Bob, ed il veterinario si avvicinò ancora ad Owen trattenendolo per il collare, dicendo: “Farò del mio meglio… Non si preoccupi!! A domani!!” Bob, prese Stella in braccio e s’avviò verso la porta, ed Owen nel vedere questo tentò d’andare anche lui, ma, vedendosi trattenuto, cominciò a ringhiare forte, mentre Ted tentò di calmarlo accarezzandolo. Ma questo non servì. Stella guaiva disperata, e nel sentire ciò, anche Owen cominciò a farlo. “Calmo… Ritorneranno!! Non ti hanno abbandonato!!” Disse lo specialista, ma Owen gli si rivoltò contro e provò a morderlo, ma quello gli mise subito la museruola dicendo: “So che non mi capisci!! Ma credimi cagnolino… E’ solo per il tuo bene!!”

 

Era vero! Owen non aveva capito! Per lui, il padrone di Stella lo aveva abbandonato! Per la terza volta si sentì morire! Cominciò a piangere, pensando che non avrebbe mai più rivisto la sua Stella, e che Bob, che egli credeva essere buono, in realtà era uguale agli uomini ed ai cani che gli avevano fatto sempre del male! Perché lo aveva lasciato con quello sconosciuto che continuava a fargli provare dolore fisico?

 

Dopo, contro la sua volontà, Owen fu condotto in un’altra stanza. Ted prese ad accarezzarlo provocando nel cane sentimenti contrastanti. Come mai, prima gli aveva messo la museruola ed adesso lo trattava con dolcezza? Pensò che gli umani erano molto strani. Il dottore gli somministrò con una puntura qualcosa, e piano piano s’addormentò.

 

Durante tutto quel tempo, Owen fece sogni molto strani… Sognò King e provò lo stesso dolore che aveva subito durante il combattimento all’ultimo sangue… Rivide come un’ombra Jeremy, toglierlo da sotto i denti del rottweiler salvandogli la vita, ma poi lo vide trascinarlo giù in quella cantina, facendogli male alla zampa martoriata… Rivide la luna dalla finestrella ed il topolino Kim che gli aveva parlato, ma che poi si trasformò subito in Saetta, il cavallo che aveva conosciuto. Provò paura, perché da benevolo amico, nell’incubo lo vide colpire con lo zoccolo la sua zampa rotta, facendolo piangere forte! Poi… rivide Stella, e provò ad andare da lei, ma il cavallo con gli occhi di fuoco, prese a rincorrerla. La poveretta chiamava aiuto, ma l’equino le saltò addosso! Owen non poté fare nulla perché era bloccato alle zampe posteriori dai denti di molti cani che lo volevano attaccare! Guaì e pianse! Ma quel trambusto, dopo un po’ si trasformò in qualcosa di diverso… Rivide la sua mamma che dopo averlo partorito gli leccava la pancia in modo tenero, ma quella lingua, ad un tratto, si trasformò nella mano di Jeremy che lo accarezzava quando da piccolo lo aveva accudito! Dunque, non era stato sempre cattivo e malvagio? Tutto ad un tratto non vide più nulla… diventò tutto nero! Riusciva solo a distinguere il battito del suo cuore.

 

Quando si svegliò, capì che non si trovava più nella stanza dov’era prima che s’addormentasse, ma in un posto diverso… Era steso su una lettiera candida… ed era da solo. Non riusciva a vedere nulla! Era notte inoltrata! A quella desolazione, si mise a guaire forte, e nel guaire diceva: “Ecco!! Sono solo!! Stella!! Amore mio!! Dove sei… Mi hai lasciato solo!! Qui è buio!! Ho paura!! Voglio per un attimo rivederti… Voglio essere di nuovo libero!! Oh padrone… sarai morto anche tu? Ti voglio rivedere… Padrone… ora… solo ora ho compreso che non sei stato per me sempre cattivo!! Ti perdono sai… Adesso ho compreso di volerti bene!! Aiutami!!” Un altro cane, in un’altra gabbietta vicino, nel sentire questi lamenti, si rivolse a lui dicendo: “Amico!! Eh!! Non devi piangere… non tu!! Tu sei molto fortunato!! Almeno da come ho sentito, tu un padrone ce l’hai avuto… hai anche una compagna… Io no!! Vedi… sono qui… nella gabbia a lato della tua!! Sono un beagle!! Il dottore mi ha portato via da un brutto laboratorio… Sai… Non ho mai conosciuto nemmeno mamma e papà!! Tu… da quel che vedo, sei un pastore tedesco bianco!!! Ah… se sapessi!! Tu puoi fare cose stupende, sia per te che per gli altri!! La tua, è una razza bellissima… mentre la mia è sfortunata!! Noi siamo destinati a far da cavie negli esperimenti dei due zampe!!” Owen, cercando di scorgere nell’oscurità l’altro cane, disse piangendo: “Io… io potrei fare cose stupende? Oh no!! Ti sbagli amico beagle!! Forse tu non sai cosa significa farsi mordere dappertutto durante i combattimenti fra cani!! Io, fino ad ora ho sempre visto e fatto questo!! Questo tu non lo puoi sapere!! Sai… mi fa male tutto il corpo… e poi ho una zampa rotta…” Il beagle lo guardò avvicinandosi alle sbarre che separavano le due gabbie, e gli disse: “Ah… Forse non lo sai… ma Ted, il veterinario, mentre dormivi, ti ha salvato la vita!! Ti ha guarito!! Sai, stando qui, ho capito che non tutti gli esseri umani sono cattivi!! Sono sicuro che domani rivedrai la tua compagna… Invece io… invece io non ho e non avrò mai nessuno al mondo!! Io sono da solo… non tu, pastore tedesco!!”

 

Owen con il beagle, passarono tutta la notte a parlare tra di loro. Il pastore tedesco non immaginava che si potesse instaurare un’amicizia con altri cani, e ne fu così entusiasta che disse: “Amico… Ma, da quanto tempo sei rinchiuso qui…” Il beagle gli rispose: “Da quando ero un cucciolo!! Ogni tanto, Ted, mi porta al parco a correre ed a giocare, ma… purtroppo ritorno sempre qui e sono sempre da solo!! Sai… parlo solo con i suoi pazienti… ma poi…” Owen tristemente completò: “… Tutti se ne vanno!! Aveva ragione Saetta, quel cavallo che ho conosciuto insieme alla mia compagna Stella proprio ieri!!” Il beagle rispose guaendo: “Quel cavallo ha proprio ragione… Noi cani siamo condannati a soffrire… Ma… Owen… per te, ti ripeto che è diverso!! Ancora tu sei giovane!! T’aspettano, sicuramente, quando uscirai di qui, tante carezze e molti compiti importanti!! Solo io… solo io non uscirò mai da questa stanza!!” Owen gli disse: “No beagle!! Anche io dicevo così ieri, quando ero chiuso in quello scantinato… Ma ora, so che la vita riserva sempre grandi sorprese!! Beagle… amico mio… se è vero che verranno a riprendermi, io ti giuro che allo spuntare del sole che riscalda, Bob… il padrone di Stella, ti porterà con se… Resteremo insieme… saremo amici e giocheremo per sempre… Te lo prometto!!” Il povero beagle, guaì più forte e nel pianto gli disse: “Potrai mantenere la tua promessa Owen? No!! Io non lo credo!! Come farai a convincere il padrone della tua compagna a prendere anche me? Noi… noi non possiamo comunicare con gli esseri umani… tu lo sai…” “Farò in modo che anche senza parlare capiscano amico mio!! Adesso non piangere più… credo che sia arrivata l’aurora…”

 

Era davvero l’aurora! Il sole, spuntando ad est, fece apparire sui muri dello studio e sulle gabbie, un chiarore rosso intenso. I cani gioirono della luce! Si stiracchiarono e finalmente potettero vedersi meglio. Owen, vide il musetto triste del beagle e ne fu colpito: “Senti amico beagle… Dimmi… è da un po’ che vorrei farti una domanda… ma tu come ti chiami?” Il poveretto di Owen, non immaginava d’aprire una ferita enorme della vita dell’amico, quindi, quando quello cominciò a piangere in modo straziante, cominciò a dire: “Oh… mi dispiace!! Ma… come mai stai piangendo? Forse per quello che ho detto? Sai… non era mia intenzione farti guaire!!” Il beagle, riprendendosi disse: “Lo so… non è colpa tua!! No Owen!! Io non ho un nome!! Nessuno me lo ha mai dato!! Te l’ho detto!! Sono solo al mondo…” Preso dalle parole di quell’infelice, Owen con slancio disse: “… ti faccio un’altra promessa beagle!! Oltre a portarti con noi, ed a non essere mai più solo… il padrone di Stella ti darà anche un bellissimo nome!!” Il beagle, singhiozzando rispose: “… Non so se questo sarà possibile… comunque, tu sei stato l’unico ad avermi detto parole tanto belle!! Grazie Owen!!”

 

Passò così un’ora quando, i due cani furono scossi dal suono di chiavi nella serratura. Era Ted che entrò in studio. Subito, l’uomo arrivò dove si trovavano i due cani, e s’avvicinò alla gabbia di Owen e la aprì. Questa volta, il cane non si mostrò aggressivo… infatti, provava gratitudine per essere stato guarito. “Ah! A quanto pare hai capito finalmente che ti sono amico!!” Disse con soddisfazione il dottore, e portò Owen a terra. Iniziò a controllarlo dappertutto, ed Owen lo leccò. Il cane, nonostante le fasciature sembrò stare molto meglio, e così l’uomo commentò: “… Tutte le lotte ti hanno reso forte Owen!! Vedrai… tra poco, guarirai completamente!!”.

Dopo, l’uomo diede da mangiare e da bere ai due cani in due ciotole, e così, anche il beagle fu fatto uscire dalla gabbia. I due cani nel vedersi, cominciarono a leccarsi ed a giocare come se fossero stati due cuccioli. Il veterinario si mise a guardarli intenerito. “Beagle… Hai trovato un nuovo amico… Ma guarda un po’… Voi due, fate una bellissima coppia… Quasi quasi, chiederò a Bob di portarti con lui… Infondo credo che ormai sei stato qui abbastanza… e poi… lui già t’aveva messo gli occhi addosso!!”

 

Stella con Bob, erano in procinto di uscire da casa per recarsi proprio nello studio di Ted. Avanzando in strada, notarono che Jeremy, fasciato, con una bottiglia di whisky in mano, era rientrato in casa, e non vedendo nello scantinato Owen, gettò la bottiglia in terra gridando come un matto! Bob nel vedere la scena, accelerò il passo, ma Stella, che aveva capito chi era quell’uomo, si mise a ringhiare in quella direzione, il quale, nel sentire quel verso si inquietò e gridò: “Cosa diavolo vuoi tu? Cosa vuoi da me? Sta zitta, o ti spezzo tutte e quattro le zampe!!” Stella, anche non avendo capito nulla delle parole di Jeremy, sfuggendo a Bob, e soprattutto provando odio per quell’uomo che aveva fatto così tanto male ad Owen il suo compagno, corse da lui, e gli assestò un morso alle gambe! La coraggiosa cagnolina non badò al pericolo e continuò a stringere, mentre Bob le gridò di finirla, ma Jeremy assestò un calcio molto violento alla bestiola, proprio sotto la pancia, tanto forte che si mise a guaire dal forte dolore. “Maledetto!! Vieni a riprenderti la tua sudicia cagna!! E’ pericolosa!! Portala via prima che la uccida a colpi di pedate!!” Gridò Jeremy in direzione di Bob, ma quello gli si avvicinò, e prendendo in braccio la povera Stella che tremava e piangeva, gli disse: “Ah!! E così sarebbe lei la pericolosa? Oh no!! Secondo me, chi è davvero pericoloso… quello, senza ombra di dubbi, sei tu… anzi… tu sei un MOSTRO CRUDELE!! Trattare così un cane… non facendogli vedere altro che sangue e lotte… e come se non bastasse… maltratti… maltratti una povera creatura di Dio… una creatura che…”  “Tu!! Tu che ne sai? Allora sei stato tu a prendere Owen entrando come un ladro in casa mia? Sei stato sempre tu a farmi ammazzare di botte l’altro ieri? Ah!! Dovevo immaginarlo!!” Bob cominciò ad avere paura, ma disse: “No!! Non sono stato io… ma t’assicuro che vorrei tanto averlo fatto!! Owen… Owen è fuggito da te di sua volontà!!” Jeremy, preso da un fremito di rabbia, entrò in casa, e Bob, credendo che volesse prendere un’arma, fuggì per la strada che conduceva dal veterinario con la povera Stella in braccio che ancora tremava e piangeva.

 

Nessuno, nello studio di Ted sapeva quello che era accaduto! Owen, ormai credeva che Jeremy fosse morto, e di questo ne provava dolore! Il beagle era molto contento, anche se in cuor suo sapeva che la promessa fatta dal pastore tedesco non avrebbe potuto verificarsi, ma, decise, anche se per poco di godersi quell’amicizia.

Il veterinario, ormai tranquillo sulla salute di Owen, si mise alla sua scrivania e cercò di completare di scrivere alcuni documenti, mentre i due cagnolini continuavano a giocare allegramente.

 

In strada, il povero Bob correva e si guardava continuamente alle spalle… doveva trovare il modo d’arrivare presto dal veterinario, e così, ansimando, percorse il campo dove Owen e Stella si erano scambiati tanta tenerezza. Saetta, il cavallo, nel vedere l’uomo correre con Stella in braccio, capì che c’era qualcosa che non andava, e si rivolse alla povera cagnetta dicendo: “Piccola… cosa succede? Perché il tuo padrone corre così? E perché tu stai piangendo?” Quella gli rispose tremando: “Siamo inseguiti da un uomo cattivo!! Il padrone di Owen!! Vuole farci del male!! Saetta!! Sto piangendo perché mi ha dato un calcio in pancia!! Ora… sto male!! Oh cavallo!! Ci serve aiuto!!” Lo stallone, avrebbe voluto dire altro, ma vide Jeremy correre verso di loro con un fucile in mano! Bob si vide perduto… cominciò a correre più forte, mentre quello puntò il fucile per far fuoco. Saetta capendo il pericolo, saltò il recinto e nitrendo con molto coraggio, colpì con uno zoccolo Jeremy facendolo cadere all’indietro, ma nel cadere, sparò un colpo in aria che quasi non colpì il cavallo.

 

Furono Owen ed il beagle a sentire il colpo! Drizzarono il pelo e cominciarono ad abbaiare per avvertire il veterinario che corse da loro per vedere cosa stava succedendo. Owen, saltando per indicare la finestra, fece capire all’uomo che qualcosa di grave era accaduto fuori, e che quel qualcosa li aveva spaventati. Ted, spostando la tenda vide in lontananza Saetta con un uomo steso al suolo. Pensò che il cavallo si fosse imbizzarrito e che avesse fatto del male all’uomo, e così, prese velocemente un fucile caricato con anestetici, e corse fuori in strada. Owen ed il beagle uscirono anche loro e corsero dietro al veterinario. Nell’andare avanti, Owen intravide Stella e Bob! Corse da loro come un lampo scodinzolando, ma qualcun altro l’aveva visto… Jeremy… “Corri via Owen!! Non puoi restare qui!! Lui ti prenderà di nuovo!!” Gridò Bob, ma il pastore tedesco non capì. Stella, piangendo disse al cane: “Owen… Amore… Il tuo padrone cattivo è vivo!! Scappa!! A me, già mi ha fatto molto male colpendomi all’addome con un violento calcio!! Mi ha fatto piangere!! Non voglio che faccia del male anche a te…” Owen, alzò la testa, e vide fra gli zoccoli di Saetta il suo padrone steso al suolo.

 

Anche Jeremy lo osservava… Ci fu un momento di sguardi… L’uomo come folgorato urlò: “Owen!! Attacca quell’uomo!! Azzannalo!! Sii un demonio!! Uccidilo!!” Per un istante, il pastore tedesco non si mosse… aveva ricevuto un ordine dal suo padrone che, tante e tante volte aveva sentito durante i combattimenti, ma ora, quell’ordine era d’attaccare chi lo aveva salvato, ed anche di far del male alla sua compagna, che per lui era fonte di gioia!! Un ordine innaturale… un ordine che non poteva eseguire!! Il poveretto, aveva capito cosa fare, ma non potendolo fare, istintivamente ululò lievemente come per far capire il suo giusto rifiuto ad un comando tanto crudele! Jeremy infuriato da questo, prese di nuovo da terra il fucile, e tentò di sparare ad Owen dicendo: “Ti hanno reso un perdente!! Non mi resta che mandarti all’altro mondo!! Ah!! Quanto ho temuto che arrivasse questo momento!! Non avrei voluto farlo!! SEI UN CANE FALLITO!!” Ted insieme a Bob, riuscirono a disarmare Jeremy. Il dottore, pieno di rabbia verso quell’uomo disse: “… Non ti rendi conto di quello che hai fatto a quella creatura che si è affidata completamente alle tue mani? Si è affidata completamente a te!! L’hai reso un essere crudele… ma… il più crudele sei tu…” Ma Jeremy rispose: “… E a te cosa diavolo importa? Chi sei? Il cane non è tuo!! Il cane è solo mio!!” “Ora non lo è più!!” Gridò Bob. Saetta andò da Owen, che intanto era intento a leccare Stella, e disse: “E’ tutto finito amici cagnolini!! Ora, se la vedranno gli uomini!! Il tuo padrone Owen, da ora in poi, non ti farà mai più del male!! Sei contento?” Owen smise di leccare Stella, e guaì dicendo: “… Io… io gli voglio bene!!” Il beagle disse: “… a chi? A quello lì? E dimmi Owen… Come fai a volergli bene?” Il pastore tedesco rispose: “Voglio bene a Jeremy, anche se m’ha fatto sempre combattere!! Io… io ho ricordato tutto… Sono il suo cane… gli devo amore e protezione!! Ricordi Stella… ricordi quello che mi hai detto ieri? Abbiamo fatto un patto noi e loro!! Un patto indissolubile!! Questa notte ho ricordato Jeremy e l’amore che m’ha saputo dare, anche se è da tanto che è stato cattivo!! Mio dovere e farlo ritornare buono… Ma… solo lui… solo lui potrà in me cancellare il dolore con una carezza!!” Stella ed il beagle con Saetta lo guardarono in modo interrogativo… e lui, guardando Stella come per dirle che sarebbe ritornato, corse da Jeremy…

 

Bob con il veterinario e Jeremy, erano ormai ai ferri corti, e non si resero conto che Owen stava per raggiungerli. “Lasciatemi andare!! Cosa volete da me…” Gridava Jeremy all’indirizzo degli altri due uomini, e Ted gli rispose: “Non ti lasceremo… se prima non prometti di lasciar andare quel povero cane!! Dimmi… Quanto vuoi per darlo via? Se è solo una questione di danaro…” Jeremy gli disse arrabbiato: “Se è per me, ve lo potete pure prendere!! Ma prima… prima, voglio spezzargli le zampe!! E’ diventato inutile!! Non ha più quella cattiveria che io, dopo anni d’addestramento ero riuscito a fargli avere!! Fin da cucciolo… quel dannato m’ha fatto disperare!!” “No!! Noi non ti permetteremo di fargli male!! Perché tanta violenza?” Gridò Bob, e Ted aggiunse: “Giuro che mai più… in questa città, ci saranno combattimenti e scommesse sui cani!! Fin troppe creature hanno perso la vita per questo gioco innaturale e crudele!! Ora basta!! Ho notato anche che, per addestrare Owen, hai usato il collare elettrico ed il collare a punzoni inversi!! Sei un maledetto!!” Jeremy avrebbe voluto rispondere, ma Owen, arrivò e si fece largo tra gli uomini scodinzolando. Bob e Ted rimasero stupiti, e così anche Jeremy, che non s’aspettava di veder arrivare il pastore tedesco. Bob, cercò d’allontanare Owen da Jeremy, ma quello si divincolò da lui ringhiando debolmente, e senza nessuna paura, s’avvicinò al suo padrone, mentre anche Stella, il beagle e Saetta, s’avvicinarono per vedere.

Jeremy prese Owen da una zampa, e cercò con brutalità di spezzargliela, mentre gli altri due uomini, socchiusero gli occhi per non vedere la terribile scena… ma… non accadde nulla! Jeremy, aveva già cominciato a stringere l’osso della zampa, ma proprio al momento del dolore e della frattura, Owen non guaì… Ora non gli importava! Invece di piangere, con uno slancio d’affetto, abbassò la testa e cominciò a leccare la mano del suo padrone… Proprio quella mano che stava per storpiarlo! Jeremy, lasciò la zampa del cane e stette in silenzio, mentre Bob ed il veterinario Ted, con le lacrime agli occhi, non osavano aprir bocca…

 

Owen aveva spiazzato ogni rabbia e violenza con il suo gesto d’affetto. Ted, con le lacrime agli occhi disse: “Ecco Jeremy… Ecco l’amore che questa creatura prova per te!!” Bob, piangendo riprese: “E’ solo amore… Amore puro e senza ombre!! Solo noi esseri umani… solo noi, mettiamo condizioni nell’affetto!! Adesso… adesso che hai provato l’amore… dimmi… dimmi Jeremy cosa provi per Owen…” Jeremy che ancora vedeva Owen leccarlo con affetto, ebbe un attimo di smarrimento… fu colto da un singhiozzo di pianto, ed allungò l’altra mano, cominciando ad accarezzare la testa di Owen con tenerezza. “Perché lo fa? Perché tanto amore? Owen!! Io… io t’ho sempre trattato male!! Ora… invece, tu non provi odio per me!! Dovresti ringhiarmi… dovresti mordermi… distruggermi…” Owen, avvertì nella voce di Jeremy il dolore e lo stupore, misto al pianto, e volle dare ulteriore prova d’amicizia, che era retaggio di quel patto millenario tra cane ed essere umano, e così, cominciò a leccarlo in tutto il corpo, scodinzolando e saltandogli addosso come un cucciolo.

Questo gesto fece piangere Jeremy, che cominciò ad accarezzarlo su tutto il corpo dicendo: “No!! Io non merito tutto questo!!”

 

Bob, avvicinandosi a Jeremy disse: “Finalmente hai capito? Anche io ho sbagliato con la mia Stella!! Vedi Jeremy… loro ci amano sempre e comunque… Credo che a questo punto, Owen, preferisca stare con te…” Jeremy, nel sentire questo, s’alzò da terra e disse: “… Owen era il mio sostentamento!! Mi guadagnavo da vivere con lui… Anzi… sulle sue spalle!! Comunque, non è stato sempre così…Quando aveva pochi mesi… io non avevo problemi… Stavo con mia moglie e mia figlia!! Proprio lei, ha voluto un cane!! Così lo comprai… Ma dopo poco, incominciai a bere ed a frequentare cattive amicizie!! Cominciai anche ad andare ed a frequentare assiduamente le lotte di cani!! Ah!! Ho scommesso moltissimo!! Ho perso tutto ciò che possedevo!! Persi anche la mia famiglia… Loro se ne erano andate… non sopportavano più il mio comportamento!! Le picchiavo e rubavo i soldi in casa, ed avevo perso anche il lavoro!!, e così andarono via!! Così, preso dallo sconforto, cominciai ad allenare il piccolo Owen al combattimento!! Lo chiudevo in cantina al buio per giorni interi, picchiandolo e nutrendolo poco!! Arrivai perfino a fargli delle iniezioni per aumentare la sua forza!! Ne feci la mia ragione di vita!! Quando fu pronto, lo feci entrare in arena… lo feci combattere come riscatto per la mia vita!! Ora… ora cosa farò?” Ted, dandogli una pacca sulla spalla gli disse: “Beh… potresti venire con me ed aiutarmi nel mio studio…” Jeremy, stava per dir grazie, quando, un uomo, uno di quelli che l’aveva picchiato a sangue, volle completare l’opera iniziata e non completata! A distanza, puntò una pistola su Jeremy e fece fuoco.

 

Quello che accadde dopo ha dell’incredibile! Owen, avendo avvertito il pericolo, per difendere Jeremy, come un fulmine, corse da quell’uomo e gli saltò addosso, ma quello, avendo già sparato il colpo, prese in pieno petto il pastore tedesco bianco, che dopo restò steso al suolo guaendo e perdendo sangue. Bob con Jeremy, corsero per disarmare l’uomo, e Ted chiamò la polizia ed andò a soccorrere Owen.

Quando tutto fu finito, la polizia prese quell’uomo e lo portò in caserma, mentre Jeremy con Stella ed il beagle, sotto lo sguardo di Saetta, cominciò a piangere disperatamente. Owen gli aveva salvato la vita!!

“Owen… Non mi lasciare piccolo!! Resta ancora con me!! Ti prego!! Non morire!!” Il cane, aprì faticosamente gli occhi, e leccò la mano del suo padrone, ma poi stanco, li richiuse. Jeremy piangendo come non aveva mai fatto in vita sua, accarezzò il pastore tedesco sulla testa.

 

Owen morì così! Aveva dato la vita per il suo padrone!

Quanto pianse Jeremy! Aveva capito… aveva capito troppo tardi quello che Owen, il suo splendido cane, aveva sempre provato per lui! Amore… amore incondizionato!!

 

Jeremy, dal giorno dell’addio ad Owen, giurò di prendersi cura dei cani! Con l’aiuto di Ted, aprì un ricovero per randagi e bestiole di ogni genere! Fece perfino chiudere i battenti all’arena dove si combattevano gli incontri tra cani…

Bob e Stella, che anche lei aveva sofferto molto, presero con loro lo sfortunato beagle. Fu proprio Bob a prendere una decisione! Senza sapere nulla della promessa che il pastore tedesco bianco aveva fatto al beagle, per far contento Jeremy, decise di chiamare il beagle proprio con il nome di Owen. Stella ebbe dei cuccioli da lui, ma non dimenticò mai Owen, che rimase sempre nei suoi ricordi!

 

Questa è la storia di Owen! Cane coraggioso e buono, che diede al suo padrone la più alta prova d’amore! La sua vita! E quella carezza… quella carezza che gli aveva dato Jeremy aveva davvero cancellato il dolore.

 

23/06/2013   1/07/2013

 

 

 

 

 

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