ALLA RICERCA DI PHEGEUS (La grandezza dell'innocenza)

RAFFAELE FAMELI

Attenzione !! Le storie sono protette da copyright  dell'autore SIAE (C)

  

*

AXIA

Cos’è questa strana sensazione?

Cos’è che mi porta a pensare?

Mi struggo nei miei ricordi d’infanzia.

Allora, credevo, pensavo, immaginavo,

ma, soprattutto capivo.

Come può un bambino capire le cose del mondo?

Come si può realizzare un sogno?

Un sogno antico come l’universo,

che, anche senza parlare diventa maestro.

Solo che è puro di cuore può capire,

solo chi ha l’animo splendente lo sa.

Guardando gli occhi indaco dei bambini,

si può comprendere l’ignoto,

“Su! Fino a toccare il cielo!” Dicono i pargoli!

Loro l’hanno toccato davvero!

Ma, noi,

siamo grandi!

Capir non possiamo questa verità!

Ci sforziamo,

ci uccidiamo l’anima per comprendere!

Ma, la cosa importante che è intorno a noi,

non ci è accessibile!

Solo loro sanno!

Solo loro vi sono immersi,

e noi dobbiamo solo imparare,

a capire l’immenso, che è dentro e fuori di noi.

 

*

 

(= L’INIZIO DI TUTTO =)

 

Il giorno era finalmente arrivato! Mia moglie aveva dato alla luce il nostro primo figlio! Dopo tantissimi tentativi andati a vuoto, il sole ormai risplendeva sulla mia vita!

Una nuova vita è sempre una benedizione, ma per me, uno psicologo di quarantacinque anni, fu un riscoprire qualcosa che aveva da tempo dimenticato! Una cosa bellissima, che solo i bimbi possono vedere e capire.

Il mio nome è Giulio. Tutti i santi giorni studio per portare sollievo ai miei pazienti. Sono uno scienziato! E come tutti gli scienziati, ero legato alle cose che solo gli occhi possono vedere. Tutto, pensavo, si potesse misurare e riprodurre, naturalmente sperimentando, e quello che non riuscivo a capire, semplicemente , per me non esisteva! Se un giorno, un mio paziente mi avesse confidato quello che sto per confidare io a queste righe, sicuramente lo avrei imbottito di farmaci e mandato in neuropsichiatria! Ma, tutto questo non è successo ad un mio paziente! E’ successo a me! Questo, mi fece cambiare la mia idea di normalità della realtà che viviamo ogni giorno! In altre parole, capii che i sogni possono essere reali!

 

Come dicevo, in casa nostra ci fu il tanto atteso lieto evento. Abbiamo, dopo due giorni d’ospedale, portato in casa Massimo! Mio figlio!

Eravamo davvero al settimo cielo per la contentezza! Il bimbo era bellissimo e soprattutto in buona salute. Mia moglie Cristina, anche se stanca, andava avanti ed indietro per sistemare la stanzetta dove avrebbe dormito il piccolo! Non pensavo che proprio in quella camera, dopo poco tempo, la mia vita sarebbe cambiata così radicalmente.

 

Passarono così tre anni. Io lavoravo e mia moglie badava alle faccende domestiche. Massimo, ormai cresciuto, era diventato molto allegro! Era un bimbo meraviglioso. Già parlava, rideva e camminava! Sembrava essere contento di tutto. Pensavo che i bambini, per loro natura, fossero tutti così, ma noi adulti non possiamo di certo immaginare che loro sanno molte cose che ai cosiddetti grandi è vietato di conoscere.

Compravo cartoni animati a palate! Li sceglievo insieme a Cristina, che poi regolarmente guardavamo per ore ed ore tutti e tre insieme!

 

Mio figlio non ha mai dormito insieme a noi nel lettone! Certo… quando piangeva in modo “inspiegabile”, noi correvamo subito! Pensavamo ad incubi o roba del genere. Ma qualche volta, altrettanto “inspiegabilmente” smetteva di piangere di colpo ed iniziava a ridere e poi… silenzio. In queste “strane” occasioni, io e Cristina ci rimettevamo a dormire… ormai ci eravamo abituati.

Voi potreste dire che tutto questo è normale, e vi confesso che anch’io la pensavo come voi, ma tutto questo prima… prima di quella notte di fulmini e tuoni.

 

(= IL TEMPORALE ED UNA VOCE =)

 

Dunque… una notte, un temporale incredibile si era abbattuto sulla nostra città! Si trattava d’una tempesta come non se ne erano viste da anni. L’energia elettrica andava e veniva in continuazione facendo apparire la città come un albero di natale con le lucette intermittenti! Io decisi di spegnere la TV per paura che qualche fulmine la potesse bruciare. Siccome avevamo già cenato, decidemmo di andare a letto.

Cristina infilò il pigiamino a Massimo, e via… di corsa a letto!

 

Fuori, il temporale continuava ad infuriare! Confesso che anche a me quel genere di tempo faceva innervosire e lo fa tutt’ora, infatti, non riuscii a prendere sonno. Mia moglie, che aveva il sonno più duro del mio, invece, si era già addormentata profondamente, tanto che mi chiedevo come potesse fare ad assomigliare ad una specie di ghiro.

Sembrava di essere ad un concerto nel momento dell’assolo d’un batterista di trash metal! Questa era la sensazione che davano i tuoni, mentre i lampi sembravano delle luci stroboscopiche come quelle che si trovano in discoteca.

Mi giravo e rigiravo nel letto. Cercavo di non svegliare quel ghiro di mia moglie, come se questo fosse stato possibile. Non che avessi paura… però, quei lampi mi resero ancora più nervoso. Come se non bastasse, Massimo s’era messo a piangere, ma, come faceva di solito, “magicamente” aveva smesso, quindi non ci fu bisogno d’andare da lui per controllare, però, siccome mi era venuta una sete incredibile, decisi di fare un salto in cucina e poi anche da lui!

Andai in cucina in punta di piedi e senza fare rumore. Fuori la pioggia ed il vento davano spettacolo!

Senza accendere la luce, aprii il frigo e presi una bottiglia d’acqua. Pensai di portarla con me in camera da letto per bere in santa pace. Mi avviai per il corridoio. Mi ero addirittura dimenticato di passare da massimo, ma arrivato davanti alla porta socchiusa della sua stanzetta, mi fermai di colpo.

 

Udii la voce del mio bimbo che parlava… stava parlando con qualcuno! Mi feci dei calcoli… io, ero li dietro la porta con una bottiglia d’acqua in mano… mia moglie, era stesa sul letto matrimoniale a dormire, e proprio come il ghiro che ho detto prima, sembrava essere in una specie di letargo… quindi… con chi stava parlando Massimo? Mi misi in ascolto con molta preoccupazione e curiosità.

 

“… Oh! Vorrei venire con te! Mi fai volare su… su nel cielo fino a toccarlo?” “Certo! Certo piccolino! Te lo prometto! Forse, domani notte! Sai… con questo tempaccio non si può volare… Zu, sicuramente deciderà di far smettere questa brutta brutta tempesta… altrimenti… altrimenti ci penserò io come al solito!” “Cavallino! Ma… tu, come ti chiami?” “Come? Già non ti ricordi più piccolino? Io mi chiamo Phegeus! Te lo avevo già detto, non ricordi?” “Oh si! Ora mi ricordo…” “Massimo… piccolo… ora devo proprio andare! Sai… devo andare da un altro bambino che ha bisogno di me! Non temere! Ritornerò! Ritornerò da te domani, e se farai il bravo, ti porterò con me su nel cielo! Ti farò volare insieme a me! Ah! Ti faccio anche conoscere il mio cuginetto Pex! Aspettami!” “Certo! Certo ti aspetterò! Ciao Phegeus!” “Ciao piccolino!” Dopo, ci fu silenzio.

 

Ero sconcertato e spaventato. Chi mai poteva essere questo Phegeus? Con chi stava parlando mio figlio? Con chi aveva appuntamento per la notte seguente? Forse un ladro… Già! Forse, qualcuno era entrato e rubando, aveva cercato di far tranquillizzare il mio bimbo raccontandogli quella favoletta! Ma poi, pensai che visto che abitavamo al settimo piano e le finestre non avevano cornicioni, come aveva fatto quell’ipotetico topo d’appartamento ad entrare? Decisi di aprire completamente la porta ma non vidi nulla di strano! Massimo dormiva e non sembrava esserci confusione, in oltre, la finestra era chiusa ermeticamente.

Pensai d’aver sognato quella voce, e rientrai nella mia camera da letto, ancora con la bottiglia d’acqua in mano, che io, essendo molto agitato, facevo ondeggiare a destra ed a sinistra. L’appoggiai sul comodino e mi coricai guardando mia moglie che dormiva come l’animale che prima ho detto. Un ghiro non poteva essere più tranquillo di lei! Chiusi gli occhi.

 

Fuori, il tempo era improvvisamente migliorato! Era inspiegabile un tale repentino cambiamento! Ripensai a quello che aveva detto a mio figlio questo “Phegeus” e sono rabbrividito! Forse, il proprietario di quella voce misteriosa lavorava in un centro di meteorologia? Ma che stavo pensando… Cercai di dormire, ma mi venne in mente la parola “cavallino” che subito mi fece pensare e “forse” ricordare qualche cosa… un cavallino alato! Questo vidi! Com’era possibile? Comunque con questa immagine “strana” ed anche stranamente rassicurante, mi addormentai fra mille pensieri! Pensieri dolci che mi incutevano anche dubbi! Dubbi che dovevo assolutamente far andare via dalla mia, scientifica mente.

 

(= IL DUBBIO E LA RICERCA DELLA VERITA’ =)

 

La mattina seguente splendeva il sole! Mio figlio era con Cristina a fare il solito bagnetto! Era tranquillo. Questa era l’occasione buona per controllare se nella sua cameretta ci fosse qualcosa di strano o di spostato. Non trovai nulla! Però, sul tappeto vicino al lettino, trovai come una impronta rotonda, come se qualche cosa avesse abbassato le fibre dello stesso. Dalla forma, sembrava quasi come una mezza luna… era come l’impronta lasciata da uno zoccolo d’un cavallo molto piccolo. Mi impressionai moltissimo, tuttavia, decisi di non dire nulla a Cristina per non farla turbare, anche se, a dir il vero quello ad essere turbato ero solo io!

E se tutto quello che avevo udito e visto fosse stato vero?

 

Salutai Cristina e Massimo, e come ogni mattina andai a lavoro! Sembrava strano, ma pensavo che ad avere bisogno di uno psicologo in quel momento non fossero i miei pazienti ma io!

M’avviai verso l’ascensore e poi, uscendo dalla casa andai in garace. Montai sull’automobile mentre speravo di non incontrare per la via una Ferrari. Infatti, la sola vista di quel logo con quel cavallino rampante, che, in tempi diversi m’avrebbe fatto desiderare l’auto in questione, mi avrebbe fatto pensare a quello che mi era accaduto, magari provocando anche un bel incidente!

 

Arrivai nel mio studio. Dissi alla mia segretaria di non far entrare ancora nessuno! Avevo bisogno di risposte! I dubbi attanagliavano la mia mente! Chi mai mi poteva dare le risposte che cercavo? Solo il mio computer! Proprio quello che usavo volutamente solo per scrivere le relazioni delle visite che facevo ai poveretti che venivano da me, pensando che fossi un supereroe senza paura e  dilemmi,  per cercare di risolvere i loro problemi! S’aspettavano da me delle risposte… Beh… Ora i problemi, invece, ce li avevo io! Ero io a cercare delle risposte, che nessuno m’avrebbe potuto dare in modo razionale. Avevo come l’impressione d’aver già sentito quella voce e quel nome! Soprattutto, nella mia mente c’era sempre quella strana sensazione di ricordare quella immagine di quel cavallino alato che mi cullò, così dolce, la sera prima… in quella notte di fulmini e lampi che era diventata improvvisamente così calma e serena.

Accesi il calcolatore e feci in rete una ricerca mirata! Cercai la parola Phegeus! Trovai un link di un sito che ne parlava! Si intitolava “Cambiar Vita”! Un sito ricco di favole e racconti! Trovai quello che cercavo! Accesi la stampante e stampai quello che riguardava Phegeus! Beh… quel sito, aveva davvero, come il suo nome diceva, cambiato la mia vita! Leggendo le pagine che avevo stampato, i miei occhi si empirono pieni di lacrime. Forse ricordavo, oppure mi ero solo commosso leggendo, io questo non lo sapevo! So solo che andai di corsa in bagno per sciacquarmi il viso! Non potevo di certo accogliere i miei pazienti in quello stato!

 

(= LA VERITA’ NEL RICORDO, L’ANSIA DI UN INCONTRO E LA SPERANZA NELL’ATTESA =)

 

Lavorai senza convinzione quel giorno! So solo che aspettavo… aspettavo che arrivasse la notte! Anche se, razionalmente non ci credevo, con il cuore sapevo e speravo… speravo in un incontro! Non ci fu nemmeno bisogno dell’autoipnosi come avevo progettato, anche perché, quella tecnica avrebbe alterato, siccome agitato, la realtà del ricordo! Io comunque sapevo! Sapevo d’avere già incontrato chi, mio figlio vedeva puntualmente ogni sera! Ormai io ero grande! A me quegli incontri erano negati! Avevo detto addio a Phegeus all’età di sette anni, e poi me ne dimenticai… ma ora, grazie a Massimo, ricordavo e volevo incontrare di nuovo quel cavallino! Speravo! Speravo di rivedere i suoi occhi! Si sarebbe ricordato di me?

 

Ritornai a casa. Ormai ero convinto di non aver sognato! Io l’avevo conosciuto! Probabilmente, quando si diventa grandi, si perde la capacità di sognare! Io volevo recuperare quella meravigliosa facoltà! Invidiavo Massimo! Lui poteva ancora sognare senza paura di essere preso per matto proprio da gente come ero io!

“Uno psicologo…” , mi diceva sempre il mio professore d’università, “…deve avere i piedi ben saldi a terra!” Ogni mancanza a questa regola, era considerata come negativa per noi, e per i nostri pazienti, veniva chiamata psicosi che poteva portare ad allucinazioni! Io, non mi riconoscevo in nessuna delle due cose! In barba al professorone, io non ero né con la testa fra le nuvole, e né malato… semplicemente, solo ora, conoscevo una realtà diversa, che la scienza, sperimentatrice e calcolatrice impediva di credere poiché era solo tenerezza ed infinito amore! Due cose che non possono essere né misurate e né calcolate oppure curate! Andavano solo vissute!

 

Arrivai davanti alla porta di casa mia! Girai nella serratura la chiave. Ero a casa! Abbracciai mia moglie! Ancora, avevo in mano i fogli con le storie che avevo stampato in ufficio! Se ne accorse, ed io, dicendo che erano solo fogli che riguardavano il mio lavoro, li lasciai dove poteva prenderli e guardarli! Volevo inconsciamente che li leggesse!

Girando lo sguardo, notai Massimo davanti alla TV. Stava guardando Bambi! Quante volte avrò rivisto quel cartone animato? Saranno state più di cento! In casa mia non si guardava altro! Ho addirittura dovuto comprare due volte quella videocassetta, siccome il nastro si era consumato per tutte le volte che era stato visto! Ormai, potevo ripetere a memoria tutte le scene, ma quella volta il connubio tra gli occhini teneri del cerbiatto in questione, e mio figlio sul tappeto davanti allo schermo, mi fece venire le lacrime agli occhi! Eccolo! Massimo, era il depositario d’una verità e realtà che anch’io volevo riscoprire!

Gli andai vicino e lo baciai! Quello, che non era abituato a simili scene d’affetto così violento da parte mia, mi guardò stupito! Io, prendendo coraggio, gli dissi all’orecchio: “Massimo! Ti voglio bene! Non sai quanto sei fortunato! Quando… quando incontrerai stanotte il tuo amico cavallino, parlagli di me! Digli che voglio incontrarlo!” Quello mi guardò sorridendo, e senza alcun timore di nessun genere mi disse: “Papà! Lui lo sa già! Ti aspetta nella mia stanzetta stanotte! Lui viene solo quando è buio… sai… Quante volte ha scacciato i mostri cattivi che mi facevano paura, e poi… mi ha anche fatto vedere l’arcobaleno!”

Mi vennero dei brividi alla schiena! Lui, si ricordava di me, e m’aveva dato appuntamento! So solo che ricordavo… ricordavo anche l’arcobaleno! Quello, era il più bel potere di Phegeus! Mi venne da piangere… Era stupendo! Anche io da piccolo lo avevo visto! Ne ero sicuro! Però, riprendendomi dissi al mio piccolo: “Di a Phegeus che non mancherò all’appuntamento!” Massimo mi rispose: “Lo sa già!”.

 

Si era fatta quasi sera! Giocai fino all’ora di cena con mio figlio! Giocammo con le macchinine ed i soldatini! Non l’avevo mai fatto! Quanto mi sono divertito! Quello era un modo per avvicinarmi di più al mondo che solo i bambini e quel cavallino conoscevano!

Mia moglie ci guardava! Non poteva sapere… a lei, non era consentito conoscere! Era grande! Come speravo, aveva letto anche lei quei racconti! Però, pensava fossero solo favole e niente più! Ma… per me e Massimo non lo erano! Erano fatti reali!

 

Era già l’ora di cena! Per la grande agitazione non sono riuscito a mangiare! Mia moglie, molto preoccupata mi disse: “Giulio! Ma, stai male? Non hai mangiato quasi nulla stasera!” “No! Sto bene amore! Non ti devi preoccupare!” Avrei voluto gridarle il mio segreto! Avrei voluto dirlo a tutto il mondo, ma non trovai il coraggio! Pensavo non m’avrebbe capito! Mi vergognavo a dirle il mio segreto, ma volli comunque farle capire qualcosa, e schiarendomi la voce le dissi: “Cristina… ho pensato che forse, per il prossimo compleanno di Massimo, potremmo portarlo giù al maneggio per fargli vedere i pony! Se questa esperienza gli piacerà, quando sarà un po’ più grandicello, potrà fare equitazione! Cosa te ne pare?” “Ma… Giulio… come mai tutto questo interessamento per i cavalli? Prima porti a casa quelle storie e poi, mi fai questa proposta!” Io le risposi: “I cavalli sono amici con i bambini! Non lo sai? Si chiama pet therapy…” Quella disse: “Va bene… va bene! Anch’io amo i cavalli! Li sognavo sempre quando ero piccola!” “Si! Sognati…” Dissi sottovoce… Probabilmente la mia mogliettina voleva farmi capire qualcosa! Quando si è piccoli, Phegeus va da tutti! Sicuramente anche da lei! Anche Cristina ha volato su di lui, ma semplicemente non se ne ricordava più.

 

(= LA NOTTE, I SOGNI, LA RISPOSTA E LA LUCE DEL CUORE =)

 

Era scesa la notte! Fuori, i lampioni accesi illuminavano la strada! Si respirava aria di primavera! Ma non c’era solo luce nella strada! Anche il mio cuore era illuminato da una luce straordinaria! Tutto sembrava dolce e protettivo! Ripensavo ai sogni che mi raccontavano i bambini, quando, nel mio studio, con i genitori, venivano da me! In molti, infatti, raccontavano di “sognare” cavalli! Tutti i bimbi li sognano, anche se in realtà non ne hanno mai visto uno!

Se uno non ha mai visto una cosa, è impensabile che la può sognare e descrivere con tale precisione di dettagli! Quello che non si è mai osservato non si può raccontare! Io non ci avevo mai fatto caso a questo! La risposta la trovai quella sera guardando il cielo ed aspettando quell’incontro! Loro sapevano perché avevano visto! Se si racconta, infatti ai bambini di animali parlanti, loro accettano, mentre gli adulti si chiudono a riccio negando assolutamente questa possibilità!

 

Cristina con Massimo, erano nella cameretta! Già il pigiamino era stato indossato dal mio depositario della verità, ed era pronto anche lui, ma abituato, all’incontro magico di quella notte! Io… io invece non ero pronto! Se fosse stata una delusione? Se tutta quella tenerezza non fosse stata vera? Come avrei potuto continuare a vivere normalmente? Non lo sapevo! Però ero sicuro di quello che la sera prima avevo sentito! Mio figlio m’aveva dato conferma! Cosa mi avrebbe detto quel cavallino? M’avrebbe accettato… io… un adulto? Avevo paura di non essere in grado di capire la grandezza dell’innocenza!

 

(= LE ORE CHE NON PASSAN MAI, MA CHE POI VOLANO =)

 

Erano arrivate le dieci di sera! Per Massimo era giunto il momento d’andare a letto! Cristina lo accompagnò e, come al solito gli riboccò le coperte.

Io in soggiorno fremevo! Non vedevo l’ora che, anche per me, arrivasse il tanto sospirato momento. Però, quella sera, mia moglie, da ghiro sembrava essere diventata una volpe… già, animale notturno! Non voleva proprio andare a dormire! Scoccarono così le undici, ma di avviarci in camera da letto non se ne parlava proprio! In TV, infatti, stavano dando uno di quei film che tanto piacciono alle mogli! Una lunga storia d’amore che sembrava non voler finire mai! Il fatto che Cristina volesse a tutti i costi vedere quel film sdolcinato, io lo capivo! Da quando Massimo era entrato nella nostra vita, l’unica occasione per vedere qualcosa in TV era proprio dalle undici di sera! Per il resto della giornata, su quel televisore, solo cartoni animati!

La mia cara mogliettina, guardava con molto interesse lo schermo emozionandosi, ed addirittura piangendo in certe scene! Io, invece fremevo! Lei non sapeva che qualcuno mi stava aspettando! Non sapevo neppure, a che ora il cavallino fosse arrivato! E… se fosse andato via senza aspettarmi? Come avrei fatto? Speravo e pregavo che restasse a lungo! Che mi aspettasse! Chiedevo all’orologio di scorrere più piano! Di non far andare troppo avanti le lancette! Prima, desideravo che il tempo scorresse più veloce, ma ora, volevo che si fermasse!

Mia moglie, vedendomi distratto mi domandava se per caso il film mi stesse annoiando, ma io le rispondevo di no, però era una bugia! Volevo che finisse presto… volevo vedere i titoli di coda! Ma, quelli era come se non volessero farsi vedere! Volevano farmi impazzire! Non scorrevano mai!

Tremavo anche all’idea che Cristina, dopo il film, emozionata com’era, volesse che io facessi il mio dovere coniugale! Quella sera ero io a non volere! Non ci sarei riuscito! Il pensiero di Phegeus, così tenero e piccolo, di sicuro, m’avrebbe bloccato!

Vedendo una scena del film, ho creduto seriamente di scoppiare! Fecero vedere i due protagonisti, cavalcare in riva al mare su un bel cavallo bianco! Ero al limite della sopportazione! Mi girai da Cristina e disse mentendo pietosamente: “Amore… Io domani devo andare a lavoro presto… Devo svegliarmi prima del solito! Se non ti dispiace, tesoro, vorrei andare a letto! Sono già…” Guardai l’orologio e sbiancai in viso: “… è già l’una di notte!” Per fortuna Cristina, non vide e non ci fece caso alla mia espressione, e, spegnendo il televisore disse: “Va bene! Hai ragione! Questi film durano troppo! Anche io domani devo accompagnare Massimo dal pediatra per un controllo! Dunque… andiamo!” E si alzò dal divano.

 

Ero già sotto le coperte! Nessuno può immaginare che stando li sotto si possano fare cose magnifiche, vedere altri mondi con i sogni, oppure aspettare… già… aspettare qualcuno! Io speravo che il cavallino non fosse già arrivato! Per fortuna, mia moglie, da bravo ghiro, s’era già addormentata, ma io non potevo! Agitato com’ero, tenevo gli occhi aperti come delle lanterne! Mi venne un altro dubbio… m’avrebbero chiamato? Oppure sarei dovuto andare io nella cameretta? Questo proprio non lo sapevo!

 

(= L’INCONTRO CON IL PASSATO, CHE E’ PRESENTE =)

 

L’orologio digitale della radiosveglia sul comodino mi indicava che erano già le tre di notte! Decisi di recarmi nella stanzetta di mio figlio… mi misi le ciabatte e, senza far rumore, guardando con apprensione quel ghiro di Cristina, m’avviai.

Nel corridoio, di già, potevo sentire qualcosa! Erano le voci di Massimo e Phegeus! Era già li! Mi avvicinai alla porta e mi misi in ascolto come avevo fatto la prima volta…

 

“Oh cavallino Phegeus! Lo sai? Ha detto il mio papà che ti vuole incontrare e parlare! Se vuoi, lo vado a chiamare?” “No Massimo! Tuo papà è già qui e sta sentendo tutto quello che diciamo! Vieni Giulio! Vieni da me! Apri la porta! Non aver paura!”

Mi sentii voluto… chiamato! Con le lacrime agli occhi ho aperto quella porta che mi separava da lui, e lo vidi!

Nello sfondo tranquillo di quella cameretta, che ora mi ricordava la mia di tantissimi anni prima, con la luna che illuminava tutto, lui era li! Uno splendido cavallino alato che mi guardava con i suoi stupendi occhi buoni e teneri! Nemmeno nella mia immaginazione potevo pensare a tanta bellezza e tenerezza! Mi aveva chiamato per nome! Si ricordava di quel bambino che lo invocava quando aveva paura dei tuoni e dei fulmini! Ora… ora anch’io mi ricordavo di lui! Fui colto dal pianto! Un pianto non di dolore ma di tenerezza e gioia! Chi avevo cercato da sempre, anche senza saperlo, ora si mostrava a me con tutto il suo amore!

 

Phegeus si avvicinò a me, ed io allungai sul suo capo la mano! Lo accarezzai sulla bellissima criniera bianca! Fu una sensazione di incredibile bellezza e dolcezza! Non potrò mai più dimenticare quella sensazione di pace, che scaturiva da quel piccolo cavallino! Piangevo… piangevo e lui mi guardava! Capiva! Riusciva a comprendere il mio rispetto ed amore per lui! Un uomo della mia età, aveva avuto il privilegio di vederlo e di toccarlo ancora!

“Giulio! So che hai tantissime domande da pormi! Io sono qui ora! Sei cresciuto! Adesso sei anche padre! Sei padre di Massimo! Essere padri è una esperienza bellissima! Lo so perché anch’io voglio bene al mio papà Pegaso! E’ da tanto tempo che non ci vediamo… Sono passati circa trentotto anni da allora! Ti ricordi Giulio? Ti ricordi quando ti chiamavo piccolo e ti portavo su di me, facendoti volare e mostrandoti le stelle e l’arcobaleno?” Piangevo! Ricordavo tutto! Ricordavo l’arcobaleno! Era li! Avevo recuperato la memoria della mia infanzia ormai passata! Ora… ora ritornava da me, sottoforma di quel cavallino! Però, con tristezza ricordavo anche, purtroppo, quando fui costretto a dirgli addio! Anche per questo piangevo! Sicuramente, Phegeus, cancella la memoria ai bambini per non farli soffrire! Non devono ricordarsi di lui da adulti! Ne soffrirebbero molto, poiché non possono avere più il privilegio di vederlo! Quel cavallino è il protettore dei bambini! Solo di quelli! Solo loro, infatti, possono averlo come amico e protettore, ed addirittura cavalcare su di lui su nel cielo! Gli dissi solo: “Si Phegeus! Mi ricordo… mi ricordo di quando vedevo la città dall’alto… mi ricordo di quando cadevo e tu mi dicevi di non piangere! Anche se non ti vedevo, sapevo d’averti sempre vicino a me! Mi ricordo di tutto cavallino! Di tutto quanto…”

(= IL REGALO DELL’AXIA =)

 

In quella stupenda atmosfera magica che si era venuta a creare, mi sentivo protetto e felice! Nessuno! Nessuno ora, avrebbe potuto più farmi del male! Certo è vero! Ero grande, ma, anche i grandi, di tanto in tanto hanno paura proprio come i bimbi! I bambini, hanno paura del buio e dei mostri, invece, purtroppo, quando si cresce, le paure diventano più terrene e tetre! Si ha paura della solitudine e della morte!  Ma io, in quel frangente non ne avevo più! Ora c’era lui! Provavo, come da tanto tempo non la sentivo più, una sensazione di tranquillità, protezione e pace, come quando ero piccolo ed i miei genitori mi tenevano per mano! Ero felice! Ero felice ma piangevo ancora!

 

Phegeus, capì il mio stato d’animo, e volle farmi ancora un altro dono! Si avvicinò ancora di più a me e disse con la sua voce calma e gentile: “Giulio! Tu vuoi capire e sapere! Lo so! Ora sei confuso, però io riesco a leggere dentro di te quello che sei! So… so che ancora tu la possiedi!” Io sentendo questo, guardandolo stupito e con apprensione gli dissi: “Cosa? Cosa possiedo ancora?” Cosa avevo io? Di cosa stava parlando Phegeus? Mi invitò ad accarezzarlo di nuovo, e poi mi disse: “Tu… hai ancora in te il cuore d’un bambino! Vedi Giulio… tra te ed il piccolo Massimo, non c’è alcuna differenza! Siete uguali… ed io l’avevo già intuito da quando ti conobbi la prima volta! Riconobbi in te la purezza d’animo… proprio la purezza, che se conservata, può esserci anche da adulti!” Mi impressionò la sua esternazione! Come potevo ancora avere il cuore di un bimbo? Ero adulto! Pensavo, che con il passare degli anni, e poi… con tutti gli errori che avevo fatto nella mia vita, ormai non fossi più come un tempo! Certo… ricordavo ancora quella lezione di letteratura italiana che parlava di una certa opera di Giovanni Pascoli: Il Fancullino, però quella era tutta un’altra storia! In sostanza, il vecchio Giulio non c’era più… od, almeno così pensavo! In sostanza, ero cresciuto! Lui, invece, mi guardava convinto di quello che diceva! Continuò a parlare: “Tu possiedi ancora l’AXIA Giulio! Mi hai cercato e chiamato, anche se non lo sapevi! In tutti questi anni, negli altri, cercavi solo conferme! Altri… avrebbero pensato di essere impazziti, oppure di avere, come la chiamate voi psicologi… la ‘ sindrome di Peter Pan ’! Tu invece, sentendo un bambino parlare con qualcuno nella sua cameretta, mentre, in realtà, la realtà degli adulti, non ci poteva essere nessun’altro, non hai avuto nessun dubbio o paura! Tu no! Tu hai voluto cercarmi ed incontrarmi! Hai l’AXIA! Non c’è alcun dubbio!” “Ma… cos’è l’AXIA?” Domandai con apprensione. Fu Massimo, mio figlio a rispondermi: “Papà! Il cavallino Phegeus mi ha detto che è una cosa bella! Non devi avere paura!” Era vero! Avevo paura! Mio figlio, un bambino, dicendomi quelle parole, sembrava possedere una saggezza antica! Sembrava saperne molto più di me e di tanti altri che si definiscono ‘ sapienti ‘! Voleva rassicurarmi, quando avrei dovuto farlo io! Phegeus sorridendomi disse: “Vuoi sapere cos’è l’AXIA? Per capirlo in pieno, visto che solo con le parole è impossibile, devo chiederti di chiudere, solo per un attimo, gli occhi! Giulio… te la senti di farlo?” Io risposi di si! Non sapevo cosa mi sarebbe accaduto, però, pensavo che Phegeus, certamente non mi avrebbe fatto correre rischi. Con agitazione, chiusi gli occhi.

 

Mentre avevo gli occhi chiusi, il cavallino continuò a parlare: “L’AXIA è la capacità di capire il mondo circostante e di vedere oltre! Vedere dimensioni diverse, come la dimensione da cui provengo io! Anche vedere me… in un certo senso, è possedere tale capacità! Ma non solo! Non solo questo! Tu, Giulio, pensi che i bambini siano indifesi ed incapaci di capire? Niente di più sbagliato! I bimbi riescono a vedere molte più cose di un adulto! Vedono anche esseri che non appartengono a questo mondo, e lo fanno con estrema facilità e senza paure! Oh Giulio! Credimi… i bambini possono insegnare molto! Dalla loro piccola statura, loro, sono in grado di toccare il cielo e di capire il linguaggio delle stelle e di prenderne l’energia per riversarla anche agli adulti! Sono catalizzatori del bene universale! Capiscono, senza averlo mai imparato, anche il linguaggio della natura! Sono forti i bambini… Io, sono il loro protettore! Combatto contro i mostri che vogliono il loro male! L’oscuramento dell’AXIA! I bambini devono essere protetti dall’oscurità che circonda il mondo degli adulti! L’AXIA è luce, mentre quei mostri vogliono il buio… il buio che rende incapaci di vedere la strada che porta alla comprensione! Sono il protettore dell’AXIA! Luce dai sette colori dell’iride su un cielo indaco! Difendo anche dai lampi e dai tuoni, come certamente saprai… Tu possiedi l’AXIA Giulio! Anche se sei adulto, non ti sei domandato nulla! Anzi, hai voluto cercarmi e parlarmi! Ti ricordi quello che ti dissi molti anni fa, quando ti ho detto addio? Ti dissi che avresti ancora volato con me! Tu piangevi! Pensavi che non m’avresti più rivisto, e invece… invece c’è stato Massimo! Ti voglio fare un regalo Giulio! Voglio premiarti per l’affetto che hai nei miei confronti! Apri gli occhi Giulio! Aprili ora!

 

(= RITORNO AL PASSATO, L’ARCOBALENO ED IL CIELO =)

 

Mi sentivo strano… Pensavo fossero state le parole di Phegeus a farmi sentire così! Avevo compreso il significato di AXIA! AXIA, in greco significa cosa importante! Avevo studiato il greco tanti anni prima a scuola, solo che il vero significato di quella dolce e potente parola, solo ora, grazie a quel cavallino alato, l’avevo capito! Lui era davvero il custode di una cosa molto importante! Di valore! L’innocenza dei bambini!

Come dicevo, mi sentivo strano! Seguendo quello che mi aveva detto Phegeus, aprii gli occhi! Fu tutto così strano e diverso… Girando lo sguardo per la stanza, cercando di mettere bene a fuoco, m’accorsi che tutto era più grande! Mi venne un dubbio bellissimo! Vedevo Phegeus sorridere, poi, nell’ombra, come per magia, accanto a lui, un altro cavallino alato nero! Mi ricordai… era Pex! Mi venne da piangere e per non farlo notare, guardai mio figlio Massimo, ma lo vidi dormire beatamente! Forse il suono delle parole del cavallino, oppure chissà quale magia l’avevano fatto assopire! Phegeus con Pex, continuavano a sorridermi! “Giulio! Questo è il mio regalo!” Disse il cavallino bianco! Mi guardai! Non osavo farlo… Mi accorsi di essere ritornato bambino! Ero come quando avevo cinque anni!

 

Mi misi a piangere di tenerezza e gioia! Non ci potevo credere… Phegeus aveva anche il potere di far ritornare piccoli! Dissi solo: “Perché… perché a me Phegeus? Perché tanto bene?” Pex, rispose al posto di Phegeus dicendo: “Perché te lo meriti Giulio! Phegeus ed io, ti vogliamo bene! Vogliamo farti ricordare per far ricordare anche ad altri come te!” Il cavallino bianco completò: “Ora… ora pensa solo a gioire di questa occasione che ti è stata data! L’AXIA è dentro di te!” Abbracciai Phegeus e lo accarezzai a lungo sotto lo sguardo tenero di Pex, e poi gli dissi: “Vi voglio bene anche io! Non ci speravo… non ci potevo sperare…” Phegeus disse: “ Lo sappiamo! Sappiamo che ci vuoi bene! Piccolino!” Mi aveva chiamato piccolino, ma, nonostante avessi il corpo di un bambino, ero adulto!

 

Dopo qualche istante di silenzio, si aprì d’incanto la finestra senza far rumore! Di solito cigolava! Phegeus si avvicinò alla finestra e, si creò, così dal nulla, un meraviglioso arcobaleno che, dal pavimento usciva dalla finestra fino a toccare il cielo! Era la cosa più bella e stupenda che avessi mai visto, anche se, a pensarci bene, non era la prima volta che la vedevo!

Phegeus, girandosi verso di me disse: “Sali sulla mia groppa Giulio! Voleremo insieme come facevamo tanti anni fa! Coraggio piccolino! Tieniti forte forte!” Salii su di lui! Era meraviglioso! Provavo una tenerezza indicibile che mi fece piangere a dirotto! Come per incanto, uscimmo dalla finestra con l’arcobaleno che ci faceva da strada! Dopo, mi sentii sollevare! Avevamo lasciato quella meraviglia colorata! Ora volavamo in cielo, liberi! Vedevo la città, poi i monti ed infine il mare!

Stavo volando insieme a Phegeus e Pex! Dimenticai il lavoro, le preoccupazioni da adulto! Ora… ora non lo ero più! Ero ritornato piccolo! Comprendevo… ora! Comprendevo la vita! L’infinito…

 

(= IL VOLO =)

 

Quanto abbiamo volato! Senza sforzo, senza nessuna preoccupazione, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo! Pex ci seguiva, ed ogni tanto ci affiancava nitrendo di gioia! Io, in uno di quei momenti gli chiesi: “Ma… Scusa Pex… io avevo letto che non eri più in vita… come mai…” Pex, sorridendo disse: “E’ stato Phegeus a convincere Ade a farmi ritornare a vivere!” “Già! E’ stato molto difficile, ma alla fine… beh… la vinco sempre io! Voglio bene a Pex! Il mio cuginetto mi aiuta a proteggere i bambini! Zu, suo padre, lo voleva far diventare come lui, ma non ha potuto! Pex è come me, e lo sarà sempre! L’arcobaleno dell’AXIA, ha bisogno anche di lui per essere protetto e difeso! Credimi Giulio! Il cavallino nero è perfetto!” “Anche se a volte…” Rispose Pex: “Faccio arrabbiare Phegeus! Comunque è sempre colpa mia! Vedi piccolo… lui, con i bambini è sempre paziente e non si arrabbia mai, mentre io, purtroppo, ho un piccolo difetto! Non riesco a sentirli piangere! Mi si spezza il cuore! Mi dispiace molto e poi… non so cosa fare in quei momenti! Quando succede… scappo via! E’ sempre Phegeus, dopo, a consolarli! Lui con loro è dolcissimo! Sai… in quei momenti Phegeus mi guarda storto… e quando siamo soli… PUM! Una zoccolata! Lui, vorrebbe che io imparassi, ma… proprio non riesco! Quando è arrabbiato con me, mi fa anche vedere l’arcobaleno nero! Già… proprio come quello che fa vedere ai bambini per correggerli… ops… Forse questo non lo dovevo dire…” Risi, vedendo Phegeus guardare in cagnesco Pex, però mi ricordai anche io di quello che Pex aveva raccontato! Infatti, una volta, ero stato cattivo con mia madre quando ero piccolo! Quella notte, aprendo gli occhi come al solito, non vidi il cavallino bianco, ma davanti a me, proprio un arcobaleno a scala di grigi che mi fece paura! Mi misi a piangere chiudendo gli occhi, ma poi vidi Phegeus, e gli promisi di non essere più cattivo! Non lo feci mai più da allora! Avevo compreso, che quel cavallino così tenero, doveva anche educare i bambini! Lo faceva in un modo meraviglioso… senza usare violenza!

 

Continuammo a volare! Era davvero magnifica quella sensazione! Il volare sopra Phegeus, era un’esperienza che non si può descrivere a parole! Quale alfabeto, potrebbe rendere giustizia a quello che stavo provando in quel momento? Non esiste!

Guardando in giù, vedevo cose che solamente i piloti degli aeroplani possono vedere! Mi resi anche conto che dovevamo volare ad una quota molto alta! Infatti, potevo osservare, sia le montagne e contemporaneamente il mare! Io, che avevo sempre sofferto di vertigini… non potevo neppure salire su una scala per avvitare una lampadina… in groppa al cavallino alato, era come se fossero sparite! Non le avevo più! Potevo guardare tutto a mio piacimento! Phegeus voltò verso di me il capo e mi disse: “Ti piace Giulio? Ti piace questa sensazione? Vedi… è così che vivo io! Questo è quello che vedo sempre e che faccio vedere a tutti i bimbi del mondo! Però… stanotte… ti farò vedere anche altro!” Pex, che aveva capito disse: “Ho capito Phegeus! Vado subito ad avvertire il custode della stella! Vado…” E senza aspettarci, volò via! Phegeus, teneramente mi disse: “Adesso Giulio, vedrai una cosa straordinaria! Una cosa che solo chi vola su me e possiede l’AXIA può vedere e soprattutto capire… tu già ci sei stato… ed io ti faccio ricordare!” Cosa mai poteva farmi vedere di più bello e straordinario di quello che già stavo vivendo? Accarezzavo Phegeus in modo tenero! Volevo portare dentro di me, ogni istante di quell’incontro! Avevo paura però, che una volta finita la magia, ritornassi ad essere il Giulio grande! Quello che vedeva il mondo grigio come tutti gli adulti… così preso da questo timore dissi al cavallino: “Phegeus! Ho paura sai… ho paura di dimenticare tutto! Non voglio perderti di nuovo…” Ma quello disse: “Ti prometto Giulio che ricorderai tutto!” Ma diventò triste. Io non l’avevo notato sul momento… non avevo capito… capii dopo! “Adesso piccolo, tieniti stretto stretto a me!” Mi disse, e cominciammo a salire più in alto… molto più in alto!

 

(= SIRIO, LA STELLA D’AXIA =)

 

All’improvviso, vidi che stavamo salendo molto rapidamente! Ora, potevo anche toccare con mano le nuvole. Phegeus, tranquillamente, volava verso l’alto.

Arrivammo ad una quota talmente alta che tutto diventò di un colore azzurro indaco. Non vedevo più nulla! Il cavallino disse: “Vedi Giulio! Questo è il vero colore del cielo! Questo è l’indaco! Da qui si può raggiungere qualsiasi stella e destinazione! E’ proprio da qui che nasce l’arcobaleno! Salire fin qui è un privilegio che hanno solo i cavalli alati e le fenici! Ma… possono averlo anche le persone come te! Chi è come te riesce a goderne l’immensità! Chi possiede l’AXIA vede oltre!” “Dove stiamo andando?” Gli chiesi, e lui mi rispose: “Ti ricordi quello che ti ho detto prima? Ti ho detto che con il cuore puro in AXIA si può capire il linguaggio delle stelle e prenderne l’enegia! Beh… caro Giulio, stiamo salendo fino alla fonte!” Avevo capito bene? Phegeus mi voleva condurre su una stella? Voleva condurmi sulla prima stella a comparire in cielo? Mi venne ancora una volta da piangere! Adesso ricordavo… ricordavo di esserci già stato! Ho chiuso gli occhi! La… cominciava anche a far freddo!

 

“Giulio! Guarda! Guarda lo spettacolo del mondo! Abbiamo raggiunto la pienezza dell’indaco!” Sentendo questo, aprii gli occhi! Vidi una cosa meravigliosa! Una cosa che solo gli astronauti potevano vedere! Vidi la terra in tutta la sua interezza! Mi fece uno strano effetto! Nel vedere il nostro pianeta che, da lassù era come una palla azzurra sospesa in aria, provai una tenerezza infinita! Potevo addirittura distinguere le terre emerse e gli oceani! Avevo le lacrime agli occhi! Phegeus mi stava regalando cose che nessuno, a parte evidentemente i bambini, poteva avere e vivere! “Come sembra fragile!” Mi scappò di dire: “Sembra potersi rompere a momenti! Ma quanto è bella!” Phegeus, sorridendo mi rispose: “Già! E’ vero! Gli esseri umani non sanno quanto sono fortunati ad avere e ad abitare su una simile meraviglia! Hai ragione! E’ fragile e va protetta! Esistono uomini speciali, chiamati cavalieri che la proteggono! Vedi… da quello che hai appena detto, ho avuto un’altra conferma! Tu capisci… Tu hai il cuore puro come il mio primo cavaliere… Parsifal!” Restai di stucco!

 

Iniziammo ancor di più a salire… Era chiaro che stavamo viaggiando molto veloce… alla velocità della luce! Ad un certo punto, fui abbagliato da una luce azzurra! Una luce di meravigliosa brillantezza! Però non mi fece male agli occhi! La potevo guardare! Il cavallino mi disse: “Siamo arrivati! Adesso dobbiamo scendere! Pex e Sirio ci stanno aspettando! “Vuoi dire che atterreremo su una stella? La stella Sirio?” Mi vide molto agitato e ridendo disse: “Si! E’ proprio così! Ma non devi temere nulla! Sei con me! Sai… Sirio è un lupo! Lui è il custode della stella che porta il suo nome, che è anche la stella da cui proviene l’AXIA! E’ anche il custode delle PORTE d’AXIA! Poi, da li, andremo a trovare anche qualcuno che sicuramente ti farà piacere rivedere!” Ero esterrefatto! Mi chiedevo ancora il perché di tanti regali proprio a me, che ero comunque un adulto nel corpo di un bambino! Non dissi nulla!

Phegeus cominciò a scendere verso la luce azzurra, e all’improvviso, i suoi zoccoli toccarono il terreno.

 

(= IL LUPO CUSTODE E LE PORTE =)

 

Il posto in cui eravamo arrivati non si può definire! C’era tranquillità e pace! Una pace magica che avevo provato solo quando, da bambino, giocavo e ridevo! Provai quello che avevo sentito giocando con i miei amici, sapendo che li… a pochi passi da me, c’erano i miei genitori a sorvegliarmi! Ora non c’erano! Però, avevo vicino a me i due cavallini e, proprio accanto a Pex, un lupo con il pelo bianco bianco!

Stranamente, questo lupo non mi faceva paura! Aveva un nonsochè si magico e di rassicurante! Sentivo… sentivo d’averlo già visto e conosciuto. “Giulio! Piccolino! Quanto tempo è passato! E’ da tanto che non ti vedo… come stai? Dai… vienimi a dare una carezza ed a tirarmi la coda come facevi tanti anni fa! Ormai sei papà… ho saputo! Bene! Sono proprio contento per te! Sai… anche tuo figlio viene molto spesso qui con Phegeus a farmi visita!” Mi ricordai improvvisamente! Ricordavo d’aver tirato, tra l’altro senza alcuna paura, la coda ad un lupo! Pensavo d’averlo solo sognato questo episodio! Infatti, pensavo che se non fosse stato un sogno, un lupo vero, m’avrebbe sicuramente sbranato! Ora, però, ricordavo e non osavo… fu Phegeus ad accorgersi della mia indecisione, e sorridendomi disse: “Non devi aver paura Giulio! Sirio non vuole farti del male! Si ricorda di te, e vuole solo che lo tratti come facevi allora! Va Giulio… va da lui!” Vedendo il cavallino sorridermi, mi decisi ed andai… m’avvicinai a Sirio!

 

Allungai la mia mano ed incominciai ad accarezzargli il meraviglioso pelo bianco! Non gli tirai la coda! Adesso capivo e lo rispettavo! Non volevo fargli male! Gli dissi: “Tu… tu sei il custode di questo posto… mi ha detto Phegeus!” Quello mi leccò la mano e disse: “Si! Io sono il custode di questa stella, ma non solo… Custodisco l’energia dell’AXIA di cui Phegeus è il protettore! Poi… custodisco anche le porte! Già… Le porte che fanno entrare nel mondo dei sogni ed in altre dimensioni! Ricordo… Mi ricordo Giulio che tu volevi sempre andare nel mondo di Bambi…” Rimasi sconcertato! Avevo sempre avuto un debole per quel cerbiatto! Infatti, quando, con Cristina, abbiamo comprato il primo cartone animato per Massimo, con il suo benestare, avevo deciso io di comprare proprio Bambi! Ho sempre amato quel cartone! Questo, fin da quando ero piccolo, e con mio papà andai al cinema a vederlo! Avevo quattro anni! Dunque… Sirio custodiva anche il passaggio per arrivare in quell’universo? Si! Doveva essere così! “Ecco!” Disse Phegeus: “Ecco qual è il compito di Sirio! Vedi piccolo… quando uno scrittore, scrive una storia, Sirio, apre una porta! Fa entrare, anche se solo con la mente, nella dimensione che quello vuole descrivere! In sostanza, gli scrittori possiedono anche loro l’AXIA, proprio come te! Descrivono storie che esistono di già! Non inventano nulla! Quello che gli uomini chiamano con il nome di fantasia, in realtà è solo AXIA!” Avevo compreso la straordinaria capacità dei bambini e di alcuni adulti ad “inventare” delle storie! Era opera di Sirio e dell’AXIA! Capii anche che tutti quei personaggi, che da bambino ho sempre amato, in realtà esistevano davvero, e ne restai commosso!

 

(= LO SPECCHIO D’AXIA E L’ATTRAVERSAMENTO DIMENSIONALE =)

 

“Ora venite! Vi faccio vedere una cosa!” Disse Sirio. Con Phegeus e Pex, ci avviammo guidati dal lupo, per una strada che ci portò davanti ad un enorme specchio che era tenuto da tre piccole piramidi di colore indaco, ed al di sopra, una statua con una fenice, mentre inciso in basso, c’era scritto Thesaurus! Phegeus mi spiegò: “Giulio! Questo è un prodigio! Si chiama specchio d’AXIA! Ora, tu vedi riflesso in esso la nostra immagine?” Io risposi di si, ed il cavallino continuò: “Questo è vero! Però guarda bene! In questo specchio, non solo si può vedere dentro se stessi, ma è possibile vedere oltre!” Pex completò: “Vedere oltre… dimensioni diverse! Come già ti ha spiegato il mio cuginetto Phegeus, l’AXIA è l’oltre! Basta voler vedere!” Sirio, con commozione disse: “Tu eri molto esperto Giulio nel vedere oltre! Sai… quando venivi qui, tanto tempo da, non volevi staccarti da questo specchio! So che anche da adulto, tieni con te, in ufficio, un piccolo specchietto! Lo muovi a destra ed a sinistra, in su ed in giù, alla ricerca di qualcosa… Fai anche esperimenti! Tu cerchi ancora oggi il contatto in AXIA! Lo hai sempre fatto! Metti uno specchio di fronte ad un altro per vedere…” Phegeus disse sorridendo: “Il tunnel dell’infinito! E… caro Giulio… ci vorresti entrare!” Era vero! Infatti, giocherellavo spesso con gli specchi! Cercavo di vedere cose strane! Ho inconsciamente, sempre cercato, come aveva detto Sirio, di capire il perché di quel tunnel che si vedeva mettendo uno specchio davanti ad un altro! Lo facevo da quand’ero piccolo, aprendo le ante dell’armadio di mia madre, che appunto erano due specchi! Mi perdevo in quel strano effetto ottico… e ci volevo entrare! Comunque ora capivo che quello era un passaggio! Ne restai affascinato, anche se in realtà, anche inconsapevolmente, lo sapevo! “Comunque, da questo specchio è possibile vedere oltre! Te lo dimostrerò” Disse Sirio. “Mettiti davanti Giulio, e respira profondamente… rilassati!” Lo feci…

 

Entrai in uno stato di rilassamento, simile a quello ipnotico che conoscevo bene, ma ero sveglio e cosciente! Stavo benissimo! Una sensazione di benessere che m’è rimasta dentro, e me la porto tutt’ora!

Poco dopo, dallo specchio, vidi una montagna innevata… vidi un lupo bianco arrancare faticosamente per arrivare in cima! Lo vidi cercare, senza successo del cibo! Poi, entrò in una grotta e vidi anche una volpe bianca! Sentii guaire lamentosamente! Era Sirio! Non capivo e mi voltai verso Phegeus, che mi spiegò: avevo visto la storia di Sirio! Ricordai d’avere letto già quella storia… dunque quel lupo nel racconto era lui? “Giulio! Si! Questa è la mia storia! Questo specchio, a volte può far anche ricordare! Può far anche male il ricordo… Per te non è nulla, ma per chi ne è il protagonista… ma va bene!” “Oh! Mi dispiace! Non volevo farti piangere e soffrire!” Dissi rammaricandomi verso il lupo bianco, ma Pex disse: “Evidentemente era fato! Forse qualcuno di noi, aveva bisogno di vedere questo… Io… spesso rivedo mio padre…” Phegeus si avvicinò a me e disse: “Questa è l’AXIA! Fa vedere oltre, ma anche fa ritornare indietro! Serve per imparare! L’AXIA è anche educazione! Comunque… Sirio, adesso, fa apparire sullo specchio la mia dimensione… devo portare Giulio da mio padre!” Sirio, si mise davanti allo specchio e lo guardò intensamente. All’improvviso apparvero dei bellissimi prati verdi! Vidi anche un cielo limpidissimo con un sole splendente! Sembrava essere una terra paradisiaca! Non avevo mai visto una cosa così bella! Phegeus, voltandosi verso di me disse: “Quella che vedi è casa mia! Sono i giardini di Zeus! Bene! Adesso, Giulio, saluta Sirio e poi salimi in groppa! Dobbiamo andare!”

 

Sirio si avvicinò a me, e mi porse la zampa! La presi e l’accarezzai! Mi disse: “Giulio! Continua ad essere così… mi raccomando! Eri un bravo bambino ed ora sei un brav’uomo! Sei puro proprio come un fiore! L’AXIA non t’abbandonerà mai! E’ parte di te… ci rincontreremo un giorno… sta tranquillo!” Mi venne da piangere! Stavo per dire addio ad un amico! Questo mi diede molto dolore, ma dovevo andare… il cavallino bianco alato, insieme a Pex, mi stavano aspettando!

 

Salii in groppa a Phegeus piangendo! Ci posizionammo davanti a quel meraviglioso specchio che, in realtà era l’entrata delle porte di cui Sirio era il custode, ed il cavallino fece apparire un arcobaleno, che da terra, la terra indaco di una stella, curvandosi, andò a colpire proprio quello specchio. Era un ponte! Capii che l’arcobaleno serviva per spostarsi anche da una dimensione all’altra! “Andiamo Giulio! Tieniti forte forte! Attraverseremo lo specchio d’AXIA, che tra l’altro è stato costruito da mio zio Thesaurus!” Pex rispose: “Il nostro zietto… è lui che comanda gli specchi!” Phegeus, muovendosi verso quella meraviglia riflettente, disse: “Già! Io sono figlio di Pegaso che comanda la luce bianca ed i sentimenti, mentre a me è toccato il potere dell’AXIA e dell’arcobaleno!” Capii tutto! Lo specchio, rifletteva la luce, ma in quel caso, essendo magico, la lasciava attraversare, aprendo così le porte che Sirio custodiva con tanto amore! In pratica, Sirio è la porta, mentre Phegeus… la chiave!

 

Con un balzo ci trovammo sull’arcobaleno, e cominciammo a camminare su di esso, attraversando quello che pensavo fosse vetro, ma che in realtà non lo era!

 

(= GLI ANGELI, I GIARDINI DI ZEUS E PEGASO =)

 

Quando toccammo terra, respirai un’aria dolce dolce! Era un qualcosa di indescrivibile bellezza e luce! Phegeus era raggiante! Si vedeva che era contentissimo di trovarsi li… infondo… andava da suo padre!

Camminando su quel prato, pensai ad una cosa che mi aveva assillato, da quando il cavallino m’aveva spiegato l’AXIA. Gli domandai: “Cavallino! Volevo farti una domanda… Come hai detto tu, i bambini devono essere protetti e sono forti, ma… perché devono soffrire? Perché gli adulti nei loro riguardi, sono così cattivi? Penso ai bimbi nelle guerre o nelle catastrofi! Penso ai piccoli deceduti nei campi di sterminio, e mi chiedo perché! Perché tanto male? Come si può giustificare tutto questo?” Io avevo visto Phegeus sempre allegro fino ad allora, ma questa volta diventò triste! Si vedeva che stava per mettersi a piangere. Mi disse: “Purtroppo l’AXIA è fragile, proprio come la terra che hai visto dall’alto Giulio! Va difesa a tutti i costi! E’ vero! I bimbi sono forti proprio come i raggi del sole, ma, come quelli, possono essere oscurati! Resta però una speranza! I bambini che l’oscurità ha preso, diventano automaticamente angeli! Anche loro, proprio come me, difendono dall’alto l’AXIA e chi la possiede ed anche… chi la cerca! Proprio come hai fatto tu! Anche le persone, che a causa di malattie sono rimaste mentalmente bambini, la possiedono! Compito degli adulti è preservare questa meraviglia…” Capii tutto! I bambini sono angeli!

 

Andammo avanti per quel bellissimo prato! Notai molti templi e colonne! Capii che ci trovavamo sul monte Olimpo! La mitologia era vera! Voltandomi, notai anche, da lontano un bellissimo specchio d’acqua! Era proprio li che ci stavamo dirigendo! Intanto, accarezzavo Phegeus, mentre Pex, guardava intimorito in cielo per vedere che non ci fossero i nuvoloni neri, segno che suo padre era nelle vicinanze! Io lo capii ed ebbi paura, avendo letto la storia! Avevo letto di Zu!

Comunque la nostra meravigliosa gita proseguì. Eravamo ormai giunti vicino a quel lago! Phegeus mi disse: “Giulio! Ora puoi scendere! Siamo arrivati! Eccolo! Vedi… quello laggiù è mio padre…” Scesi, ed appena misi il piede sull’erba mi venne un brivido alla schiena!

 

Avevo studiato… avevo studiato al liceo la storia di Perseo… ma nel vedere quella meraviglia restai attonito! Vidi un maestoso cavallo bianco alato! Le sue ali erano grandi così come lo era lui! Sembrava Phegeus, ma era enorme! Ci vide! Ed io cominciai a balbettare: “Pegaso! Quello lì è Pegaso… Mio Dio!” Phegeus, si mise a ridere dicendo: “Già! E’ forte mio papà, non trovi Giulio?” Io rimasi senza fiato! “Papà! Vieni! Ti voglio far rivedere una persona!” Quel maestoso cavallo, avanzò in avanti serio e fiero. Sembrava un gigante al confronto di suo figlio e di Pex! Le zampe erano ritte sul terreno! Esprimeva potenza e bellezza, con un nonsochè  di purezza infinita! La bellissima criniera era lunga e composta! Le orecchie ritte ed uno sguardo infinitamente dolce ma, nello stesso tempo austero! “Phegeus! Figlio mio! Quante volte ti ho detto di non portare bambini in questa terra! Può essere pericoloso… ma… ma tu sei Giulio?” Disse Pegaso notandomi. Io rimasi immobile! Come faceva a conoscere il mio nome? Ero bloccato dal timore reverenziale per quella creatura, e non aprii bocca! Fu Phegeus a parlare: “Si papà! E’ proprio lui!” E si avvicinò teneramente a suo padre, e affiancandolo, cominciò a leccarlo con infinita tenerezza! Questa scena, mi fece di nuovo piangere! “No! Su via! Non piangere Giulio! Vieni… avvicinati! Anche tu Pex! Vieni qua!” Disse Pegaso. Ci avvicinammo, e staccandosi da Phegeus disse: “Mio figlio… ne combina sempre una… Ti ha voluto portare di nuovo qui, trasformandoti in bimbo! Questo mi fa piacere! Io… io ti conosco Giulio! Quando avevi quattro anni, mio figlio ti ha portato qui, e tu… e tu hai voluto salirmi in groppa! Phegeus ha insistito così tanto, che non ho potuto rifiutarmi, anche perché vedevo, allora come ora, nei tuoi occhi, la tua bontà d’animo ed il tuo rispetto! Ti ho fatto volare Giulio! Anche se questo è proibito a tutti! Solo al mio cavaliere è concesso!” Mi venne un nodo alla gola! Ricordavo… adesso ricordavo anche questo! “Papà! Giulio ha conservato l’AXIA anche da adulto! Ecco perché l’ho voluto premiare!” Disse Phegeus, e Pegaso, con un sospiro disse: “Eh… lo so! Ah! Se solo tua madre Atena avesse avuto un pizzico d’amore per te in più Phegeus! Sei così buono e giusto!” Phegeus diventò triste e disse: “Già! La mamma non è mai stata una buona madre! Né per me, e né per il mio fratellino Pheg! Beh…! Lui ha avuto la peggio! Non l’ho mai conosciuto…. Poverino…. Comunque, ho trovato Pex, anche se me lo hanno voluto portare via, più d’una volta! Papà! Sai che ti dico…” riprese a sorridere il cavallino: “Che non ci dobbiamo più pensare! Non essere triste papà! Comunque… io voglio bene alla mamma lo stesso!” Pegaso, leccò con tenerezza infinita Phegeus dicendo: “Sei troppo buono figlio mio! Ami tua madre anche se non ti ha dato mai amore! Io… io, l’ho conosciuta perché una volta, essendosi trasformata in cavallo, mi sono innamorato di lei! Ma tu… come tuo fratello… da lei non hai avuto nulla! Neppure il latte! Tanto è vero che ho dovuto nutrirti io, mentre Pheg! Io… io aspettavo che lo facesse lei… invece… invece è in Ade! Come fai figliuolo a volerle ancora bene? Sei proprio come me Phegeus! Hai il cuore grande!” Pex, si avvicinò a Phegeus dicendo: “Beh… come hai fatto con me… potresti anche riportare qui il tuo fratellino Pheg… non ti pare?” Il cavallino bianco disse: “Hai avuto un’ottima idea Pex!” Pegaso, guardò suo figlio severamente, e quello abbassando il capo disse: “Starò attento….” Pegaso, allora disse: “Tanto lo sappiamo! La vinci sempre tu!” Il cavallino al sentire questo, si strinse a suo padre, e quello, guardando l’altro cavallino disse: “Avanti Pex! Vieni anche tu! Chi vuole bene a mio figlio diventa come lui! Per me, sei come un mio puledro!” Pex, con le lacrime agli occhi, si strinse anche lui al maestoso cavallo alato! Restai a guardarli con molta ammirazione! Era uno spettacolo di assoluta tenerezza.

 

(= LA LUCE DI PEGASO E LA PARTENZA =)

 

Dopo un po’, Phegeus, guardandomi in modo tenero mi disse: “Ora… ora dobbiamo andare Giulio!” Io mi avvicinai e Pegaso mi disse: “Giulio! Fa in modo di voler sempre bene a mio figlio ed a Pex! Sei fortunato! Forse… un domani ci rincontreremo! Per ora, tieni a mente tutto quello che hai visto! Riferisci anche agli altri l’immenso potere dell’AXIA! Tu sai e comprendi! Ora va, piccolo! Però state attenti!” Accarezzai Pegaso a lungo. Di certo, un incontro simile non si può scordare mai! Quel cavallo, ci teneva ad essere ricordato, ed ora so anche un’altra cosa! Pegaso mi vuole bene! Maestoso e fiero, ma tanto tanto buono! Ecco com’è Pegaso! Phegeus, nel vedermi accarezzare suo padre mentre piangevo, capì il motivo della mia tristezza! Avevo già detto addio a Sirio, ed ora, lo stavo facendo al suo genitore! Si rattristò, ma poi mi sorrise dicendomi: “E’ ora! Giulio! Adesso dobbiamo proprio andare via! Però… piccolo… non essere triste! Chi vede oltre, può andare oltre! Chi ha conosciuto l’AXIA, può sempre ritrovarla! Rivedrai mio papà! Lui è già dentro di te!” Poi, si voltò verso Pegaso dicendo: “Che ne dici papà! Secondo me Giulio si merita di avere un regalo!” Quello capì e mi disse: “Giulio! Mio figlio ti vuole tanto bene! So… che purtroppo, la vita di voi esseri umani è molto difficile! So anche che hai sofferto molto perdendo i tuoi genitori! Leggo dentro di te! Però ora, come me, sei padre! Tuo figlio Massimo ha bisogno di te e del tuo supporto ed amore! Dovrai guidarlo tu, nelle strade tortuose della vita! Vedi… purtroppo, mio figlio Phegeus ha un tempo limitato per stare con i bambini!” Piansi! Lo sapevo già! “Però…” Continuò Pegaso: “Però dopo… sono i genitori a dover fare da guida ai ragazzi e spianargli la strada verso la nuova vita! Una vita fatta di responsabilità e, purtroppo anche di dolore e lacrime! I genitori devono fare in modo di far ritrovare ai ragazzi l’AXIA! Massimo è fortunato perché ha te come guida ed anche Cristina! Dovete guidare vostro figlio, sia nella strada materiale, e sia in quella dell’AXIA! Tu hai visto! Tu ricorderai ed insegnerai tutto! Ecco perché il piccolo il piccolo Massimo è fortunato! Però, dovrai anche, in modi diversi, divulgare questa dolce e potente conoscenza, anche ad altri! Ecco quale sarà il tuo compito d’ora in poi Giulio! Dovrai diventare un insegnante d’AXIA! So che ne sarai capace! Ora… avvicinati un po’ di più a me! Ecco! Proprio qui davanti!” Pegaso, mi aveva spiegato qual’era il mio compito! Ora comprendevo! Phegeus è il protettore dei bambini, mentre Pegaso dei genitori! Mi pervase ancor di più la tenerezza ed il rispetto per quelle creature! Creature d’immenso potere ed infinita dolcezza! No! Non ebbi paura ad avvicinarmi a Pegaso! Lo feci e basta!

 

Sotto lo sguardo di Phegeus e Pex, Pegaso, li davanti a me chiuse gli occhi, aprendo le sue ali bianche! Vidi solo luce! Una luce calda ed avvolgente che mi riscaldò il cuore! Ero inebriato! Mi sentivo pronto a tutto! Quando finì, Pegaso riaprì gli occhi e mi sorrise! “Felicità!” Urlò Phegeus. “Mio papà ti ha donato la sua luce! Ora ti proteggerà anche lui! Ora… hai sia l’AXIA e la LUCE! Luce dei sentimenti che rischiarano il buio! E’ la pienezza Giulio! La PIENEZZA DI LUCE!” Era vero! Ero pieno di luce dentro l’anima! Ringraziai il maestoso cavallo alato, dicendo: “Oh Pegaso! Non so come ringraziarti!” “Non devi! Sei un papà proprio come lo sono io! Questo è un mio regalo! Un regalo che di solito è solo destinato al mio cavaliere! Ma… Giulio! Tu, anche non combattendo, hai un compito non meno importante! Non cambiare mai! Non farlo!” Abbracciai Pegaso, mentre Phegeus e Pex, avvicinandosi a me mi leccarono teneramente!

 

Salutai Pegaso! Piangevo! Stavo lasciando una parte di me su quei prati! Saltai in groppa a Phegeus, e con Pex vicino, andammo via, volando verso il cielo!

Dove saremmo andati ora? Non lo sapevo! Però non avevo paura! Ero con Phegeus, il cavallino bianco alato, ed avevo la luce in tutte le sue sfumature a proteggermi! Avevo dentro la PIENEZZA D’AXIA DI LUCE!

 

(= LA PIETRA MAGICA, LA VALLE DEGLI UNICORNI ED IL PERICOLO =)

 

Volammo su quella magica terra. Vedevo i prati verdi scorrere sotto di noi! Dovunque, regnava la pace. Phegeus mi disse: “Voglio portarti ora, caro Giulio, sulla spiaggia dove troveremo qualcun altro che ti voglio far incontrare di nuovo! So che ancora conservi nel cassetto del tuo comodino, una pietra che trovasti proprio lì, una volta che ti portai! Ti ricordi di quella pietra Giulio? Aveva incisi come dei raggi di sole!” Era vero… e pensare che io credevo di averla trovata al mare con i miei genitori! Non ricordavo di averla trovata con Phegeus! L’avevo sempre tenuta come portafortuna! Non so perché, ma quella piccola pietra, quando ero piccolo, la vedevo come pietra magica! Pensavo mi proteggesse! Volli, a tal proposito, domandare al cavallino se lo era davvero. Quello mi disse: “Se è magica? Certo Giulio! Anche le cose più insignificanti per chi possiede l’AXIA, possono diventare oggetti con un potere straordinario! Quella pietra è un catalizzatore di luce! E’ di sole! Sai… è stata caricata con le lacrime di una fenice! E’ proprio da lui che ti voglio portare! Eh! So anche che quella pietra, adesso, ce l’hai in tasca! E’ vero? Te la sei portata dietro per due motivi! Il primo, è perché la volevi regalare a tuo figlio, cosa che dovrai fare in seguito… la seconda, per una specie di protezione! Avevi paura davanti alla cameretta di tuo figlio! Tenevi la mano in tasca e te la rigiravi tra le dita, stringendola! La pietra ti ha dato sicurezza! E’ vero quello che sto dicendo Giulio?” Restai di stucco! Infatti, prima d’andare nella stanzetta di Massimo, mi infilai in tasca quella pietra! Non so perché l’ho fatto di preciso! Fu istinto! Penso, comunque d’averlo fatto proprio per i motivi detti da Phegeus! Infatti, era da parecchio tempo che la volevo dare a Massimo! Anche questo è vero! Aspettavo… aspettavo che crescesse un po’ di più! Non volevo che la perdesse! Per me era una cosa importante! Dissi a Phegeus: “Si! Effettivamente  è vero!” “Perfetto! Quando arriveremo sulla spiaggia, chiederemo a Nizar, la fenice del riposo, di ricaricarla… così… visto che purtroppo la pietra si scaricherà tra qualche anno… avrai la scusa per tornare…” Stavo per mettermi a piangere di nuovo sentendo quelle parole! Le avevo capite! Ad un tratto Pex disse: “Mi è venuta sete Phegeus! Io… scendo un attimo su quella valle per bere! Lì c’è un laghetto!” Guardai in giù. Era un posto stupendo. Phegeus, guardò anche lui e disse crucciato: “Mmm… Non è un posto molto sicuro… Però… Si! Ve bene!” Siamo, così scesi in picchiata su quella misteriosa e bellissima terra!

 

Atterrammo! Era un posto montagnoso! Un ruscelletto d’acqua limpida, sgorgava da una sorgente! Pex si mise a bere, e così feci anche io e Phegeus! L’acqua era dolce dolce! Non avevo mai bevuto dell’acqua tanto buona! Phegeus, bevendo si guardava in torno! Non era molto tranquillo! Di cosa aveva paura? Non lo sapevo, però lo scoprii anche molto presto!

Udimmo un rumore di zoccoli. Alzammo lo sguardo e notammo tre creature venirci incontro.

 

Non avevo mai visto nulla di simile! Erano come cavalli più piccoli di dimensioni! Il pelo ed i crini erano grigi! Intorno a loro, una luce blu molto intensa! Sulla loro testa un corno… Erano unicorni! Creature che pensavo esistessero solo nelle fiabe! Però… il loro sguardo era ostile! Cominciai ad avere paura e mi strinsi a Phegeus!

 

“Come osate avvicinarvi alla nostra valle e bere alla nostra sorgente?” Disse uno di quelli, avvicinandosi a noi in modo minaccioso! Dal tono che aveva usato, quell’unicorno mi sembrò il capo degli altri due che erano rimasti indietro! Phegeus gli disse calmo: “Scusaci Unix, per essere venuti qui, sul tuo territorio, ma avevamo sete! Non volevamo mancarti di rispetto! Togliamo subito il disturbo!” Ma quello, vedendomi disse: “Ah! E così, porti con te, qui, anche i piccoli esseri umani, Phegeus! Sei sempre il solito…” Poi, si voltò verso il cavallino nero, dicendo: “E tu? Figlio di Zu, non eri in Ade? Chi ti ha dato il permesso di uscire dalla sua bocca?” Pex si mise a piangere disperatamente. Phegeus, volendo difenderlo disse: “Unix! Non ti permettere di parlare così al mio fratellino Pex! Non sono affari tuoi! Non ti è bastato, sempre, prendermi in giro? Se non l’hai capito, voi unicorni non avrete mai l’accesso in AXIA! Non v’appartiene! Mai! Hai capito? Voi siete animali soprannaturali, e dovete badare solo alla magia! Adesso lasciaci in pace!” Quei tre si misero a ridere. Pex, vedendo questo, cercò d’avvicinarsi all’unicorno, dicendo : “Ha ragione Phegeus! Lasciateci stare!” Quell’unicorno che si chiamava Unix, vedendo questo disse: “Arrogante d’un cavallo alato! Sta molto attento! Tu non sai cosa posso fare…” E con la sola forza del pensiero, fece cadere Pex, facendogli molto male alle zampe, dicendo in latino: “Equus Excido!” Il cavallino, essendosi ferito, cominciò a piangere a dirotto. Phegeus, nel vedere le lacrime di Pex, e non potendone più, disse: “Eh! Unix… non sei per nulla cambiato! Te la prendi sempre con chi non si può difendere… Mi hai dato un’altra conferma di ciò che già sapevo! Non avrai mai l’AXIA! Sei cattivo! Come fai a far parte dell’Elite insieme a mio padre?” Quello, arrabbiandosi, provò a colpirlo con lo zoccolo in modo violento, ma Phegeus riuscì a schivarlo. L’unicorno allora disse: “Cavallo! Chi m’offende troverà sempre la morte! Tu hai esagerato! Io sono ben più degno di tuo padre Pegaso, ad essere componente dell’Elite! Non ho mai sopportato tuo padre! Io! Io sono più forte!”

Eravamo in pericolo! Avevo paura… cosa sarebbe successo?

 

(= IL FULMINE DI PEX, LA LUCE CHE SALVA LA VITA ED IL TUONO =)

 

Phegeus, si mise davanti a me ed a Pex. Aveva lo sguardo deciso! Sembrava non aver paura di quella creatura che era più grande di lui! Non aveva paura del suo potere magico! Disse: “Io non voglio combattere Unix! Non mi va di far del male! Far soffrire è contro la mia più intima natura…” “Certo! Sei un vigliacco come tutti i cavalli! Sia che siano alati o non alati! Siete tutti uguali! Siete falliti!” Pex, si alzò da terra dolorante, e fra le lacrime, si rivolse all’unicorno dicendo: “Tu… tu non avrai mai l’amore e L’AXIA! La tua cattiveria Unix, non ti consente d’acquisirla!” Dicendo così, fece apparire un meraviglioso arcobaleno, ma poi, chiudendo gli occhi, colpì l’unicorno con un fulmine! Un fulmine molto potente! Non avevo mai visto nulla di simile! Mi fece paura. Phegeus, vide questo e mi disse: “Giulio… vedi… vedi cosa succede? Non bisogna mai arrabbiarsi! La calma in AXIA è la migliore arma! Come suo padre, Pex, comanda i fulmini ed i tuoni! Ho cercato… ho cercato con tutto me stesso di farglieli dimenticare! Ma… capisco! Gli insegnamenti d’un padre, anche se negativi, restano scolpiti nell’anima! Impara Giulio, ed educa tuo figlio nel migliore dei modi! Non essere mai violento con lui! Sii calmo e dolce come l’arcobaleno! Porta la luce, Giulio!” Piansi nel sentire queste dolci parole! Sono sempre stato per Massimo un padre buono e comprensivo! Capii che il ruolo di padre coincideva con il donare l’AXIA, ma anche la luce! Mi decisi… Dovevo fare qualcosa, ma non sapevo cosa! M’affidai all’istinto!

 

Avanzai in avanti! Presi la pietra che avevo in tasca, e, voltandomi a guardare Phegeus ed il coraggioso Pex, la puntai verso l’unicorno dicendo: “Questa è luce! Luce d’AXIA!”

Dalla pietra scaturì una luce potentissima, che da bianca, si trasformò congiungendosi, nei sette colori dell’iride! Colpì negli occhi gli unicorni, facendoli scappare via! Avevo salvato la vita, anche se forse non ce ne era bisogno, ai due cavallini! Ansimavo! Ero distrutto! Fu per me un dispendio d’energia molto forte! Stavo quasi per svenire! Fui sorretto da Phegeus, che leccandomi disse: “Bravo! Bravo Giulio! Adesso riposati! Ci hai salvati! E’ stancante portare la luce della pienezza d’AXIA e difendere… lo so!” Abbracciai il cavallino alato, ma, all’improvviso, alzai lo sguardo verso il limpido cielo! In lontananza avevo sentito come un tuono! Vidi delle nuvole nere, coprire i raggi solari! Pex incominciò a tremare. Udimmo un tuono molto forte, che fece rimbombare i monti circostanti! Phegeus disse: “E’ Zu! E’ arrivato! Avrà sentito il fulmine di Pex e l’AXIA scaturita da te Giulio! Ci ha trovati!” Un lampo, e poi un altro tuono!

Davanti a noi, un cavallo alato tutto nero! Era Zu! Ebbi paura! Una paura immensa!

 

(= ZU, LA VIOLENZA ED IL POTERE DEL FULMINE DI ZEUS =)

 

Nel vedere quel cavallo nero alato, un arcano terrore mi paralizzò! Ricordai… ricordai d’aver già provato quella paura! Da piccolo, quando sentivo un tuono, mi mettevo a piangere! Ricordai pure che Phegeus, in quei frangenti faceva smettere di tuonare e ritornava subito il sereno! Compariva, li davanti a me, l’arcobaleno! Poi, crescendo, questa antica paura scomparve, lasciando solo nervosismo! Però, ora era diverso! Avevo davanti a me l’artefice dei fulmini! Il loro capo incontrastato! Zu! Colui che aveva anche ucciso suo figlio! Non osavo neppure respirare! Avevo letto la sua storia e ne avevo terrore!

 

Phegeus, vide il mio stato d’animo e lo capì! Mi disse: “Stai dietro a me Giulio! Non ti farà del male! Lui… lui vuole solo me!” Pex disse: “Ed anche me! Ho sbagliato a lanciare quel fulmine! Io… io avevo paura!” Zu, nel sentire questo, con voce potente disse: “Pex! Ti ho ritrovato! Pensavo fossi morto… invece… Invece di essere cambiato noto che ancora stai con il figlio di Pegaso! Phegeus! Mio acerrimo nemico! No! Non hai sbagliato a lanciare il fulmine! Solo che lo dovevi rivolgere a Phegeus! Tu… i fulmini li possiedi! Sei tu il fulmine! E’ questo quello che devi fare! Bravo! Vedi cosa è successo quella volta? Vedi cosa significa seguire il figlio di mio fratello? Ti ha fatto dimenticare chi sei! Ha anche fatto in modo… che ti uccidessi! Come hai fatto a tornare in vita? Sei uno smidollato!” Pex si mise a piangere, ma Phegeus disse: “No! Non rimproverarlo! Tuo figlio è un eroe!” Pex, girandosi verso suo padre disse: “L’ho fatto! L’ho fatto solo per difenderlo! Tu volevi uccidere Phegeus! E’ stato lui a farmi ritornare in vita! Io… io e Phegeus siamo come fratelli! Tu papà con Pegaso lo siete davvero! Dimmi papà… non lo avresti fatto anche tu per lui, quello che io ho fatto per Phegeus?” Zu, guardò suo figlio dicendo: “Troppo diversi i nostri compiti! Troppe differenze tra me e lui!” Phegeus, nel sentire questo disse: “Come puoi dire così? Io… io so tutto su di te! Zu! Tu non sei sempre stato cattivo! Io lo so! Tutto è successo solo perché, volevi essere scelto da Atena come componente dell’Elite! Invece, Fato ha voluto, che mio papà fosse chiamato a tale compito! Questo tu non lo hai mai sopportato! Zu è il nome che ti sei dato tu stesso, dopo aver dichiarato guerra a mio padre! In realtà ti chiami Pegas! E’ questo il tuo vero nome!” Il cavallo nero, restò immobile e guardando il cavallino bianco, che aveva lo sguardo crucciato ma pieno di speranza, disse: “Come fai tu a conoscere il mio vero nome? Nessuno, oltre ai miei fratelli lo conoscono…” Pex disse: “L’ho detto io a Phegeus! Il nome Zu, a me, non piace! Lo so papà! Io… ti sono figlio! Ma non voglio portare paura, ma solo l’AXIA! Tu volevi bene a Pegaso… proprio come io ne voglio a Phegeus! Lo hai anche difeso in molte occasioni! Sei cambiato dopo… prima che nascessi! Ancora… ancora Pegaso ti vuole bene! Io non voglio portare paura, ma solo l’AXIA! Non sono cattivo! Non si nasce cattivi, lo si diventa! Lo si diventa per dolore…” “Tu… tu sei il figlio del tuono Pex!  Noi abbiamo il potere che ci è stato consegnato direttamente da Zeus! Noi lo possediamo! Noi possediamo il fulmine di Zeus! Non abbiamo bisogno dell’AXIA! Non so come hai saputo tutto, ma ti assicuro, figlio mio, che sei in errore! Tu Phegeus hai plagiato mio figlio con gli arcobaleni inutili!” Disse Zu, e Phegeus lo guardò con fermezza dicendo: “E’ stata una sua libera scelta! E poi… e poi…” Qui, al cavallino alato vennero le lacrime agli occhi: “E poi… tu non lo sai! Ma Pex ti vuole ancora bene! Ti vuole bene nonostante tutto il male che gli hai fatto! Oh! Tu non sai, quante volte ha pianto pensandoti! Ti voleva accanto! Voleva accanto un vero padre… voleva che tu lo proteggessi! Voleva il tuo amore! Pegas… è l’amore che regge il mondo! Non puoi solo pensare di tuo figlio come del tuo successore! Sbagli! Lui ha fatto la sua scelta! Ma non dimenticherà chi è! Nonostante l’AXIA, ti farà onore! Questo non l’hai capito Pegas?” Quando Phegeus finì di parlare, Zu, fece scendere un fulmine dal cielo!

 

Fu spaventoso! Ci allontanammo perché abbiamo avuto paura! “Ecco qual è il tuo potere Pex! Solo… e solo questo!” Disse Zu a suo figlio. Volli intervenire! Guardai l’erba bruciata da quel fulmine! Era davvero imponente e terribile quel potere! M’avvicinai a Zu e dissi: “Chiedo scusa! Lo so! Sono solo un essere umano! Il suo potere è immenso! Lo ammetto! Ho studiato, e so che in natura, non esiste forza più grande dei fulmini! Però… io sono anche un padre! Sono un padre proprio come lo è lei! Mi chiamo Giulio! Ho anch’io un figlio come lei! Si chiama Massimo! Le chiedo solo un attimo d’ascolto…”

 

Incominciai a parlare al maestoso cavallo nero! Gli parlai del ruolo dei genitori e della necessità di capire i figli, assecondando le loro naturali predisposizioni, anche se in realtà io, volevo rompere un giocattolo di Massimo! Si trattava di un piccolo pianoforte giocattolo che Cristina, siccome da giovane studiava pianoforte, gli aveva comprato da poco, sperando in qualche dote artistica di nostro figlio! Massimo, aveva gradito molto il regalo e ci giocava sempre, e negli orari più disparati! Purtroppo, per me faceva solo rumore! Ma Mia moglie era convinta che Massimo, facesse musica!

Non m’aspettavo che Zu  mi capisse! Avevo capito il vero ruolo dei genitori dalle parole di Pegaso, e siccome avevo avuto questo compito, cominciai proprio dal padre di Pex! Quello mi guardò serio e disse arrabbiandosi: “Come osi tu, essere umano, a darmi lezioni di vita! Forse non sai con chi stai parlando… Io sono Zu! Re del tuono e del fulmine! Pex è mio! Nessuno si deve intromettere tra me e mio figlio! Lui, deve fare quello che dico io! E’ mio!” E, dicendo questo, mi lanciò addosso un fulmine, ma Phegeus si mise davanti a me, proteggendomi con un meraviglioso arcobaleno!

 

Fu per me spaventoso! Il cuore cominciò a battermi forte nel petto! Se il fulmine m’avesse colpito, sarei morto! “Non lo fare mai più, Zu!” Gridò Phegeus: “Questo bambino è sotto la mia protezione! Ha anche la protezione di mio padre! Tu… tu non sei degno nemmeno di guardarlo! Lui ha l’AXIA!” Ma quello non gli diede ascolto e disse: “Mi ha offeso! Vuole far di me un altro! Io non lo permetterò!” E cercò di nuovo di distruggermi con un fulmine! Nei suoi occhi, solo rabbia e dolore! Non so perché, ma cominciavo a comprendere che non era cattivo per natura! Soffriva! Forse è anche questo il potere dell’AXIA… capire l’animo di chi ci sta davanti!

Chiusi gli occhi! Pensavo fosse giunta la mia ora! Io… un essere umano… non potevo contrastare un potere naturale così violento e terribile!

 

(= LA SCELTA DI PEX E L’ERRORE DI ZU =)

 

Il tanto temuto fulmine fu lanciato verso di me con una potenza incredibile! Avvertii sulla mia pelle l’elettricità scaturita da quella terribile meraviglia! Mi aspettavo di cadere al suolo folgorato, ma non fu così! Pex, contrastò il fulmine di suo padre con il suo! Si mise davanti e mi salvò la vita! “Papà! Giulio non ha colpa! Non fargli del male! Te ne prego! Tu sei buono… io lo so!” Disse Pex, che probabilmente non si era accorto d’aver fermato il fulmine di suo padre! Zu, vedendo che suo figlio, che egli pensava indifeso ed ancora inesperto, era riuscito a fermare il suo micidiale colpo, rimase senza fiato! “Pex! Figlio! Come hai fatto? Era un fulmine mortale! Nessuno… nessuno… neppure i cavalieri possono nulla contro la sua forza! Si vede… si vede che sei mio figlio!” Phegeus rispose: “Vedi Pegas… l’amore può tutto! Più si è giovani e più si è forti e coraggiosi! Te l’ho detto! Tuo figlio è un eroe! Dovresti esserne fiero! I figli acquisiscono un potere doppio rispetto ai genitori! Dovresti saperlo…” Zu, per la prima volta sorrise, ma subito dopo disse: “Pex! Adesso tu verrai con me!” Ma Pex gli rispose: “No papà! Io ho fatto una scelta di vita diversa dalla tua! So… so che hai pianto molto quando sono morto! So che hai sofferto e stai soffrendo! Ma sono vivo! Ti chiedo solo di farmi andare per la mia strada! No! Non è stato Phegeus a plagiarmi! Vedi… sono ancora piccolo… Conosco l’AXIA! So che anche tu sei stato piccolo! So anche che hai salvato il papà di Phegeus da Cerbero, quando era scappato dall’Ade! No! Non sei cattivo papà! Io… io ti voglio bene! So che anche tu me ne vuoi! Quello che mi hai fatto, era solo per farmi diventare forte! Ora lo sono! Però ho scelto la via d’AXIA! Ho scelto di essere come Phegeus! So che non mi capisci! Però… Ti chiedo di farmi volare per la mia strada! Giulio ha ragione!” “Anch’io ti voglio bene! Però sei il figlio del fulmine e del tuono! Lascia gli arcobaleni che non portano a nulla! Non mi costringere a farti venire con me, con la forza!” Disse Zu. Phegeus a questo punto disse: “Pegas! Non hai imparato nulla? Pex non vuole venire con te! Vuole restare con me!” Zu si infuriò, e cercò di colpire Phegeus con un fulmine, ma sbagliando, centrò in pieno un piccolo d’unicorno che si trovava li per caso a bere dal laghetto! Era il figlio di Unix!

 

Phegeus, nel vedere questo gridò: “Solo morte sai portare Pegas? Ti rendi conto di quello che hai fatto? Oh… povero piccolino…” Disse il cavallino, avvicinandosi al piccolo unicorno, che, dolorante gemeva chiamando suo padre. “Io.. io… io non volevo! Lo giuro! Non volevo colpire quell’unicorno! Maledetto! Io volevo colpire te!” Pex si mise a piangere e disse: “Papà! Ecco perché non voglio venire con te! Quando chiuderai con la violenza? Quando smetterai di uccidere? Io lo so! Tu non sei sempre stato così… tu sei buono! Non posso credere che quello che ho davanti ai miei occhi sia davvero mio padre! Perché papà? Perché? Cambia ti prego! Non far piangere più nessuno!"

 

(= LA RABBIA D’UN PADRE! UNIX =)

 

Intanto, il piccolo unicorno gridava dal dolore! Non avevo mai udito un pianto così insistente! Lacerava l’anima!

Zu restò immobile! Non riusciva a respirare! Quel pianto e le parole di Phegeus e di Pex, lo avevano colpito nell’anima! Non riusciva a muoversi e balbettava: “Non volevo! Non volevo lo giuro! Si è trovato li in mezzo… Proprio come… proprio come… quella volta…” “Tuo figlio!” Disse piangendo Phegeus. Zu si mise a piangere a dirotto! Faceva pena! Non sembrava più il maestoso cavallo, padrone dei fulmini e dei tuoni! Adesso sembrava un puledro spaventato.

 

“Chi ha osato! Chi ha fatto questo? Chi ha fatto questo a mio figlio! Tu… Sei stato tu, Pegas!” Era Unix, che avendo sentito il pianto disperato di suo figlio ed il tuono, era arrivato, teletrasportandosi all’istante. “Povero Ash! Figlio mio!” Disse quel padre disperato, chino sul figlioletto che sembrava essere in fin di vita! “Ti ucciderò Pegas! Maledetto! E dopo, ucciderò anche tuo figlio Pex! Non hai scuse per quello che hai fatto! Preparati a morire!” Zu, non riusciva a dir nulla! Non era nelle condizioni di difendersi, anche perché sapeva di essere in torto! Un torto orrendo! L’unicorno, si mise in posizione d’attacco! Con la testa bassa, nell’atto di colpire Zu mortalmente al cuore con il suo corno! Nessuno poteva fermarlo! Compresi il dolore di quel padre! Capii che nulla al mondo può eguagliare la potenza d’attacco di un genitore disperato che vuole difendere o vendicare il proprio figlio! E’ la essenza stessa della forza e del dolore! Non c’è nulla al mondo di più potente! Anch’io, ora, ero pronto a difendere Massimo! Lo avevo capito!

Unix partì di corsa all’attacco con gli occhi pieni di pianto, dicendo: “Che cosa sei Pegas? Non sei degno di sopravvivere! Non sei neppure un vero padre! Hai ucciso tuo figlio, ed ora anche il mio! Ti odio! Ti odio cavallo! Maledetto dalla natura!  ma Zu restò immobile piangendo! Non si voleva sottrarre alla giusta punizione!

 

 

 

 

(= UN FIGLIO CHE DIFENDE SUO PADRE E LA RICONCILIAZIONE =)

 

Zu era spacciato! Da carnefice, era diventato vittima! Non c’era più nulla da fare! Il corno del disperato unicorno, era a pochi centimetri dal cuore di Zu! Una luce blu, accompagnò l’attacco! Ma, successe qualcosa di straordinario! Pex, nel vedere suo padre in pericolo di vita, si lanciò verso Unix, riuscendo a spingerlo! Quello, non colpì Zu con il corno, ma vedendo che era stato il cavallino a spingerlo, si lanciò contro di lui per ucciderlo! Pex, nel vedere questo, con le lacrime agli occhi, gridò: “Adesso puoi colpire me! Non mi importa! Ho difeso il mio papà! Nessuno! Nessuno, fino a quando sarò in vita, potrà mai portarmelo via! Io… io gli voglio bene! Lo difenderò fino a morire!” Phegeus, si voltò verso di me dicendo: “Ecco! Vedi Giulio… impara! Un padre difende sempre suo figlio con tutto se stesso, ma anche la difesa d’un figlio per un genitore, ha qualcosa di miracoloso e di bellissimo! Non c’è nulla che possa fermare questa grandiosa forza! E’ la forza dell’amore che supera ogni dissenso! Un figlio difende sempre un suo genitore! Anche a costo della sua vita! Vedi… un padre può anche sbagliare, ma un figlio perdona sempre! E’ una legge universale Giulio! Una legge di natura!” Capii! Mi venne da piangere! Adesso capivo le parole dette da Massimo, quando mio fratello, aveva finto di picchiarmi! Mio figlio gli disse: “Zio! Se picchi mio papà, ti picchio anch’io! Non lo toccare!” Allora, io e mio fratello, ci siamo messi a ridere! Anche Cristina rideva, ma ora, a ricordare quell’episodio mi veniva da piangere perché adesso comprendevo tutto! Massimo, quando aveva detto quelle parole, diceva sul serio!

 

Non solo io capii! Anche Unix, si era fermato di colpo! Aveva rialzato la testa! Non colpì Pex! Si girò verso Zu, dicendo: “Pegas! Ringrazia tuo figlio! Si stava sacrificando per te! Ha avuto un coraggio ed un buon senso che tu non hai! Impara… impara da lui!” E piangendo, andò da suo figlio, che ora faticava anche a respirare!

 

Pex, insieme a me ed a Phegeus, ci avvicinammo a Zu. Quello guardò Phegeus, e piangendo disse: “Io… io non volevo!” Pex, si avvicinò a lui e si strinse al suo fianco teneramente! Lo leccò. Zu, rimase li, senza dire nulla! Non era abituato a tanto affetto! Poi, per istinto, leccò a sua volta suo figlio in un modo tenerissimo! Fece quello che non aveva mai fatto! Da Zu, Pex, ricevette fino a quel momento solo zoccolate e fulmini! Pex non aveva mai ricevuto da suo padre nemmeno una carezza! Ma ora, lo stava facendo! Gli chiese: “Perché… Perché Pex mi hai difeso! Io sono… io sono malvagio! Ti ho fatto tanto soffrire! E tu… e tu sei così buono…” Pex sorridendo disse: “L’ho fatto perché sei mio papà e ti voglio tanto tanto bene! Sai… ho dimenticato tutto! So perché ti comportavi male con me! Lo facevi per difendermi e per farmi diventare grande e forte! Sai… anche Phegeus me lo ha detto! Anche tu potresti avere come noi l’AXIA! Adesso… adesso però ti chiedo di far guarire il piccolo unicorno! So che lo puoi fare! Anche zio Pegaso lo fa! Ti chiedo di farlo sia per il piccolino, ed anche per Unix! Nemmeno lui è cattivo… adesso l’ho capito!”

 

 

 

 

 

(= LA BONTA’ E LA LUCE DI ZU, ED IL MIRACOLO =)

 

Zu, nel sentire le parole di Pex che lo esortava a compiere una buona azione, rimase stupefatto ed intenerito. La sua aria malvagia, che era già diminuita, scomparve del tutto. Guardava, ora, anche Phegeus in modo diverso!

Rivolgendosi con amore a suo figlio disse: “Oh Pex! Dunque è questo che vuoi fare nella tua vita? E’ questo l’insegnamento di Phegeus? L’amore? L’AXIA? Tutto quello che non ho mai saputo darti io, fin da quando sei nato! Piccolo mio! Ho capito tutto! Credimi… Prima, pensavo d’essere nel giusto con te! Solo ora, i miei occhi vedono la realtà! Si Pex! Io guarirò il piccolo unicorno! Lo faccio perché me lo hai insegnato tu! Mi hai insegnato l’amore! L’amore che io non ho mai ricevuto! Mi hai anche insegnato il rispetto alla vita! Lo so! Tutti i cavalli alati, hanno il potere di guarigione, ma io non l’ho mai usato, neppure con te quando ti facevo male! Ed in quanto a te Phegeus…” disse poi rivolgendo lo sguardo buono al cavallino bianco: “…anche se resteremo nemici, perché comunque resto il cavallo dei fulmini di  Zeus, mentre tu porti la calma dell’arcobaleno, anche se mi contrasterai sempre, io ti ringrazio! Mi hai ridato mio figlio! Credo… che anche tu, hai rischiato la tua vita per liberare Pex dall’Ade! Non è da me dire queste cose… ma… rendi felice Pex! Insegnagli l’AXIA di cui sei il protettore! L’unica cosa che voglio, e che Pex si alleni con me! Non sarò mai più un tiranno! Non farò mai più del male! Ho visto come mio figlio usa il mio potere! Lo usa a fin di bene, e non per far del male!” Phegeus, guardando negli occhi Zu, disse: “E’ vero Pegas! Anche i fulmini, possono essere usati nel modo giusto per far del bene! La difesa è una cosa importante! Specialmente se si difende chi si vuol bene!” Pex, completò: “Certo papà! Certo che mi verrò ad allenare con te! Io… io sono tuo figlio!” Zu, con le lacrime che scendevano sul suo muso disse: “Beh… cosa c’è da dire in più di quello che è stato già detto? Forse che sono cambiato… già! Sono cambiato anche perché questo essere umano mi ha insegnato il vero ruolo di padre!” Disse Zu, e si avvicinò a me e mi leccò le mani con gratitudine. “Scusa se ti volevo fare del male! Ma… ero pazzo!” Io piansi, e lui se ne accorse. “Tu sei un vero padre! Rimani così! Non fare a tuo figlio mai mancare nulla! Non diventare mai come me! Impara da questo vecchio cavallo alato nero, che non ha mai capito l’importanza della dolce parola ‘ PADRE ‘! Non essere come me! Me lo devi promettere!” Io piangendo promisi! Mi leccò di nuovo le mani!

Phegeus si avvicinò a noi, e sorridendo disse: “Tutto è bene, quel che finisce bene!” E dicendo così, si avvicinò a Zu con Pex! Anch’io vi andai! Ci siamo stretti al cavallo nero, abbracciandolo! C’era gioia! C’era gioia nell’aria e non più nuvole nere!

 

Era davvero straordinario! Una famiglia si era riunita nel bene e nel perdono… però… proprio vicino al laghetto, un altro padre piangeva suo figlio in fin di vita! Unix, stringeva, accovacciato a se, piangendo disperatamente, il suo piccolo. “Ash! Ash! Piccolo mio! Non mi lasciare! Non devi morire! No! Tu non puoi! Se è necessario, ti donerò anche il mio ultimo respiro! Ti donerò la vita se è necessario… però non mi devi lasciare! Non piangere più!” Il piccolino, guardava suo padre! Non riusciva nemmeno ad alzare la testa! “Ecco! Ecco quel che farò!” Disse Unix improvvisamente: “Donerò a te, o piccolo mio, la mia energia vitale! Eccoti tutta la mia vita! Ecco il dono supremo d’un padre unicorno!” Dicendo così, chiuse gli occhi e disse: “Fili in vita mea inclusione!” Unix, stava per compiere l’estremo sacrificio, riversando tutta la sua energia vitale nel figlioletto! Fu Phegeus ad accorgersi di questo ed a bloccare il gesto d’un padre disperato! “Fermati Unix! Non mettere il tuo corno nella ferita di tuo figlio! Non devi farlo! Non sacrificare la tua vita… ci sono altre soluzioni! C’è Pegas che può guarire tuo figlio! Ancora il piccolino ha bisogno del tuo amore e della tua protezione! Non puoi lasciarlo da solo!” Unix, si fermò. Guardò Phegeus gridando: “Che ne vuoi sapere tu del mio dolore cavallino? Tu non capisci… mio figlio sta morendo a causa di Pegas… ed ora mi vieni a dire che lo guarirà? No! Io non ci credo! Non mi fido di nessun cavallo, ed a maggior ragione di Pegas! Quindi cavallino… ti consiglio di stare lontano… sta lontano da me e da mio figlio!” Zu, andò vicino all’unicorno e gli disse: “Lo so! E’ giusto non fidarsi di me! Ma, ti prego… fammi tentare! Io… io… mi devo sdebitare con te! Avresti potuto uccidere sia me che mio figlio, ma non l’hai fatto! Ti sono debitore Unix! Ti sono debitore della vita! Se vuoi… poi… dopo che avrò guarito tuo figlio… se vorrai potrai uccidermi!” L’unicorno, guardò negli occhi quel cavallo, e vedendo le sue buone intenzioni, accettò! Spostandosi dal piccolo unicorno disse: “No Pegas! No! Non voglio la tua morte! Già… già troppe disgrazie sono accadute! Fa quello che devi fare! Vedi… la fama di Phegeus e di tuo figlio, è giunta anche qui, nel territorio degli unicorni! Se Phegeus ha detto che mi posso fidare… beh… allora lo farò! Ma poi, andate via da qui e non ci tornate! Altrimenti saranno guai per voi…” Era evidente che anche Unix, vedendo tutto quello che era successo, aveva intravisto in Zu qualcosa di diverso! Gli lasciò campo libero.

 

Zu, si avvicinò piano piano al piccolo unicorno che lo guardava con timore, e gli disse: “Piccolo! Non devi aver paura! Sono qui per guarirti! Ti chiedo scusa! Non era mia intenzione ferirti! Ma ora… ora sono cambiato! Già! Tu vivrai, e darai testimonianza a tutti che Zu, Pegas, è divenuto un altro cavallo! Per amore! Solo per amore paterno! Rendi felice Unix tuo padre! Non lo abbandonare mai, neppure se dovesse commettere qualche errore! I padri hanno bisogno dei figli per poter vivere!” Dicendo così, chiuse gli occhi. Zu, sprigionò sul corpo dell’unicornino, una bellissima luce bianca molto intensa, simile, se non uguale, a quella che m’aveva donato Pegaso! Il piccolino, dopo che Zu smise di emanare quella luce, provò a mettersi in piedi! Ce la fece! Era guarito e non aveva più alcuna bruciatura o ferita! Era un vero miracolo! Un miracolo compiuto da Zu, solo per amore e rispetto! Avevo assistito all’emanazione della sua luce! Una luce stupenda!

Phegeus, con commozione mi disse: “Ecco Giulio! La luce può fare anche questo! Zu ha capito! Tutti hanno la luce dentro! Non esistono i cattivi! Zu, mio zio, non lo è di certo! Io lo sapevo che prima o poi, la sua luce si sarebbe palesata! Aspettavo solo questo momento! Vedi piccolino… tutto è immenso amore! E’ solo questo!”

 

(= PEGASO E ZU DI NUOVO FRATELLI, L’ADDIO A PEX E  LA PARTENZA

PER LA SPIAGGIA DELLA FENICE =)

 

Mentre osservavamo la meravigliosa scena di quell’unicornino che era tornato a vivere e la tenerezza d’un padre che aveva ritrovato la felicità, Zu con Pex si tornarono a stringere a vicenda! Il piccolino era andato da suo padre, il quale lo aveva accolto leccandolo con gioia. Mi toccò il cuore la vista di quello che capivo essere amore allo stato puro! Phegeus, riprendendo a sorridere mi disse: “Non scordarti mai Giulio, di quello che hai visto! Dovrai, una volta ritornato a casa, portare questo amore anche a tuo figlio che ne ha bisogno! L’AXIA, oltre ad essere luce è anche questo! Amore! Amore incondizionato e senza sotterfugi! Io… io ho amato tutti i bambini che ho conosciuto! Sono molti, ma ognuno di loro mi ha lasciato un ricordo! Li ho voluti bene! Li porto sempre dentro al mio cuore! Quanti secoli son passati da quando ho lasciato il mio papà per adempire al mio compito! Non me lo ricordo più! Però ricordo, per ciascun bambino, il suo sorriso! Anche se sono passati anni ed anni, il sorriso dei bambini è rimasto sempre uguale! A me… ora, resta solo il ricordo degli occhi dei piccoli che m’hanno voluto bene! E’ questa la mia ricompensa! Sono fiero di quello che ho fatto per difenderli, educarli e renderli felici e forti, anche se so che non si ricordano più di me! Capisci Giulio il mio ruolo?” Capivo e giurai a me stesso di fare tutto quello che il cavallino bianco mi aveva insegnato con tenerezza infinita! Capivo anche che soffriva a non rivedere più i piccoli, che aveva portato a volare sulla sua groppa! Era uno strazio tremendo… forse anche di più del mio! Gli dissi: “Capisco e farò tutto Phegeus!” Però, mentre parlavo, un nodo alla gola mi fece scoppiare a piangere! Phegeus capì e disse: “Lo so! Quando farai tutto questo, io non sarò insieme a te! Ma… Giulio… non devi piangere! Non rendere tutto più difficile! Sai… piccolo… del mio compito, questa è la cosa più difficile e dolorosa! Capisco i bambini… ecco perché gli cancello parte della memoria dopo avergli detto addio! Però… non tutto si cancella! Giulio! Rimane una malinconia che non se ne va! Vedi… L’AXIA e l’amore non si possono dimenticare! Tu Giulio lo sai bene! Lo so! Forse… forse ho sbagliato a farti ricordare… però è necessario! Devi portare testimonianza alla esistenza dell’AXIA! Era destino il nostro incontro! Però… ora non piangere più! Anche per me, dire addio è difficile! Vedi… io purtroppo non dimentico!”

 

Avrei voluto dire a Phegeus molte cose, ma non ci sono riuscito! Lo sapevo! Sapevo che sarebbe arrivato il momento dell’addio, ma non ci volevo pensare! Gli dissi solo: “Lo so! Lo so Phegeus! Tu rimarrai sempre dentro di me!”

Appena avevo finito di dire così, avvertii dietro di me una presenza. Era Pegaso! Aveva avvertito la luce di Zu e si era precipitato lì da noi! Avvicinandosi disse: “Lo sapevo! Me lo immaginavo che prima o poi sarebbe accaduto! Unix mi ha avvertito telepaticamente, ma non ce ne era bisogno! Ti ho sentito Pegas! Ho sentito che hai usato il tuo vero potere! Sei come me fratello! Sei puro e nobile di cuore! Phegeus e tuo figlio me lo hanno sempre detto! Avevano sempre avvertito in te il bene! Anche Pex non ha mai avuto dubbi e di ha sempre amato e difeso! La tua carica di custode dei fulmini di Zeus, non ti può impedire d’essere come la tua anima vuole! In te c’è bontà! Non è stato mio figlio a cambiarti! Sei sempre stato così! Avevi solo bisogno di riscoprirti! Fratello mio… io ed i tuoi fratelli ti stiamo aspettando! Thesaurus, Hidros, Algos e Pegal, non vedono l’ora di averti di nuovo con noi!” Restai a bocca aperta per l’ennesima volta! Dunque, Pegaso e Zu, avevano oltre a Thesaurus altri fratelli? Guardai con stupore Phegeus, il quale capì e disse: “Già Giulio! Come vedi io e Pex, abbiamo molti zii! Thesaurus che comanda il potere degli specchi. zio Hidros che è il cavallo di Poseidone, zio Algos che è il cavallo di Apollo, che oltre ad essere il protettore della scienza, della logica, della magia, e della poesia, è lui che traina il carretto con il sole! Zia Pegal è la cavallina di Afrodite! L’ha scelta perché è molto bella! Come vedi… siamo una bella famiglia Giulio!”

 

Zu, nel sentire suo fratello dire così, gli si avvicinò, ed abbassando il capo in segno di pentimento disse: “Avrei voluto essere come te Pegaso! Avrei voluto essere io, il cavallo d’Atena! Solo ora, solo ora mi rendo conto della inutilità del mio rancore! Mi nascondevo dietro al potere che m’ha dato Zeus! Sbagliavo! Volevo rendere mio figlio come me, e far entrare in lui l’odio, sia per te che per il piccolo Phegeus! Ancora una volta ho sbagliato! Mi ci sono voluti due puledrini a farmi risvegliare dal sordo torpore dell’odio e dell’invidia in cui ero caduto! E’ vero! Ho ucciso! Ho fatto sempre del male! Ora… ora voglio cambiare! Pegaso… mi potrai mai perdonare per quello che ti ho fatto? Anche tu, piccolo mio! Pex! Mi puoi perdonare? Anche un essere umano mi ha dato lezioni di vita… a me… cavallo d’un Dio… cavallo di Zeus! Io… che avrei dovuto essere saggio, invece… sono stato solo uno sciocco! Quante lacrime… quante lacrime versate quando ho perso Pex! Tutto a causa mia… solo mia! Non voglio più far del male ed uccidere! Mai più Pegaso! Continuerò a portare i fulmini, ma sarò un cavallo diverso! Mi puoi perdonare fratello mio? Puoi perdonare il tuo sangue? Se vorrai uccidermi io… io capirò!” Pegaso, maestoso come sempre, s’avvicinò di più a Zu, che ora tremava e piangeva. “Fratello mio! Non ti farò alcun male! Hai già sofferto abbastanza! Hai subito dalla vita il dolore più grande… perdendo tuo figlio… ed io… ed io ti capisco… Ti perdono! Ti voglio bene e te ne ho sempre voluto! Mi ricordo… Pegas… quando in Ade mi salvasti la vita! Io ho letto sempre nel tuo cuore! Non sei cattivo, e non lo sei mai stato! Adesso, vieni insieme a me dai nostri fratelli e facciamo festa! Porta anche Pex con te! Non ha mai avuto l’occasione di conoscere tutta la sua famiglia! Ti stiamo aspettando fratello!” E dicendo così, leccò Zu teneramente, e quello, guardandolo con altrettanta tenerezza ricambiò il gesto d’amore fraterno! Vedevamo il bianco ed il nero fondersi! Mi sembrava di vedere Phegeus e Pex! Mi venne di nuovo da piangere, ma stavolta di tenerezza e contentezza! Due maestosi stalloni alati, ora, giocavano come due puledri! Erano ritornati ad essere fratelli!

 

Dop Zu, guardando Pegaso disse: “Bene Pegaso! Adesso possiamo andare! Su… Pex! Avanti piccolo! Andiamo! Vieni insieme a tuo padre ed a tuo zio! Anche tu Phegeus… venite con noi!” Pex si avvicinò a suo padre, ma Phegeus disse: “Io… io vi raggiungerò dopo! Devo portare Giulio sulla spiaggia per farlo incontrare con la fenice Nizar! E poi… no! Io verrò dopo! Cominciate ad andare voi!” Zu capì e disse: “Va bene! Va bene Phegeus!” E poi, rivolgendosi a me, mi leccò dicendo: “Scusa se ti ho fatto male! Perdonami anche tu!” Io, con un sorriso risposi: “Ho capito perché l’hai fatto! Si! Ti perdono!” Quello mi leccò di nuovo con tanta tenerezza! Non sembrava più il cavallo cattivo di qualche minuto prima! Era cambiato! Anche Pegaso mi salutò, come se ci fossimo conosciuti da sempre! Capivo che non avrei più rivisto Zu e Pegaso.

 

Pegaso, dopo, si rivolse a Pex e gli domandò: “E tu? Cosa vuoi fare piccolino?” Pex gli rispose: “Verrò con voi! Ma prima… devo salutare Giulio!” Il cavallino nero si avvicinò a me, e teneramente mi leccò e si fece accarezzare a lungo. Io piangevo! Capivo che non l’avrei più rivisto! Ora… nutrivo per quel cavallino nero alato, un grande affetto e stima! Mi disse: “Giulio! Per me è arrivato il momento di salutarti! Non ti scordare di me! Non ti scordare del cavallino nero alato che quando eri piccolo ti ha sempre voluto bene! Ti ricorderai? Ti ricorderai di Pex?” Non riuscivo a trattenere le lacrime! Un altro amico mi stava per lasciare! Io comunque ripresi a sorridere e gli dissi: “Certo Pex! Come potrò scordarmi di te? Cavallino coraggioso! Resterai per sempre nel mio cuore proprio come Phegeus! So di te! Ogni volta… ogni volta che guarderò la tua costellazione, penserò a tutto il bene che m’hai voluto! Ma tu… stammi vicino con la mente Pex! Stammi vicino, cavallino d’AXIA!” Lo abbracciai piangendo di nuovo, e lui, si distaccò da me, e con suo padre e lo zio, partirono volando! Non si voltò! Sicuramente non voleva che lo vedessi piangere! Ora… ora ero solo io a farlo!

 

Nel vedere questo, Unix ed il suo piccolo si avvicinarono a me ed a Phegeus! Ash mi disse: “Non piangere bimbo! Vedi… questa è magia! Vedrai di nuovo… un giorno il cavallino nero! Non l’hai perso!” Unix, guardandomi disse: “Sei buono, essere umano! E per questo ti voglio donare il potere di vedere e descrivere quello che succede nelle altre dimensioni! Te lo meriti!” L’unicorno mi guardò e pronunciò queste parole: “Dono vobis visio multiplex dimensiones!” Una luce blu intensa mi colpì all’istante! Non compresi subito la grandezza di quel meraviglioso dono… ma dopo! Ringraziai l’unicorno, e Phegeus mi disse: “Ora… Giulio dobbiamo andare! Salta in groppa!” Così, salutando a mano aperta Unix con Ash, cominciammo a salire su, nel cielo! Il sole ci illuminava!

 

(= NIZAR, LA FENICE CUSTODE DELL’EQUILIBRIO. IL PIANTO DEL MONDO E LA COMUNICAZIONE CON ESSO =)

 

Il cielo che ci accoglieva durante il nostro volo era terso, ma a me sembrò malinconico! Sapevo che la mia straordinaria avventura con Phegeus stava per concludersi! Quante emozioni! Quanta luce! Ero pieno d’AXIA! Adesso lo comprendevo!

Sorvolammo dei monti molto alti, sotto di noi delle valli bellissime! Vidi, sporgendo la testa verso il basso, una cascata d’acqua purissima. Phegeus mi raccontò che quello era il posto dove era nato. Provai una emozione fortissima! Facevo parte anch’io di quel mondo! Io lo conoscevo perché lo avevo già visitato! “Vedi Giulio…tutto questo è tuo! L’AXIA porta in luoghi dove l’anima si espande in armonia con le stelle! Devi essere puro e forte come questa cascata! Ecco! Dopo quel monte, incominceremo ad atterrare! Li troveremo Nizar la Fenice!” Mi disse il cavallino.

 

Iniziò l’atterraggio e, oltre le nubi, cominciai a vedere l’immensità del mare. C’erano parecchi delfini a nuotare ed a saltare! Ci salutarono con il loro gioioso verso!

Phegeus virò e vidi una bellissima spiaggia di sabbia dorata, con delle palme altissime e tanti uccellini. C’erano anche degli scoiattoli e molti coniglietti. Phegeus mi disse: “E’ qui che hai trovato la pietra Giulio! Questa è la casa di Nizar la fenice del riposo! E’ molto potente sai… le fenici sono gli animali più perfetti, poiché sono i custodi dell’equilibrio! Tutto è equilibrio! Tutti gli elementi, se non esistesse questa meraviglia si annienterebbero a vicenda! E’ tutto perfetto in natura, grazie all’equilibrio! Purtroppo… gli esseri umani mettono con il loro comportamento, il disequilibrio! Distruggendo la pace che regna in natura, si distrugge tutto! Bisogna saper guardare oltre! Bisogna unire l’AXIA all’equilibrio! I bambini, senza saperlo, lo fanno già per natura! Tu, Giulio, adesso che sei adulto, dovrai portare a tutti questo messaggio! L’errore più grande dei grandi, è guardare il mondo semplicemente come una cosa inanimata ed incapace di provare sentimenti, infatti, disboscano le foreste, uccidono gli animali, che poi sono la vera via per imparare il rispetto per la natura e l’equilibrio, e fanno tantissime altre cose brutte! Ma… il mondo ha una sua anima! Adesso piange!” Io dissi: “Se piange è perché è triste… non amato!” “Proprio così Giulio! Infatti si ribella e fa i capricci proprio come un bambino! I terremoti, le alluvioni, sono i sintomi che dovrebbero farci capire, che non possiamo più continuare così! Serve l’AXIA! La luce! L’equilibrio! Ora comprendi il mondo Giulio? Comprendi che tutto ha bisogno d’essere amato e capito? L’AXIA è comprensione! Permette di capire anche le cose che sembrano non poter comunicare! I bambini, infatti, parlano con gli animali, gli alberi, le rocce, il mare ed il cielo! Li comprendono! Sanno comunicare con loro e sanno decodificare il loro linguaggio arcaico!” Restai a bocca aperta! Avevo capito che quello che consideravo un comportamento infantile, se non addirittura, essendo io psicologo, un comportamento patologico, cioè quello di parlare a cose inanimate oppure agli animali, era in realtà una vera e propria comunicazione! Un linguaggio! Compresi di poter parlare agli animali e non solo… e di poter essere capito… compreso! L’AXIA è linguaggio!

 

(= L’INCONTRO CON NIZAR E LA PROMESSA =)

 

Toccammo il suolo della spiaggia, e Phegeus mi fece scendere. Ci avviammo vicino ad una grotta, ed il cavallino cominciò a chiamare: “Nizar! Sono io! Sono Phegeus! Esci fuori… esci! Ti ho portato Giulio! Ti ricordi di lui?”

Dall’ombra apparve un maestoso uccello! Aveva le piume dorate che terminavano in un bel colore rosso acceso, simile al fuoco! Sulla testa dei ciuffi bellissimi come quelli dei pavoni, ma erano di colore blu e rosso! Il becco era medio e giallo! Sulla pancia, delle bellissime penne color oro, e più giù possenti zampe con grandi artigli! La coda era stupenda! Tutta dorata, mentre le ali erano grandissime e colorate dal dorato al rosso in punta! Quello che mi fece più impressione erano gli occhi! Di un colore indefinibile! Erano occhi magnetici! Non so come feci a capire, ma capii che quell’uccello, a parte la sua leggenda, fosse in grado anche di ipnotizzare! Ne restai affascinato! Era davvero un essere stupendo! Avevo davanti agli occhi qualcosa di veramente raro e stupefacente! Nizar, quando vide Phegeus, avvicinandosi a lui disse: “Sapevo già del tuo arrivo! Hai fatto bene a portarmi qui Giulio e la pietra! Ma… dimmi Giulio? Come stai? E’ da molto che non ci vediamo!” Educatamente risposi al bellissimo uccello: “Io sto bene! Grazie!” Quello mi guardò fisso e poi disse: “I tuoi occhi arrossati e la tua voce ti tradiscono Giulio! Non è vero che stai bene! Sento in te tanta tristezza! Ma ancora è presto! Phegeus ti ha spiegato tutto, non e vero?” Avevo compreso che la fenice aveva letto il mio stato d’animo! Aveva letto il mio dolore! Non ho potuto negare, in quanto, capivo bene che quella creatura meravigliosa era capace di leggere nella mia mente! Dissi: “So tutto! Mi è stata spiegata l’AXIA! Ma… non posso negarti che sono triste! E’ vero!” Nizar, mi volò vicino e guardandomi teneramente disse: “Bisogna rinascere Giulio! Da un grande dolore ci si può rialzare per continuare a vivere! Bisogna saper risorgere! Questo mondo che hai scoperto di nuovo, comunque, rimarrà per sempre dentro di te! Devi riscoprire questa realtà anche nella quotidianità del tuo lavoro e della tua casa! Vedrai… riuscirai a vedere la magia, anche dove sembra non essercene! Non devi rattristarti! Sei fortunato! E poi… un giorno… potrai anche tornare…” Sapevo… sapevo cosa significavano le ultime parole di Nizar! Quel giorno… avrei per sempre goduto della compagnia di Phegeus e di tutti quegli amici che avevo conosciuto in quel mondo! Piangendo… abbracciai il cavallino bianco e gli dissi: “Quando arriverà quel momento… vorrei essere come te ed aiutarti!” Phegeus, guardandomi negli occhi disse, anche lui piangendo: “Te lo prometto Giulio! Sarai con me! Mi aiuterai e non soffrirai mai più! Sarai come me in tutto e per tutto! Poiché già lo sei! Incontrerai di nuovo chi ami! Questa è una promessa Giulio! Io mantengo sempre ciò che dico!”

 

(= LA PIETRA CHE CARICANDOSI DONA PROTEZIONE E LE LACRIME DELLA FENICE =)

 

Nizar, guardandomi in modo dolce disse: “Adesso non è il momento del dolore! Ora è il momento di caricare la pietra solare! Giulio… tirala fuori!” Io la presi dalla mia tasca. Phegeus mi disse: “Mettila giù sulla sabbia, e abbi fiducia in Nizar! La pietra verrà caricata con le sue lacrime! Ma non sono lacrime di dolore! No! Sono semplicemente lacrime d’amore che rigenera! La fenice piange per guarire e per proteggere!” Stavo per assistere ad uno di quelli spettacoli che, solo nei racconti vengono narrati! Ora vi ero io! Ora vedevo!

 

Nizar, curvato sulla sabbia, cominciò a lacrimare sulla pietra, ma non s’accontentò! Volle dare ancor di più il suo contributo! Mi disse: “Giulio… prendi in mano la pietra e posizionala vicino a me! Caricherò non solo lei ma anche te! Ti aspetta un compito più grande di te! Devi essere protetto anche tu!” Da cosa avrei dovuto essere protetto? Pensavo che nulla, fino a quando c’era Phegeus con me, potesse farmi del male! Phegeus, accorgendosi del mio stupore disse: “E’ vero! Ti aspetta un compito meraviglioso ma altrettanto gravoso! Con me sei protetto… questo è vero! L’AXIA è in te, però… non ci sarò sempre io quando porterai agli altri questa meraviglia! Devi proteggere l’AXIA che è in te con tutti i mezzi che hai! Purtroppo sei adulto Giulio! I mostri della dimenticanza e della non luce, potranno, se non ti difendi, farti dimenticare l’AXIA! Questo è il loro scopo! Ma tu… ma tu sei forte Giulio! So che ci riuscirai! So che riuscirai a donare a tutti quello che ti ho insegnato! Fa come ti dice Nizar!” Presi la pietra e la strinsi nella mia mano destra, e poi, aprendo il palmo, la avvicinai al meraviglioso uccello. Quello, pianse dentro la mia mano! Erano calde quelle lacrime! Era qualcosa di straordinario! Mi ero slogato un polso qualche giorno prima, mi faceva ancora male… però, a contatto con quel liquido magico, non avvertii più nessun dolore! Mi aveva guarito! La pietra cominciò ad illuminarsi di una luce dorata. Era come il sole! Sembrò prendere vita ed energia, e così ero anch’io! Mi sentivo bene! Una sensazione di benessere totale colpì tutto il mio corpo! Era una medicina prodigiosa! Pensai che tutti i ritrovati della scienza moderna, non potevano nulla al confronto di quello che stavo ricevendo!

L’incanto durò per circa un minuto! Per Nizar era molto! Di solito bastavano poche lacrime per fare tutto, ma quella volta, la fenice, volle donarmi di più! “Giulio! Hai ricevuto le mie lacrime ed ho caricato la pietra solare! Con tutto questo, sarai protetto per anni ed anni! Non aver paura piccolo! Sii felice della tua vita! Risorgi ogni volta che il buio di colpisce! Sei forte! Ce la farai! E poi… e poi… anche tu come me scruti nei meandri della mente! Sei un po’ come me! Ma non guardare solo al materiale! Guarda soprattutto cosa dice il tuo cuore! Decodifica il linguaggio d’amore dell’AXIA! No! Non è pazzo chi crede nella fantasia! Non è pazzo chi dice di poter toccare il cielo! Tu l’hai fatto! Ne hai la prova! Con l’aiuto di Phegeus, hai, anche se già lo sapevi, recuperato il tuo vero essere! Phegeus ti ha fatto volare! Ora… dovrai far volare, anche se con le parole, tutti quelli che incontri! Dovrai annunciare a tutti che l’AXIA può salvare il mondo intero! Porta… porta l’equilibrio in AXIA! E poi… dallo a chi ne ha bisogno! Tu hai un potere in mano, forse più grande del mio! Come vedi, io non posso andare da tutti! Sono gli altri a venire da me! Phegeus è fortunato a vivere nel tuo mondo! Lui può stare vicino a tutti! Ma anche tu… sei molto fortunato, come tutti i genitori! Hai Massimo! Massimo è il tramite tra questo mondo ed il tuo Giulio! I bambini aprono le porte della comprensione d’AXIA a tutti quelli che li sanno ascoltare e comprendere! Ascolta tuo figlio Giulio! Ascoltalo anche mentre, secondo te, fa rumore! Scoprirai che quel rumore è musica! Una musica che viene espressa con le frequenze della vita! Le ha imparate da me!” Phegeus mi guardò sorridendo, ed io allungai la mano sulla testa di Nizar, che mi aveva donato tutto se stesso!

 

(= LE CINQUE NOTE DELLA FENICE ED IL TRAMONTO =)

 

Mentre accarezzavo Nizar, ero carico di una forza incredibile! Quell’uccello mi aveva letteralmente ricaricato l’anima ed il corpo. Era bello anche sentire che fra Phegeus e la fenice, ci fosse una amicizia così forte!

Nizar, si staccò da me! Volò su un ramo, e disse: “Adesso Giulio, ti faccio sentire il mio canto! Canto di speranza e di forza vitale! Canto che tutti conoscono, ma che nessuno, purtroppo ricorda! Io sono una fenice! Le fenici cantano alla speranza! Il mio è il canto della rinascita e della purificazione! Si diventa forti! Si diventa davvero forti quando ci si sa rialzare e riprendere a vivere! Ne avrai bisogno! Nulla finisce davvero! Tutto è inizio! Ecco! Ecco il mio canto!” Phegeus, mi guardò con tenerezza e disse: “Giulio! Ricorda questa canzone! Quelle che sentirai sono le cinque note della fenice! Dolce melodia del tutto! E’ come la voce delle stelle e del vento! E’ come ascoltare la voce della creazione! Tutto infatti è musica! Alla fenice non servono molte note! Ne servono solo cinque! Chi sente il canto di questi rari animali, non può più dimenticarlo! Io lo ascolto sempre! Adesso, ricorderai anche tu! Ritroverai questo canto Giulio! Anche nella tua realtà! Basta saper ascoltare la voce dell’innocenza che è dentro e fuori di noi!”

Mi misi in ascolto. Nizar, cominciò il suo canto alla vita! Aprì le sue bellissime ali, e con il becco rivolto al sole, emanò un dolce canto che non si può descrivere con il solo alfabeto umano! Mi toccò il cuore! Quella era una melodia che avevo chissà quante volte sentito! Si! La avevo già sentita! Lo ricordavo! Era come una ninna nanna! Ricordavo… ricordavo il buio dell’utero materno ed una culla! Ricordavo e piangevo di tenerezza e di gratitudine verso quella vita a cui appartenevo! Sapevo solo d’essere vivo! Ringraziavo il cielo e tutti gli elementi! Era un canto di ringraziamento e di rinascita! Anche Phegeus piangeva! Nessuno poteva restare insensibile ad una melodia così carica di vita! Dolci note maestose! Troppo belle! Troppo belle per essere spiegate! In quel canto, avevo rivissuto tutta la mia vita, e ricordavo tutti i voli compiuti su Phegeus, sia nel presente che nel passato! Mi sembrò di rivivere tutti quei momenti! Il canto non durò molto, ma per me era passato molto tempo! Semplicemente si era fermato! Il sole sembrava accarezzare la fenice, e quella, sembrava accarezzarci con il suo canto! Era dunque questo il suo strabiliante potere? Si! Lo era certamente! Potere di equilibrio e di calma! Potere da conservare nel cuore! Capii d’essere parte di un progetto superiore! Promisi! Promisi d’essere quello che avevo dimenticato da molto tempo! Ora conoscevo la verità! Conoscevo il perché ed il dove, per non parlare del quando! Non mi serviva altro! Avevo Phegeus e Nizar, ed ora sapevo anche di poter contare su Pex e Sirio! Capii pure d’avere come amici Pegaso, Zu e Unix con Ash! Nulla di più bello mi poteva capitare.

 

Verso il termine del canto, la fenice emise tonalità in accordi minori! Si era trasformato il canto! Sembrava quasi un addio! Il sole stava per tramontare e la fenice lo volle salutare in quel modo.

Guardai il sole e mi misi a piangere! Un giorno era appena terminato! Era il tramonto! Uno dei più bei tramonti che un essere umano potesse vedere! Non riuscivo a trattenermi! Sapevo… sapevo che quello era un primo assaggio dell’addio al cavallino alato! “Giulio! Vedi che il sole è quasi sparito? E’ vero! E’ triste! Ma tornerà! Il sole torna sempre!” Disse Nizar. Non mi ero accorto che il canto era terminato! Lo potevo sentire ancora dentro al cuore, ma faceva male!

 

(= L’ADDIO A NIZAR E L’ARCOBALENO NELLA NOTTE =)

 

Nizar, dopo aver detto quelle parole, disse: “Adesso devo andare! La notte sta per arrivare! E’ stato un piacere Giulio averti visto! Non ti dico addio, perché so che ci rivedremo! Ti chiedo solo di ricordare il mio canto e la mia luce! Non ti dimenticare mai! L’AXIA che porti dentro di te è meravigliosa! Grande è il tuo cuore Giulio! Grande come sei tu! Adesso volo via! Devo aprire le mie ali ad un futuro nuovo!” Senza aspettare che rispondessi, prese a liberarsi nel cielo! Una scia dorata colorò il cielo! Dopo un po’ scomparve e non lo vidi più! Piansi di nuovo, e Phegeus mi disse: “Non piangere Giulio! Ricordati le parole di Nizar! Bisogna rinascere! Rinascere con il cuore e rinascere in AXIA! Tu ora ne sei capace! Ora… vieni con me!”

 

Camminammo su quella spiaggia che ormai si trovava nella penombra. Mi condusse, per un sentiero, salimmo su una collinetta. Da li, vedevo il sole tramontare e le stelle che erano appena spuntate! Riconobbi Sirio e le costellazioni! La notte era limpida! Phegeus mi guardò teneramente, ed io al vedere quello spettacolo gli misi la mano sulla groppa! Restammo così a vedere andare via il sole!

Era una situazione di pace e di tenerezza infinita! Il cavallino mi disse: “Giulio…” Io che avevo capito dissi: “Lo so cavallino! Lo so! Adesso dobbiamo salutarci! Però io non ce la faccio! Non ce la faccio al pensiero di non rivederti più! Come faccio a ricordarti… come faccio a continuare a sognare? Io… riempirei l’aria e il mondo di te! Per quanti giorni io continuerò a cercarti senza poterti ritrovare? Non lasciarmi da solo! Tu sei luce che fai splendere e purificare tutti i miei sogni! Dove ti ho perso! In che stupenda e sperduta dimensione ti potrò mai ritrovare? Ora so che dovrò, anche se non vorrei, continuare a vivere negli anni che vanno via, e che non torneranno più! Non lasciarmi! Non andare! Adesso sei qui… ricordo… ora ricordo di quando mi dicesti addio! Provai a cercarti… ma poi ti scordai! Ma non del tutto! Ora! Ora mi hai fatto questo bel regalo! Ma te lo vuoi riprendere… e così… ritornerò nella mia realtà… tornerò ad essere solo un uomo! Un adulto! Non voglio dimenticare l’AXIA che mi hai insegnato!” Quello, mi guardò teneramente dicendo: “Infatti! Tu non la dimenticherai… e poi… ti ho fatto una promessa! Vedrai piccolino! Vedrai che non dimenticherai nulla, anche se i ricordi, a volte, possono far male! Ma tu ricordati dell’insegnamento di Nizar! Devi reagire e soprattutto continuare nella tua missione! Devi rinascere! Devi donare l’AXIA agli altri ed anche far ricordare me e la grandezza dell’innocenza! Tu ora ne sei capace! Per quanto riguarda me… io non ti dimenticherò mai! Ma ancora è presto! Devo riportarti a casa!” Dicendo così, il cavallino fece apparire un arcobaleno che da terra toccava il cielo! “Sali su di me per l’ultimo viaggio!” Mi disse. Io, piangendo, saltai in groppa al cavallino alato, che tenero appoggiò i suoi zoccoli su quella meraviglia colorata, e cominciammo a camminare sui sette colori, senza alcun timore o paura! Stavo per ritornare a casa!

 

(= L’ULTIMO VOLO =)

 

Sapevo… sapevo che quello sarebbe stato l’ultimo volo su di quel cavallino bianco che mi aveva aperto il cuore all’AXIA! Cercavo di imprimere nella mia mente ogni attimo di quel volo! Tutto pareva salutarmi! Avevo vissuto molto intensamente per tutta quella notte! Avevo vissuto come non avevo mai vissuto in tutta la mia vita da adulto! Invidiavo i bambini! Loro potevano ancora gioire della compagnia di Phegeus! Io… adulto… non lo potevo fare! Come avrei potuto portare agli altri tutto quello che mi aveva dato Phegeus e gli altri amici? Come? Con che stato d’animo? Ero distrutto da questo, eppure avevo promesso! Ormai non potevo più tirarmi indietro! Ero parte del meraviglioso progetto dell’AXIA! Questa dolce parola, come chi me la aveva insegnata, mi rimbalzava dalla mente al cuore! Era anche inutile fare domande! A che pro? Avevo già la risposta! Sapevo anche, che avrei incontrato di nuovo Phegeus! Mi aveva detto che sarei diventato come lui! Ma dovevo aspettare ed insegnare!

 

Lasciammo quel meraviglioso arcobaleno ed incominciammo a volare! Vedevo le valli che avevamo percorso, vedevo le stelle, vedevo lui! Si voltò verso di me e disse: “Giulio! Resta puro come sei! Non lasciare che il tempo scalfisca quello che sei! Non sei mai cambiato! Non sei mai, completamente, diventato adulto! Questo è un bene! Un bene prezioso che solo tu puoi capire! Bacia Massimo quando arriverai a casa! Sai… è stato lui a convincermi, anche se in realtà era destino, a farmi di nuovo vedere da te! Salutami anche Cristina! Dille che non l’ho mai dimenticata! Anche lei ha volato su me! Dalle un bacio anche da parte mia! Vi voglio bene… vi voglio bene come a tutti i piccoli che ho conosciuto! E’ triste dire addio a chi ti ha voluto bene! Io lo so bene! Non vorrei mai che arrivi quel momento! Ma, purtroppo arriva! Oh Giulio! Piccolino! Vola ancora! Vola ancora con il ricordo! Non dimenticarmi mai! Purtroppo, la mia missione richiede questo sacrificio! Voler bene e dire addio! Ma so, che farai di tutto per farmi volere bene anche da chi ha dimenticato! Il mezzo lo devi trovare tu! So che ne sarai capace Giulio! Il tempo del volo è quasi terminato! Ma tu volerai ancora!” Quelle parole mi avevano toccato l’anima! Quanto… quanto avevo pianto quella notte? Tanto! Ma le ultime lacrime, avevano un gusto amaro! Erano terribilmente amare! Gli adii non mi sono mai piaciuti! Ma quello, era un addio molto più potente e doloroso! Avrei voluto fermare il tempo! Avrei voluto ritardare l’appuntamento con la triste realtà, che poi era ed è il mio mondo! Il nostro mondo! Il mondo degli adulti e della razionalità! Non c’è bisogno che io spieghi tutto questo! No! E’ facile capire il dolore! Vedevo già, quella meravigliosa terra, piano piano sparire, e poi ancora più su, fino allo spazio.

Phegeus mi disse: “Ecco! Adesso dobbiamo attraversare la porta del ritorno! Piccolino! Vorrei che tu non andassi via! Ma… il tuo posto, per ora, non è qui! E’ con Massimo! E’ quella la tua casa! Ma ora… dobbiamo dirigerci da quella parte…”

 

(= LA PORTA DEL RITORNO, IL RITORNARE ADULTI E L’ADDIO =)

 

Volammo ancora più in alto. Vidi una strana forma che si stava avvicinando. Sembrava essere un arco di luce, e dentro… solo buio! Mi fece paura quella vista! L’arco sospeso nel vuoto era di un colore che si avvicinava al grigio. Dunque… quella era la porta per ritornare a casa? Si! Infatti, Phegeus prima d’attraversare quella porta mi disse: “Giulio! Quella che vedi davanti a te, è una delle tante porte del ritorno. E’ grigia! E’ grigia di tristezza! Ma adesso solo tu la vedi così! In effetti, ha i colori dell’arcobaleno! Ma purtroppo, il grigio ha preso il posto dei colori nel tuo cuore! L’arco ne risente! Diventa grigio poiché tu sei triste! Non esserlo! Oh! Quante volte ho visto questo arco! Quante volte ho riportato i bimbi indietro… ma… quando il momento di salutare arriva, è sempre dura! Gli occhi degli adulti non riescono a vedere oltre… vedono tutto in modo sbagliato! Ecco perché, adesso l’arco è grigio! Ma… con l’aiuto dell’AXIA potrai vedere di nuovo i colori! L’AXIA è colore! I bambini, quando fanno i disegni, non usano mai il nero ed il grigio! Loro vogliono i colori! Così dovreste fare tutti! Anche gli adulti hanno bisogno dei colori! Ma… se ne sono dimenticati! Prova Giulio… prova a vedere la porta in AXIA! Vedrai… vedrai che non ti farà più paura!” Quelle parole mi fecero ripensare alla mia promessa! Era vero! Vedevo tutto grigio, anche ora che mi trovavo su Phegeus! Dovevo reagire! Dovevo ritrovare in me l’AXIA che, purtroppo, a causa di quell’addio forzato avevo in parte perso! Chiusi gli occhi! Mi concentrai… Quando li riaprii l’arco, non era più grigio! Era un bellissimo arcobaleno! Vidi Phegeus sorridere! Mi disse: “Ecco! E’ così che si fa! Bisogna trovare sempre il lato bello di tutto! L’AXIA, oltre ad essere colore e luce, è anche questo!” Dicendo così, entrammo dentro l’arco. Vidi solo una luce indaco e poi chiusi gli occhi!

 

Quando li riaprii, vidi che stavamo volando sulla mia città! Eravamo ritornati a casa! Diedi uno scoppio di pianto! Riuscivo perfino a vedere casa mia! Com’era piccola da lassù! Chissà se mi sarebbe ricapitato di nuovo di vederla dall’alto! Phegeus con dolcezza mi disse: “Ecco! Siamo arrivati! Adesso preparati all’atterraggio, piccolo!” Cominciammo a scendere, ed entrammo dalla finestra, dove ancora, un arcobaleno ci fece da ponte! Toccammo il suolo. Oramai era quasi l’alba! Vidi dalla finestra il sole spuntare ma non gioii! Non potevo farlo! Quel sole, m’avrebbe portato via il cavallino alato bianco! Non volevo perderlo! Phegeus mi disse: “Ora Giulio… non dire niente! Vedi… è l’alba, e tra un po’ il sole spunterà del tutto! Con questa luce io me ne andrò… ma tu… ma tu devi essere forte! Abbracciami Giulio!” Mi accorsi che anche il cavallino piangeva! Chiudendo gli occhi lo abbracciai forte forte! Volevo portare ancora dentro di me la sua presenza! Presenza di sicurezza ed amore! Non potevo pensare di non rivederlo! Era una sensazione d’indescrivibile dolcezza e tenerezza! Quando li riaprii mi accorsi di non essere più un bambino ma d’essere di nuovo adulto. “Giulio! Ora devo proprio andare! Vedi… questo non è un addio! E’ un arrivederci! Ma tu… devi portare l’AXIA che adesso conosci! Questo è il compito che ti do! Impara Giulio… impara a gioire nella vita! Massimo può aiutarti in questo… in lui… in lui rivedrai me! Adesso… adesso è arrivato il momento… Esci fuori dalla stanza! Ti voglio bene! Ti voglio bene piccolo Giulio!” Io, piangendo risposi: “Anch’io te ne voglio! Cavallino alato dei sogni! Adesso va… non far aspettare Pegaso, tuo padre!” Quello sorrise ed io uscii dalla camera, chiudendo la porta. Udii solo il vento e poi nulla più.

 

(= IL SILENZIO DELLA SOLITUDINE ED IL RITORNO ALLA REALTA’ E LA RISCOPERTA DELL’AXIA NEL MONDO =)

 

In punta di piedi entrai dopo un po’ in quella stanzetta. La finestra era chiusa. Sembrava non esserci stato nessuno! Il sole era già in una posizione tale da poterlo vedere interamente! Mi asciugai gli occhi per non far capire che avevo pianto. Mi sentivo solo! Troppo solo! Tutto quello che avevo vissuto pareva essere stato solo un sogno, ma io sapevo che era stato reale! Era evidente che avrei cominciato una nuova vita che somigliava in tutto e per tutto a quella precedente!

Mi avvicinai a Massimo, il quale, essendosi svegliato, mi vide vicino a lui. Mi disse: “Papà! Hai visto? Te l’ho detto! Non devi avere paura! Phegeus è buono!” Guardai negli occhi il mio bambino e me lo strinsi forte a me, e dandogli un bacio gli dissi: “Questo te lo manda Phegeus! Ti vuole bene il cavallino alato bianco! Sai Massimo… papà ha imparato… ha imparato di nuovo ad essere piccolo come te! Ho visto quello che vedi sempre tu! L’AXIA!” Massimo, mi baciò a sua volta e mi disse: “Lo so papà! So che hai imparato! Sei stato bravo! Lo rivedrai… non ti preoccupare!” Quelle parole mi fecero sorridere e lo abbracciai di più. Era vero! Sentivo in mio figlio la presenza di Phegeus!

 

Cristina, essendosi svegliata, e non trovandomi nel lettone con lei, venne in cameretta e mi trovò con Massimo abbracciati. Si intenerì e disse: “Come mai Giulio, così mattiniero in cameretta di Massimo?” Io la guardai, e senza indugio le dissi sorridendo: “Cristina! Ti porto i saluti di Phegeus! Lui si ricorda di te e ti vuole bene!” Quella, mi guardò con uno sguardo strano, ma poi, girandosi di scatto di spalle, corse in cucina dicendo: “Vado a preparare la colazione!” Ma la sua voce era diversa… sembrava piangere! Che si fosse ricordata di quando aveva volato anche lei? Avevo compiuto la mia prima missione! Fare ricordare a Cristina l’AXIA!

Presi Massimo, e lo portai con me in cucina.

Quel giorno avrei dovuto lavorare, ma con Massimo sulle ginocchia, cominciai a giocare con lui, mentre mia moglie preparava la colazione! Quel tavolo era pieno di giocattoli! Incominciai a giocare anch’io con lui, come un bambino! Mi accorgevo che Massimo partecipava volentieri a quei giochi. Ma poi, all’improvviso, prese quel piccolo pianoforte giocattolo. Si mise a suonarlo. Mi venne da piangere, ed anche Cristina se ne accorse. Massimo stava suonando dolci note! Erano le cinque note della fenice che avevo sentito da Nizar! Era una melodia straordinaria! Non me ne ero mai reso conto! Massimo la aveva sempre suonata ed io non me ne ero mai reso conto! Forse… solo chi ha l’AXIA può apprezzare tale meravigliosa melodia! Cristina, disse: “Te lo avevo detto… nostro figlio diventerà un’artista!” Io annuì e baciai il mio piccolo! Avevo riscoperto l’AXIA nel mondo reale, proprio come mi aveva detto Phegeus.

 

(= LA MISSIONE =)

 

Da quel giorno, la mia vita riprese normalmente. Il mio lavoro di psicologo, ora, non mi pesava! Sapevo e comprendevo! Mi rendevo conto che i miei pazienti, molto spesso, avevano bisogno solo dell’AXIA. Dovevo insegnare loro ad apprezzare anche le piccole cose! Ci sono riuscito anche molto bene! Andavo anche all’asilo di Massimo! Mi piaceva stare con i bambini e soprattutto ascoltarli! Più restavo con loro, e più riuscivo a comprendere il loro linguaggio! Loro vedevano oltre, ma io, in quell’oltre vi ero andato! Le maestre se ne accorsero e mi proposero di stare li nel mio tempo libero! Accettai! Non potevo staccarmi da quegli angeli. Facevo anche di tutto per portare l’AXIA anche agli adulti.

 

Il tempo passava… ma non rividi più Phegeus! Massimo ora ha già quindici anni! Phegeus anche a lui ha detto addio! Spero solo che non abbia sofferto per la separazione! Io, ancora di notte, mi sveglio ed ascolto. In quel silenzio sento ancora la voce del cavallino!

 

Ma oggi, ho voluto prendere carta e penna! Dovevo adempiere al mio compito lasciatomi dal cavallino bianco alato! Tutti… tutti lo devono conoscere quello che mi è successo, e che poi è successo a tutti! Ho compreso anche il dono che m’aveva fatto l’unicorno Unix! Io posso vedere oltre e descrivere quei mondi d’incanto! Ecco la mia missione! Missione di amore!

Vorrei, però che anche voi, che avete letto questa storia, la mia storia, possiate non solo vederla come una fiaba! L’AXIA è vera ed è dentro ognuno di noi! Bisogna saperla divulgarla e capirla! Bisogna vedere oltre e toccare il cielo come i bimbi!

 

Per quanto riguarda me, per ora attendo ed onoro la mia missione! Attendo che Phegeus, il cavallino bianco alato, mantenga la sua promessa e mi porti con lui, ad essere come lui! Oh! Ne sono sicuro! Lo farà!

 

TI VOGLIO BENE PHEGEUS E RESTI NEI MIEI SOGNI… OH DOLCE CAVALLINO D’AXIA! GRANDEZZA DELL’INNOCENZA! T’ASPETTO…

 

 

martedì 26 giugno 2012

 

 

 

 

 

 

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